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Microcritiche / Il sogno americano è una piantina coreana

5 Maggio 2021
di Ghisi Grütter

MINARI – Film di Lee Isaac Chung. Con Steven Yeun, He-ri Han, Yuh Jung Youn, Alan S. Kim, Noel Cho, Will Patton, USA 2020. Musica di Emile Mosseri, fotografia di Lachlan Milne –

Con grande gioia il 26 aprile scorso alcuni cinema romani hanno riaperto al pubblico le loro sale: posti contingentati, si raccomanda la prenotazione del posto e mascherine obbligatorie per tutto il tempo della proiezione. Nanni Moretti ha addirittura “ricevuto” personalmente il pubblico all’ingresso del suo cinema nel quartiere di Trastevere, tra la contentezza dei frequentatori: si è mostrato inusualmente sorridente e cordiale! Nel giro di pochi giorni, molti altri cinema hanno riaperto, ed è importante che sia proprio in questi giorni, cioè in concomitanza con l’attribuzione degli Oscar 2021. Così sembra proprio si sia interrotta questa fase di astinenza culturale. Sono corsa anch’io a sedermi disciplinatamente al buio e rigorosamente muta, in una sala cinematografica per godermi la proiezione di un film sul grande schermo.
Minari” è un film dolce e amaro che mostra la demistificazione del sogno americano, le aspirazioni, i sentimenti e le emozioni di una famiglia coreana emigrata negli Stati Uniti in cerca di fortuna.
Siamo negli anni ’80 e dopo dieci anni di lavoro di “sessaggio” – differenziazione dei pulcini tra maschi e femmine – Jacob Ly (interpretato da Steven Yeun) si trasferisce, con la moglie e i figli David e Anne (Alan S. Kim e Noel Cho), dalla California in Arkansas dove ha comprato un terreno agricolo comprensivo di una specie di roulotte. Il suo sogno è quello di mettere su una fattoria dove coltivare prodotti coreani. La moglie Monica (interpretata da He-ri Han) non sembra essere contenta della scelta. L’isolamento della campagna la preoccupa anche per le condizioni di salute del piccolo David al quale hanno riscontrato un soffio al cuore.
Jacob è un entusiasta e un grande lavoratore e si mette all’opera coadiuvato da un anziano e strampalato reduce con manie ossessive religiose (interpretato da Will Patton). Ma ciò non basta contro le disavventure naturali, la mancanza di acqua, la carenza di clienti, l’indebitamento in banca e così via.
Sono gli anni della deregulation, del reaganismo quando i piccoli agricoltori d’America hanno sofferto, schiacciati da un sistema eccessivamente competitivo e non propenso all’assistenza.
Poiché i litigi tra la giovane coppia sono all’ordine del giorno, Jacob per far piacere a Monica le propone di far venire la mamma dalla Corea a vivere con loro.
Minari è un’erbetta acquatica coreana molto diffusa nella cucina orientale – una sorta di prezzemolo – che la nonna porterà dalla Corea e pianterà vicino a uno stagno.La nonna Soonja (interpretata da Yuh Jung Youn) si scoprirà essere ben lontana dalla immagine classica del suo ruolo: ha uno spirito imprevedibile. È sicuramente la figura più autentica, non ancora contaminata dal consumismo. Rimasta vedova molto giovane non ama particolarmente le faccende di casa invece le piace giocare a carte. «Le vere nonne fanno i biscotti, non dicono parolacce e non si mettono le mutande da uomo» reclama il piccolo David. Il film narra con grande garbo e tenerezza il rapporto particolare che si instaurerà, man mano in crescendo, tra nonna e nipote.Quando Jacob vede Monica triste nel suo isolamento nonostante la presenza della madre, pensa che dovrebbe avere delle amiche, quindi decide di andare in chiesa la domenica, prevalentemente per socializzare, ruolo importante che hanno le chiese in America, specialmente nei territori agricoli.
La contrapposizione tra progresso e tradizione, il ruolo della religione, le speranze, le delusioni, le difficoltà oggettive e la crisi della coppia sono le tematiche trattate in questo film.
Le immagini sono molto belle e rappresentano una terra ostile ad essere trattata, la campagna dell’Arkansas, e anche il film è girato vicino a Tulsa in Oklahoma.
Bravissimi sono tutti gli attori: Steven Yeun lo avevamo visto recitare la parte dell’amico ricco e viziato nel film “Burning” di Chang-dong Lee del 2018, mentre Yuh Jung Youn, nella parte di Soonja, ha appena vinto l’Oscar per la migliore interpretazione di attrice non protagonista; l’avevamo già vista in vari film anche in un paio Kim Ki-young (“Woman on fire” del 1971 e “Insect Woman” del 1972). Una piccola notazione curiosa è che Brad Pitt, che le ha consegnato la statuetta nella serata degli Oscar 2021, è anche il produttore esecutivo di “Minari”.

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