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Microcritiche / Non perdetevi il perfetto Wenders

8 Gennaio 2024
di Ghisi Grütter

PERFECT DAYS – Film di Wim Wenders. Con Koji Yakusho, Tokio Emoti, Arisa Nahano, Yumi Aso, Giappone e Germania 2023 Fotografia di Franz Lustig.

Perfect days” è un poetico film zen, ma è anche uno molto wendersiano. Questo regista è da sempre un cantore delle città e il suo protagonista percorre tutto il tessuto urbano a bordo di un furgone (talvolta in bici nei momenti di svago); è un uomo solo e la sua unica compagnia è la musica in macchina, radio o cassetta che sia. Così come avevano fatto molti protagonisti delle sue precedenti pellicole. In quest’ultima (fiction e non documentario) Wim Wenders sembra ricongiungersi con i suoi primi film, come nella Trilogia della Strada del 1974/76 o come in “Lisbon Story” del 1994. In qualche film il protagonista era accompagnato per un tratto da una ragazzina abbandonata dalla madre come Felix da Alice – in “Alice nelle città” del 1973 – o come Paul, vecchio reduce del Vietnam, che raccoglie Lana, una nipote in fuga, in “Land of Plenty” del 2004.
La cultura orientale e quella occidentale si fondono nella vita solitaria di Hirayama (lo stesso nome del protagonista de “Il gusto del sakè” di Ozu del 1962), un sessantenne che vive a Tokyo da solo, facendo le pulizie nelle toilettes pubbliche della città. Anche qui, per un breve periodo, gli terrà compagnia Niko, la figlia della sorella, che scappata di casa si rifugia nella casa di questo zio “diverso”, tollerante e pacato.
La differenza sostanziale tra il protagonista di “Perfect days” e quelli descritti da Wenders nei film passati è che Hirayama è un uomo che vive in pace con se stesso, al contrario di quelli precedenti sempre in cerca di qualcosa, inquieti e insoddisfatti. Hirayama è sereno, ha dimenticato le sofferenze giovanili, fa il suo lavoro in modo attento e scrupoloso, ascolta musiche degli anni ’70 e ’80 e la sera legge romanzi europei o americani. Non a caso il titolo del film è una canzone di Lou Reed e le musiche che lui ascolta sono anche di Otis Reeding, di Patti Smith, degli Animals.
Il suo giovane e irrequieto collega gli chiede: «Che schifo di mondo è, se senza soldi non puoi nemmeno amare?», ma Hirayama non gli risponde, osserva e con la sua Olympus fotografa gli alberi nei parchi dove si ferma a mangiare un panino, e le persone che incontra ogni giorno, e sorride. È particolarmente attratto da ciò che in giapponese si chiama komorebi, la luce che filtra tra le foglie degli alberi e, quindi, anche dalle ombre.
La sua vita è una routine scandita da piccoli rituali: la sveglia suona sempre alla stessa ora, quindi si rifà il letto (il futon sul tatami), si spunta i baffi con le forbicine, innaffia le piante, beve sempre la stessa bibita presa dalla macchinetta. Dopo una lunga giornata di lavoro va in un sentō (i diffusi bagni pubblici giapponesi) a rilassarsi e a togliersi di dosso lo sporco della giornata. Così afferma il regista in un’intervista: «…ogni cosa e ogni persona sono uniche, ogni momento accade una volta sola, e quelle di tutti i giorni sono le uniche storie eterne».
Wim Wenders, che ha scritto la sceneggiatura assieme a Takuma Takasaki, ha posto particolare attenzione alle architetture. Le toilettes sono oggetti di design contemporaneo elaborati da architetti famosi come Tadao Ando, Toyo Ito, Kengo Kuma e altri all’interno del progetto The Tokyo Toilet, lanciato nel 2020 per ridare il giusto posto a questi servizi pubblici estremamente necessari. Alcuni sono hi-tech come quelli tutti trasparenti il cui vetro si opacizza ogni volta che vi entra una persona. Ma in “Perfect days” sono rappresentati anche i grattacieli e specialmente le grandi arterie urbane a più livelli, viste nei percorsi che il protagonista fa nei suoi spostamenti tra una toilette e l’altra.
Wenders ha sempre amato il Giappone. Nel 1985 ha girato il documentario Tokyo-Ga dedicato al famoso regista Yasujirō Ozu. Così racconta: «Se non sentissi affinità con un luogo, sia esso una città o un paesaggio, non potrei mai fotografarlo né prendere in considerazione l’idea di girarvi la scena di un film…i luoghi sono importanti quanto le persone: a volte persino più importanti». Ogni luogo per lui racchiude una storia che una volta è accaduta o che accadrà e che attende solo di essere narrata.
Oltre ad essere un regista particolarmente sensibile e attratto dalle realtà urbane, Wenders è anche un fotografo. In un’intervista sostiene: «Una strada, una fila di case, una montagna, un ponte, un fiume sono per me qualcosa di più di un semplice sfondo. Essi possiedono, infatti, una storia, una personalità, un’identità che deve essere presa sul serio; influenzano il carattere degli uomini che vivono in quell’ambiente, evocano un’atmosfera, un sentimento del tempo, una particolare emozione»
Perfect days” è il film candidato agli Oscar 2024 per il Giappone e il suo straordinario interprete Koji Yakusho ha già vinto a Cannes il premio come migliore attore. È un film da non perdere.

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