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Microcritiche / Un passato coreano a New York

6 Marzo 2024
di Ghisi Grütter

PAST LIVES – FILM di Celine Song. Con Greta Lee, Teo Yoo, John Magaro, Moon Seung-ah, Seung Min Yim, Ji Hye Yoon, Won Young Choi, Ahn Min-young, Seo Yeon-woo, USA 2023.

Past Lives”, opera prima di Celine Song, è un film sulle identità culturali, ma anche sulla perdita della spensieratezza infantile e sull’avvicendarsi del tempo. La regista è nata in Corea del Sud, ma poi era emigrata con la famiglia in Canada ed è residente da tempo a New York, negli Stati Uniti, dov’è diventata una accreditata commediografa. Il suo primo film prende spunto proprio dalla sua esperienza di vita.
Una storia di amicizia nata tra i banchi di scuola diventa simbolo di modi di essere diversi e racchiude tante connotazioni in sé legate alla speranza, al cambiamento, ma anche alla tradizione.
Na Young/Nora (interpretata da Greta Lee) fin da piccola è una bambina ambiziosa e determinata, abituata ad essere la prima della classe, che da Seoul si trasferisce con la famiglia a vivere in America. Ama scrivere e vuole diventare una famosa scrittrice – vorrebbe vincere premi prestigiosi come il Pulitzer e il Nobel dichiara al suo amichetto. La madre le dice che «Per ogni cosa che si perde se ne conquista una nuova» e parte con la famiglia, piena di speranze nel nuovo mondo: questo è il suo “sogno americano”.
Hae Sung (interpretato da Teo Yoo) è un ragazzo più legato alla sua tradizione (“un coreano coreano”) che nasconde l’amore, forse anche a se stesso, dietro un sentimento di amicizia. Passano dodici anni da quando lei parte e i due restano in contatto via webcam e poi per altri dodici non si scriveranno neanche più, su esplicita richiesta di lei che vuole concentrarsi sul suo presente. Entrambi serbano vivo il ricordo dell’altro forse ormai idealizzato, caricato di simboli e di nostalgia. Ma quando finalmente si incontreranno di nuovo si domanderanno come sarebbe cambiata la loro vita se lei non fosse partita? Sarebbero stati insieme? Si sarebbero sposati e avuto figli oppure le loro vite si sarebbero comunque disunite e persi di vista?
Na Young/Nora, nonostante sia coreana, sembra aver aderito appieno alla vita newyorkese; ha sposato Arthur (interpretato da John Magaro), un giovane scrittore ebreo anche per ottenere la green card … che sembra abbia solo anticipato la decisione. Ha con lui quindi molte affinità nella lettura, nella scrittura, nel modo di vivere in quella New York che sembra essere il “luogo delle occasioni” per antonomasia. Vivono all’East Village in un piccolo appartamento e seguono gli eventi letterari di questa grande città.
Hae Sung si era fidanzato ma ha interrotto momentaneamente il rapporto, sembrerebbe che stesse diventando un vero fidanzamento ma che ci fossero poche risorse economiche per farlo funzionare, o almeno lui la racconta così… ma non sarà che un amore mai consumato, vissuto nel silenzio, un rapporto, desiderato più che vissuto, abbia troppo spazio nel cuore di Hae Sung e a questo punto va a cercarla che per fare chiarezza anche a se stesso: vola a New York per pochi giorni solo per incontrarla.
Lui è molto orientato verso la cultura orientale, lo è sempre stato: da giovane voleva andare in Cina a studiare il mandarino. Crede nel destino che fa incontrare le persone, anche nelle vite future. «In questa vita, tu e Arthur avete gli ottomila strati di inyeon» necessari per stare insieme, dice Hae Sung a Nora.
Il ritmo del film è molto lento e in alcuni punti può anche risultare noioso, ma la seconda parte del film è sicuramente migliore e più intensa: ci appaga la vista di una splendida New York che lei mostra a un Hae Sung un po’ distratto e poco interessato ai luoghi.
Una figura interessante ma che, a mio avviso, meritava un approfondimento psicologico, è quella di Arthur che, invece di esprimere gelosia per il passato di lei, vuole conoscere, sapere e capire e si ritrova a passare una lunga serata a tre dove, se non altro per la lingua, viene estromesso dalla maggior parte dei dialoghi.
Il film si apre nel presente a notte inoltrata in un bar newyorkese dove sono i tre protagonisti con i commenti fuori-campo di ipotetici avventori e prosegue tutto in un lungo flashback fino a ricongiungersi nel finale.

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