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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Il dolore è uguale per tutti

6 Marzo 2024
di Fuvia Bandoli

Una immagine da Gaza

Il 24 e il 25 Febbraio a Roma si e’ svolto un incontro sul tema “L’oscena passione per la guerra” promosso da Alessandra Bocchetti e Franca Chiaromonte. Molte le femministe presenti da tutta Italia. Pubblichiamo l’intervento di Fulvia Bandoli, uscito anche sul sito del Crs (Centro per la riforma dello Stato)

Finalmente una sede nella quale discutere di Guerra e di Pace sforzandosi di ascoltare tutte le ragioni o i torti e comunque tutte le posizioni per quanto diverse possano essere.
Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina e da due anni la guerra e’ diventata argomento quotidiano e ancora di piu’ quando si e’ aggiunto il brutale attentato di Hamas contro 1400 civili e la sicurezza di Israele e a questo e’ seguita la risposta spropositata e inaccettabile del governo Israeliano che ha spazzato via 30.000 esseri umani e raso al suolo due terzi di Gaza in 5 mesi, mi sono riletta spesso, per sollevarmi dallo sconforto,lo scritto cosi significativo e profondo della storica femminista Anna Bravo.
Nel suo libro “La Conta dei salvati” scrive : “E’ un’ idea malsana che quando c’e’ guerra c’e’ storia , quando c’e’ pace no. Il sangue risparmiato fa storia come il sangue versato.Si parla e si scrive molto di guerre, di eccidi e di violenze. È il racconto del sangue versato. Ma non saremmo qui se qualcuno non avesse lavorato per risparmiare il sangue.Come quei soldati della Grande guerra che concordavano tregue fra le trincee opposte. Popoli che misero in salvo i loro concittadini ebrei o che nascosero e protessero migliaia di militari sbandati o di prigionieri di guerra. Diplomazie e Governi che hanno tramato la Pace, non sempre la guerra.” In queste poche righe la sostanza di cio’ che io penso di ogni guerra che sia scoppiata dopo la seconda guerra mondiale e dopo che molti paesi sono entrati in possesso dell’arma atomica.Elemento quest’ultimo che ha cambiato in radice la natura di ogni conflitto armato perche’ ogni guerra puo’ diventare micidiale e distruttiva per il mondo intero.
Se non si e’ stati capaci di impedire che scoppi una guerra,per come la vedo io, si dovrebbe,subito dopo, fare di tutto perche’ finisca al piu’ presto.Questo non significa negare il diritto di difesa agli aggrediti,le due cose possono stare insieme. Difendersi, ma cercare anche strade che aprano spiragli e trattative su come far cessare il fuoco e terminare una guerra. Dovrebbero farlo le sedi internazionalindi mediazione, i paesi piu’ potenti ma soprattutto gli altri popoli.
Venti anni fa il “popolo della Pace” era diventato una grande potenza e un interlocutore mondiale. Cosi come il grande movimento contro l’Apartheid contribui alla liberazione di Mandela e del SudAfrica, aprendo un percorso di riconciliazione nazionale molto significativo. Io sento, vedo e leggo che molte donne e molti gruppi femministi restano ancorati a quelle pratiche, ma vedo anche che per molti le parole pace, disarmo,trattativa, diplomazia, obiezione di coscienza, diserzione sono diventate impronunciabili quando non addirittura un modo di “intendersela con il nemico”. Queste parole sono usate solo da gruppi di donne in Russia, dalle madri dei soldati, o dalle donne Ucraine, e dai gruppi pacifisti che ancora provano a far sentire la loro voce sia in Israele sia in Palestina. Per dirla ancora piu’ chiaramente oggi le guerre in corso, per molti, non vanno fermate come io penso, ma combattute sino all’annientamento totale del nemico di turno, mettendo in secondo piano le decine di migliaia di vite umane perse, di civili e militari, i territori devastati per decenni, i tanti animali uccisi.
So bene che e’ difficile vedere i torti ma anche le ragioni di ogni contendente. E uscire fuori dagli schemi della guerra fredda che molte e molti ancora utilizzano. Eppure io credo che questo vada fatto. La domanda e’ semplice : possiamo dividerci su una strage di essere umani? Sia stata in passato a Beslan o a Srebrenica o sia come l’anno scorso a Bucha e Mariupol, o sia a Gaza come negli ultimi 5 mesi? Il dolore e’ uguale per tutti. Nominarne solo una parte mi pare impossibile.
Io naturalmente come tante di voi non ho risposte definitive, piuttosto penso a pratiche da mettere in atto insieme, noi e altre e altri.Partendo da una constatazione che resta vera decennio dopo decennio. La guerra non e’ e non puo’ essere lo strumento di regolazione dei conflitti. E il riarmo generalizzato di tutti i paesi del mondo e’ il peggior segnale che i governi potessero decidere di dare.
Credo che si possano intanto dire alcune cose insieme, in varie forme pubbliche: che cessi ogni fuoco, che vengano liberati tutti gli ostaggi e i prigionieri e i dissidenti politici, che cessino gli stupri di donne, che ogni occupante si ritiri dalle terre occupate e non sue, che vengano ricostruiti i paesi e le case distrutte, le scuole e gli Ospedali, che non si incrementino ancora le spese per armamenti.
Ho letto frasi nei giorni scorsi su alcuni giornali nazionali attribuite ad alcuni esponenti politici e osservatori: “L’unica cosa che dobbiamo fare e’ armare l’Ucraina fino ai denti perché sconfigga definitivamente la Russia, perché l’Ucraina sta combattendo per tutti noi e sta difendendo tutti noi”. Il destino dell’Europa sarebbe dunque nelle mani di questo piccolo popolo, con un esercito neppure tanto forte? Non scherziamo. Tirando all’estremo questo ragionamento,se dopo avere armato l’Ucraina fino ai denti non dovesse farcela,cosa faremo? Ci resterebbe solo la terza Guerra Mondiale. E quella coinvolgerà tutte e tutti e l’esito sarebbe un disastro per il Pianeta e per tanti popoli.
Una eventualita’ che ogni donna deve tentare di scongiurare.

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