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Microcritiche / Se giogioneggia il regista (Sean Penn)

7 Aprile 2022
di Ghisi Grütter

UNA VITA IN FUGA – Film di Sean Penn. Con Sean Penn, Dylan Penn, Josh Brolin, Nobert Leo Butz, Dale Dickey, Hopper Penn, James Russo, Bailey Noble, Katheryn Winnick, Eddie Marsan, USA 2021. Musica di Joseph Vitarelli con brani inediti di Eddie Vedder, Cat Power e Glen Hansard.

Sean Penn è un attore che amo molto anche se, come altri bravissimi attori americani tende ad essere un po’ gigione, come ad esempio Jack Nicolson o Gena Rowlands. Se ben diretto Sean Penn è strepitoso e ha vinto parecchi premi tra cui due Oscar come migliore attore protagonista per “Mystic River” nel 2004 (oltre al Golden Globe per lo stesso ruolo) e per “Milk” nel 2009 e due Coppe Volpi, una per “Bugie, baci, bambole & bastardi” nel 1998 e l’altra per “21 grammi” del 2003.
Come regista invece ha girato otto lungometraggi (compreso l’ultimo recentissimo in Ucraina) di cui il migliore è stato senza dubbio “Into the wild” del 2007 (premiato ai Golden Globes). Tale film è una celebrazione della libertà che racconta la vera storia di Christopher McCandless, un ragazzo che rinuncia a tutti i suoi beni materiali per immergersi nella natura selvaggia dell’Alaska.
Purtroppo le sue altre regie non hanno avuto lo stesso successo. Nel 2016 Penn porta in concorso a Cannes il suo “The Last Face”, la storia d’amore tra Charlize Theron e Javier Bardem nei panni di due medici umanitari impegnati in Africa. Nonostante gli attori di richiamo fu un insuccesso clamoroso.
Dopo cinque anni, durante i quali aveva svolto solo attività attoriali (l’ultimo in “Liquorice Pizza”), Penn ci ha riprovato a dirigere un film ma, a mio avviso, “Una vita in fuga” è un film insoddisfacente.
Presentato al 74mo festival di Cannes, “Flag Day”, il titolo originale, è tratto da una storia vera e racconta il difficile rapporto tra una figlia (Jennifer intrepretata dalla sua vera figlia Dylan Penn) e suo padre John (lo stesso Sean Penn) un uomo seduttivo ma criminale, affettuoso ma patologicamente bugiardo.
Infatti Jennifer Vogel, giornalista del Minnesota, aveva scritto nel 2005 il libro autobiografico dal titolo Flim-Flam Man: The True Story Of My Father’s Counterfeit Life in cui narrava le avventure (e disavventure) di suo padre tra gli anni ’70 e 90 del secolo scorso. Assieme a Jez Butterwoeth Jennifer Vogel, ha curato anche la sceneggiatura del film di Sean Penn.
John Voegl era nato il “giorno della bandiera” ed era un “maremoto” – come afferma sua moglie Patty (interpretata da Katheryn Winnick). Era un sognatore sempre pieno di iniziative, convinto che il 16 luglio la nazione festeggiasse il suo compleanno. Pieno di ingegno e di talento, oltre alle manie di grandezza, ha sempre male incanalato le sue abilità, entrando e uscendo dalla vita della famiglia: una moglie giovane innamorata, Patty, che a causa sua diventerà etilista, Jennifer che passerà un periodo di droga e il piccolo Nick (interpretato dal figlio Hopper Penn) che rimarrà estremamente sensibile.
Il film si svolge nel Nord degli Stati Uniti, prevalentemente nel Minnesota, tra i panorami dei grandi laghi e dei paesaggi rurali, in un periodo in cui era ancora molto forte il mito dell’America, eterno luogo delle opportunità.
Tornando alla prestazione di Sean Penn come regista posso dire che quell’istrionismo che nella recitazione può essere anche accettato non può essere tollerato, invece nella regia. In alcuni punti il film è eccessivamente oleografico, nei controluce, nei crepuscoli incantati, nei profili sfumati e nei primi piani, tutto girato su pellicola 16mm con obiettivi vintage.
Il film inizia con la fine ed è tutto in flash back narrato con la voice over di Jennifer. Le immagini a rallenty di lei bambina, l’attore-regista le fa rivedere molte volte, ogni qualvolta che lei prova tenerezza nei confronti di suo padre, nonostante sembri essere un colossale fallimento umano.
Non sempre gli attori riescono in altri ruoli – fatto salvo il caso di Clint Eastwood che credo sia addirittura più bravo come regista che come attore. Di Sean Penn apprezziamo comunque, oltre alla sua abilità recitativa, il suo appassionato impegno politico e sociale e il suo sostegno al mondo della diversità.

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