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Microcritiche / I turbamenti della giovane Julie nel fascino di Oslo

4 Dicembre 2021
di Ghisi Grütter

LA PERSONA PEGGIORE DEL MONDO – Film di Joachim Trier. Con Renate Reinsve, Anders Danielse, Herbert Nordrum, Hans Olav Brenner, Helene Bjørnebye, Norvegia 2021. Musica di Ola Fløttum, fotografia di Kasper Tuxen, scenografia di Roger Rosenberg. Sceneggiatura del regista con Eskil Vogt.

“La persona peggiore del mondo” può rientrare nel genere di romanzo sentimentale e descrive molto bene i turbamenti di Julie, una giovane trentenne in cerca di identità, interpretata magistralmente da Renate Reinsve. Julie vuole trovare una sua strada di autenticità, ma non vuole cedere alle regole e convenzioni: sua madre, sua nonna, la sua bisnonna e la sua trisavola, alla sua stessa età, erano già madri e hanno finito – vedove o abbandonate – a dover tirare su da sole i propri figli. E a morire giovani. Il padre di Julie abbandonò sua madre molti anni prima e si ricostruì subito un’altra famiglia e un’altra figlia, mentre con lei difficilmente si fa vivo e dimentica perfino i suoi compleanni.
Nello spazio di quattro anni Julie passa da essere una ragazzina irrequieta a una ragazza inquieta. Prova a studiare presso la facoltà di Medicina ma decide che è più interessata alla mente che non al corpo. Inizia a fare fotografie, prende lezioni, poi si metterà a scrivere… finirà per lavorare come commessa in un negozio di libri (temporaneamente?).
Il film è articolato in 12 capitoli – piccoli frammenti della vita di Julie – con un Prologo e un Epilogo che ritmano bene le vicende e alleggeriscono il film. Nel Prologo Julie ha vari flirt con ragazzi diversi, prende fuoco facilmente – specie dopo qualche bicchiere di vino – ma non trova nessuno con cui avere una vera relazione. Finché non incontra Aksel (interpretato dal bravo Anders Danielse), un graphic novelist un po’ più grande di lei con cui nasce l’amore. Va a vivere da lui ma dopo qualche tempo scoprirà che, mentre Aksel, a 44 o 45 anni, vorrebbe formare una famiglia e desidera soprattutto dei figli, lei non si sente pronta: è ancora alla ricerca di se stessa e di cosa voglia fare da grande e la presenza di lui, dandole sicurezza, fa si che lei rimandi sempre di più il momento di affrontare il problema.
Ma Julie ricadrà nell’iterazione e si trova un altro fidanzato (interpretato da Herbert Nordrum) con cui andrà a vivere. All’inizio tutte le storie sono divertenti e sembrano un gioco, ma alla resa dei conti l’incontro casuale non la aiuta affatto nella sua crescita. Comunque bellissima è la scena di seduzione del “corteggio senza adulterio”, alla festa dove Julie si imbuca senza alcun pudore, che, a mio avviso, resterà negli annali del cinema.
Joachim Trier è un regista nato a Copenhagen nel 1974, al suo quinto lungometraggio. Risente fortemente della scuola danese di cinematografia (sua madre era regista ed aveva avuto una lunga relazione con Lars von Trier) nello stare addosso agli attori con primi piani ossessivi, nell’ironia su una classe borghese perbenista per la quale il sesso è ancora, o di nuovo, un tabù, sui movimenti post femministi schematizzati nelle esponenti MeToo che criticano il fumetto più famoso del protagonista tacciandolo di sessismo. Naturalmente Trier nel descrivere le inquietudini amorose si rifà al cinema della Nouvelle Vague francese (tutti i film di Truffaut in primis) o anche ai film inglesi degli anni ’60 (“Alle 4 del mattino” del 1965, “Morgan, matto da legare” 1966), infatti questo film piace molto ai critici e ai vecchi cinéphiles.
Trier aveva esordito sul grande schermo con “Reprise” (2006) per il quale aveva ricevuto vari riconoscimenti e con la seconda opera, “Oslo, August 31st” (2011), aveva vinto nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes. Nel 2014 a Cannes è stato membro della Giuria per la sezione Cinéfondation e Cortometraggi e l’anno seguente è stato in Concorso per la Palma d’Oro con “Louder Than Bombs” (“Segreti di famiglia”) (2015), il suo primo film in lingua inglese: un ritratto di famiglia che riflette sulle relazioni umane. “La persona peggiore del mondo” è stato presentato al festival di Cannes 2021 dove l’attrice Renate Reinsve ha vinto il premio come miglior interprete femminile.
Il film è un inno a Oslo, una città contemporanea in continua evoluzione che non ha subito crisi, morfologicamente di grande fascino – ancor più per chi viene da zone piatte come il regista danese. È una città attenta all’ecologia dove i mezzi di trasporto pubblici sono tram e metro. Al di là delle varie e fantastiche viste urbane, Trier ci fa notare svariate cose: ad esempio gli interni delle case sono tutte di dimensioni modeste, che ci fa pensare che lì probabilmente l’existenz minimum è ancora imperante. Perfino la villa progettata dall’architetto della coppia di amici, dove i due protagonisti vanno per passare una breve vacanza, ha ambienti piccoli; infatti si vede da fuori come ballino in spazi molto risicati. In una vista del porto si vede il bellissimo Teatro dell’Opera, progettato da Snøhetta, tutto in marmo e granito bianco, diventato il nuovo simbolo della città di Oslo.
Un’altra nozione curiosa di questa città, e che si nota nel film, è l’attenzione ai “diversi” dove ad esempio i semafori hanno tutti una doppia luce per il rosso per facilitare i percorsi ai daltonici, nonostante non penso siano molti in una città di poco più di 600.000 abitanti. Credo comunque che le riprese siano state fatte tutte durante il mese estivo di luglio, essendoci così tanta luce ed osservando le persone vestite piuttosto leggere.
Trier aveva già fatto lavorare Renate Reinsve nel suo film di dieci anni fa e ne era rimasto colpito. Così afferma il regista in un’intervista: «Uno dei motivi per cui ho girato questo film è stato Renate. L’ho scritto per lei. La conosco da dieci anni, da quando fece un piccolo ruolo in “Oslo, August 31st”. Questo è il suo primo film da protagonista e ha dato un contributo fondamentale nella definizione del personaggio di Julie. È un’attrice coraggiosa, che non ha paura di mostrare le sue imperfezioni e che possiede una combinazione unica di leggerezza e profondità».
La persona peggiore del mondo” – dove notevole è la scelta dei brani musicali – è stato scelto per rappresentare la Norvegia ai prossimi Oscar.

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