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Microcritiche / Piccole storie nell’Ungheria di Orbàn

12 Maggio 2024
di Ghisi Grütter

UNA SPIEGAZIONE PER TUTTO – Film di Gábor Reisz. Con Gáspár Adonyi-Walsh, István Znamenák, András Rusznák, Rebeka Hatházi, Eliza Sodró, Lilla Kizlinger, Krisztina Urbanovits, Ungheria – Slovacchia 2023. Fotografia di Kristóf Becsey, musiche di András Kálmán e Gábor Reisz.

L’esame di maturità di Abel (ben interpretato da Gáspár Adonyi-Walsh) sembra quasi un pretesto per rappresentare un film corale dove troviamo varie tipologie umane: la famiglia di Abel (padre, madre) e la famiglia del Professore di storia Jakab (con moglie e due bambini). In mezzo una compagna di scuola molto brava e una giovanissima giornalista in carriera, in cerca di uno scoop.
Siamo a Budapest all’inizio dell’estate e tutto si svolge all’interno di dieci giorni. Abel deve affrontare l’interrogazione di storia all’esame di maturità. Naturalmente non ha studiato nulla e durante l‘anno ha sempre copiato i compiti da Janka (interpretata da Lilla Kizlinger), sua compagna di classe di cui è innamorato, la quale, a sua volta, è follemente innamorata del Professore Jakab (interpretato da András Rusznák) nonostante i 19 anni di differenza.
I genitori di Abel sono dei conservatori, il padre György (ben interpretato da István Znamenák) è un architetto di ottime origini sociali – “I quadri antichi sono un’eredità” racconta – ma con scarso lavoro e che preme molto sulla riuscita scolastica del figlio. Jakab invece è critico nei confronti dell’attuale governo (anche se il regista prudentemente lo mostra come un ribelle moderato), porta i capelli lunghi raccolti da un codino e la mattina presto va a correre ascoltando musica con le cuffie.
Ma Abel fa scena muta all’esame sia alla domanda relativa alla “rivoluzione industriale nell’era moderna” sia a quella sulla storia antica su chi fosse “Giulio Cesare”. Inoltre, avendo Abel distrattamente indossato il vestito indossato il 15 marzo – la festa nazionale ungherese che celebra l’inizio della Rivoluzione del 1848 contro l’impero austriaco, che portò il paese a dichiarare l’indipendenza dalla monarchia asburgica – Jakab gli chiede come mai abbia la coccarda tricolore appuntata sul bavero e neanche qui c’è una risposta. Ormai Abel è completamente bloccato e verrà bocciato, ma il suo diventa un caso di cronaca nazionale proprio per quella coccarda, grazie all’articolo scritto da Erika (interpretata da Rebeka Hatházi) su Magyar Napok (giorni ungheresi).
Un’apparente storia banale ma che ci dà l’opportunità – attraverso piccoli brani di vita, inattese solitudini, delusioni per le difficoltà burocratiche, ma anche piccole soddisfazioni – di riflettere sui rapporti sociali nelle piccola-media borghesia dell’Ungheria orbániana di oggi. Il rapporto tra Jakab, intellettuale impegnato anche politicamente, e la sua famiglia è quasi assente e la moglie non fa altro che sottolinearlo. Mentre il Professore di storia per la vicenda della coccarda sarà sicuramente licenziato, il Preside della scuola, più facile ai compromessi per la sopravvivenza, cerca una mediazione che non gli faccia perdere consensi.
Il film ha un buon ritmo e risente della conoscenza cinematografica del suo autore che in alcuni punti ricorda la Nouvelle Vague francese. Ad esempio, la dichiarazione d’amore di Janka al Professore di storia mi ha ricordato la goffa dichiarazione d’amore sul finale di “Baci rubati” di Truffaut del 1968. Alcuni critici hanno riscontrato alcune analogie anche con i film di Asghar Faharadi, dove un prima e un dopo di un piccolo evento cambia la vita dei personaggi.
Budapest, fotografata da Kristóf Becsey, si intravede bene nel film, con i suoi ponti sul Danubio, con i suoi parchi, i suoi trasporti, ma anche nei dettagli degli interni degli edifici. La musica ha un ruolo essenziale e dà importanza ad alcuni momenti con i suoi cori apparentemente sacrali.
Gábor Reisz, regista e sceneggiatore qui al suo terzo lungometraggio, è nato a Budapest nel 1980, dove ha studiato cinematografa. Il suo primo lungometraggio “For Some Inexplicable Reason” è diventato un film di successo sia in Ungheria, sia nel nei festival internazionali. Nel 2015 Reisz è stato invitato nel programma Résidence del Festival di Cannes, e ha lavorato al suo secondo film “Bad Poems”, miglior film ungherese nel 2018. “Magyarázat Mindenre”, titolo originale, è del 2023 e Reisz e ne ha anche scritto la sceneggiatura con Éva Schulze. È stato presentato in anteprima all’80ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove ha vinto il Premio Orizzonti per il miglior film.

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