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Microcritiche / Che spettacolo di imperatore

6 Dicembre 2023
di Ghisi Grütter

NAPOLEON – Film di Ridley Scott. Con Joaquin Phoenix, Vanessa Kirby, Tahar Rahim, John Hollingworth, Youssef Kerkour, Davide Tucci, Edouard Philipponnat, Ludivine Sagnier, Matthew Needham, Ruper Everett, Mark Bonnar, Paul Rhyse, Ben Miles, Hannah Flynn, Ryn Mann, USA e Gran Bretagna 2023. Musiche Martin Phipps, fotografia di Darius Wolski.

Sembra che il regista Ridley Scott ami più lo spettacolo che il realismo. Predilige, in particolare i film storici coadiuvandosi con la computer graphica. Nei suoi film fa grande uso dei simboli di potere e ama tratteggiare le persone che ne subiscono maggiormente l’attrazione.
Mi sembra che in “Napoleon” si riscontrino due elementi conduttori: il composito rapporto con la moglie Giuseppina di Beauharnais, e la sua genialità da stratega nelle grandi battaglie di cui Scott riempie lo schermo. Da un lato il film è storicamente semplicistico, dall’altra ci propone una figura tormentata, più vicina a tanti anti-eroi della letteratura americana (ricordate Rip van Vinkle di Washinton Irving del 1919?) di quanto si possa immaginare sia la personalità di un autocrate.
Così Scott “umanizza” le figure dei dittatori, dei potenti, specialmente di quelli che ci arrivano dalla porta di servizio. Napoleone, infatti, aveva un’origine modesta, veniva da una famiglia corsa ed era di modi rozzi e sbrigativi. Veniva apostrofato come un “delinquente corso”. Joaquin Phoenix che interpreta Napoleone, del resto, con Ridley Scott era già stato Commodo ne “Il Gladiatore” dove non era stimato neanche del padre Marco Aurelio. Gli attori sono tutti molto bravi: Joaquin Phoenix riesce a trasmettere emozioni nonostante cerchi di non farle trapelare; molto brava è Vanessa Kirby in Giuseppina, che appare come una figura da approfondire per le sue molteplicità. Scene e locations stupende, costumi impeccabili, molti sono i riferimenti pittorici (Théodore Géricault , Antoine-Jean Gros, Jacques-Louis David), ma ciononostante il film non convince del tutto.
Partendo dal 1789 – dall’ascesa al declino – il regista seleziona alcune battaglie rispetto ad altre: le grandi vittorie di Tolone e di Austerliz, la campagna di Russia e infine la sconfitta di Waterloo. Per fare un esempio Abel Gance nel suo “Napoleon” del 1927 in cinque ore e trenta minuti terminava il film con la campagna d’Italia, qui appena accennata.
Napoleon verrà passato in qualche piattaforma nella sua interezza delle 4 ore – in effetti il film sintetizza in uno i tre diversi preparati da Ridley Scott – dove non credo ci saranno maggiori approfondimenti psicologici del personaggio ma, magari qualche campagna in più che non ha trovato posto nelle due ore e trenta del film in sala.
La figura di Napoleone Bonaparte ha affascinato vari registi per decenni ed è stato una sorta di ossessione/delusione di Stanley Kubrick, che ne voleva fare un grande film, purtroppo non è stato mai realizzato (il progetto con Jack Nicholson nelle vesti del generale-imperatore è abortito). Abbiamo visto vari grandi attori interpretarlo: da Marlon Brando – in “Desirée” del 1954 di Henry Coster – a Charles Boyer – in “Maria Walewska” del 1937 di Clarence Brown e Gustav Machaty -, ma anche più recentemente da Daniel Auteiul – in “N(io e Napoleone)” del 2006 di Paolo Virzì: tutti attori dotati di grande fascino sulle donne. Il Napoleone di Ridley Scott è l’unico volutamente anti-erotico.
In una intervista al regista su “The Times”, gli fu chiesto spiegazioni sulla scena dove l’esercito di Napoleone aveva colpito con i cannoni le piramidi Egizie di Giza, risponse: «I don’t know if he did that, but it was a fast way of saying he took Egypt» (Non so se lo abbia fatto, ma mi sembrava un modo veloce per mostrare che lui avesse conquistato l’Egitto).
Nonostante il lato bellico così preponderante durante l’impero napoleonico, penso a quante cose siano state fatte a livello urbano dallo stesso Napoleone: ad esempio firmò il primo decreto contro l’inquinamento industriale nel 1810 e incentivò lo sviluppo di servizi sociali come l’istruzione e gli ospedali pubblici. Il Consolato e il Primo Impero videro nascere la città moderna, che richiedeva pianificazione e intervento pubblico per il bene collettivo. Aprì la strada al fratello minore Luigi: dall’igiene alle strade, e al figlio di lui Napoleone III, sotto il quale nascerà l’urbanistica moderna e Parigi subirà le trasformazioni dei Grand Travaux….ma tutto questo è un altro film….

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