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Microcritiche / Educare per controllare o per liberare?

13 Marzo 2024
di Ghisi Grütter

LA SALA DEI PROFESSORI – Film di Ilker Çatak. Con Leonie Benesch, Leonard Stettnisch, Michael Klammer, Rafael Stachowiak, Anne-Katrin Gummich, Eva Löbau, Katinka Auberger, Sarah Bauerett, Germania 2023. Sceneggiatura di Ilker Çatak e Johannes Duncher, colonna sonora di Marvin Miller.

Das Leherzimmer”, titolo in originale, fotografa con la dovuta espressività lo stato di un’istituzione in grande crisi. Le battaglie fatte a suo tempo nel secolo scorso con l’obiettivo di partecipazione decisionale democratica all’interno dell’istituzione scolastica sembrano, da un lato, ritorcersi contro, dall’altra non sufficienti a contrastare il metodo inquisitorio e non permissivo dello stesso ordinamento scolastico.
Il cinema ha messo in scena la scuola molte volte: ogni volta contrappone chi vuole educare per controllare qualcuno e chi vuole farlo per liberarlo. Ognuno di noi ha avuto dei modelli cui appassionarsi o rifiutare, uno per tutti basti pensare al Professor Keating di “L’attimo fuggente” diretto da Peter Weir nel 1989. Qui nel film del regista Ilker Çatak non si sa bene chi abbia ragione, notavamo con la mia compagna di cinema come ogni singolo personaggio coinvolto nella vicenda avesse comunque sbagliato.
Carla Nowack (bene interpretata da Leonie Benesch) è al suo primo incarico di insegnamento in una scuola media. Di origine polacca si è formata in Germania in matematica ed educazione fisica. Piena di entusiasmo prende molto seriamente il suo ruolo e ogni alunno ha diritto alla sua attenzione. È critica nei confronti dei metodi repressivi (“tolleranza zero”) della scuola e cerca un insegnamento basato su modi “diversi”, inclusivi e partecipativi.
Quando, nella scuola avvengono dei piccoli furtarelli, lei non può fare a meno di indagare in maniera autonoma per proteggere un ragazzino cui si attribuiscono immeritate colpe (guarda caso un immigrato). L’inizio del conflitto sembra essere proprio un piccolo consiglio disciplinare – nel quale sono chiamati anche due rappresentanti di classe – per scoprire le responsabilità e i colleghi convincono gli studenti a dire a mezza bocca chi siano i colpevoli. Come fare a educare i ragazzi alla giustizia e alla legalità quando gli stessi adulti sono in contrasto?
Senza voler fare spoiling, si può dire che a un certo punto il suo buon rapporto con i ragazzi si incrina, il giornalino scolastico le fa un’intervista riportando una diversa versione, il collegio dei docenti diventa un processo alle intenzioni e nel consiglio di classe i genitori si schierano contro di lei.
Dal livello educativo si passa a quello sociale, dal sociale a quello giuridico, ci si perde in una serie episodi ed è sempre più difficile recuperare quella tranquillità necessaria per occuparsi della formazione dei giovani. Carla Nowack, in tal modo, resta priva della fiducia collettiva della classe e della scuola e arriva a proporre lei stessa di essere trasferita per salvare un ragazzo intelligente e bravo (ben interpretato da Leonard Stettnisch) sul quale sembrava si fossero concentrate, incomprensioni, ingiustizie e punizioni esemplari. Niente di meno educativo!
Il film è condotto bene dal regista di origine turca, come un thriller ci fa vivere in una continua suspence, forse solo il finale non è allo stesso livello di tutto il resto. Il film è stato selezionato per rappresentare la Germania agli Oscar 2024.
Das Leherzimmer” è un film che fa riflettere sul senso e sul ruolo della formazione, sui modi e metodi dell’insegnamento, non tanto sul know-how quanto su quello umano. La scuola rappresenta un microcosmo che riflette, purtroppo, quello che oggi sta diventando l’Europa: poco accogliente, gerarchica, chiusa e repressiva.

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