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Microcritiche / Lotta di classe in crociera

4 Novembre 2022
di Ghisi Grütter

TRIANGLE OF SADNESS – Film di Ruben Östlund. Con Harris Dickinson, Charlbi Dean, Woody Harrelson, Dolly De Leon, Zlatko Buric, Vicki Berlin, Henrick Dorsin, Dolly De

Ruben Östlund è un regista svedese del 1974 che ha studiato cinema alla scuola di Göteberg e ha iniziato filmando video sciistici. Con i suoi tre ultimi film ha vinto tre primi: nel 2014 alla sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes con “Forza Maggiore”, forse il suo film più bello. Successivamente ha ottenuto due volte la Palma d’oro, sempre a Cannes nel 2017 con “The Square” e nel 2022 con quest’ultimo “Triangle of Sadness”.
Östlund è un regista sempre molto duro nel criticare la società borghese, i suoi simboli e i suoi miti, che siano il mondo dell’arte, dello sport, della moda, e tutto ciò che produce ricchezza e potere.
The Square” costituisce una sorta di “j’accuse” contro la società attuale e può essere considerato una satira della civilissima Svezia, imputata di diseguaglianze sociali; il film parla del senso di colpa, accusa l’arte di essere troppo lontana dalle problematiche reali e critica, in particolare, tutti coloro che vivono attorno al mondo dell’arte: curatori di mostre, direttori di Musei, art director, esperti di visual communication senza scrupoli, e anche tutti gli intellettuali che sciorinano fiumi di parole costruendo concetti ai più incomprensibili. Il tutto è raccontato con molto garbo e ironia.
In “Forza Maggiore”, invece, il regista narra – con attenzione al dettaglio e con un design scandinavo minimalista – il dramma di un uomo abituato a essere il forte e coraggioso solving problems, che di fronte all’evento inaspettato di una valanga scappa via pensando di mettersi in salvo dimenticandosi completamente della moglie e dei figli. La sua crisi, e di conseguenza quella della coppia, sarà dovuta al non sentirsi all’altezza della situazione.
Triangle of Sadness” è una grande metafora del sociale dove Östlund carica molto il lato grottesco creando situazioni paradossali. In conferenza stampa ha aggiunto che solo in fase di montaggio si è reso conto che questo film era l’ultimo di una trilogia sulla mascolinità.
Il film è diviso in tre scene e presenta molte trovate divertenti, ma a mio avviso, nella seconda parte, il regista si è fatto prendere un po’ troppo la mano nel caricare di eccessi gli eventi che si succedono durante la tempesta in mare.
Nella prima scena vengono presentati i due protagonisti: Yaya e Carl (interpretati da Charlbi Dean, morta prematuramente, e Harris Dickinson) sono una coppia di giovani molto attuali, lei è un’influencer e lui fa il modello, lei ama molto scherzare mentre lui è geloso e pignolo. Questa prima parte è descritta con ironia e rigore minimalista, una presa in giro del mondo della moda, dove scopriamo il significato del titolo: triangle of sadness è la zona delle sopracciglia che i modelli usano per esprimere le “emozioni” durante le sessioni fotografiche. Apparire, dunque, versus essere.
Nella seconda scena il regista cambia tono: Yaya e Carl hanno ottenuto, grazie al successo della presenza sui social networks, un viaggio in crociera alle Bermuda in un lussuoso yacht – a tale scopo è stato utilizzato il celeberrimo “Christina O” appartenuto ad Aristotile Onassis – dove incontreranno tutta una serie di coppie bizzarre. Le figure sono delle caricature – o meglio delle “maschere al vetriolo” – descritte nel loro essere molto fisiche e “corporali” tra problemi intestinali e disturbi da mal di mare, e che a me hanno evocato un po’ lo stile del regista greco Yorgos Lanthimos. Cito solo due coppie: il capitalista russo (interpretato da Zlatko Buric, l’indimenticabile Milo della trilogia di “Pusher” del regista danese Nicolas Winding Refn) e sua moglie, arricchitisi vendendo escrementi per concime, e l’anziano fabbricante di bombe a mano, con la moglie. Tra bagni in piscina, Rolex, Piaget, collier costosissimi, ostriche, caviale e, ovviamente, champagne. Divertente è la figura del capitano della nave (interpretato da Woody Harrelson), un americano etilista e marxista, che nonostante il cibo di lusso, mangia solo hamburger e patatine fritte.
Dopo la tempesta, nella terza e ultima scena è descritto il naufragio dei superstiti sull’isola. Qui è racchiusa la morale del film. I ricchi abituati all’ozio non sanno sopravvivere e l’unica donna che si è salvata tra i servitori Abigail (interpretata da Dolly De Leon), l’addetta alle pulizie dei cessi, avrà in mano la situazione, a classi invertite. Ci sarà la dittatura del proletariato?

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