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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Laura Conti, ambientalista tra ragione e passione

2 Aprile 2021
di Fulvia Bandoli

Laura Conti

Pubblicato su Domani il 28 marzo 2021 –

Duemilaventuno, anno di centenari illustri: quello del PCI, quello di Gianni Agnelli. Per me e per altre donne ambientaliste e femministe, quello di Laura Conti, medica, partigiana, comunista, deportata, ecologista, scrittrice e divulgatrice formidabile di conoscenza e scienza. Eppure per trovare notizia di questa ricorrenza bisogna spulciare con cura siti Internet, e si trovano soltanto alcuni articoli e qualche Convegno. Nessun grande giornale, salvo uno, (La Repubblica), ha fatto inserti o pagine dedicate, nessuna trasmissione tv ha approfondito la figura di questa donna straordinaria. E pur essendo tornata molto di moda quella che lei, sempre diretta e trasgressiva, forse chiamerebbe “l’ecologia fatta di buone maniere”, nessuno si interroga su quali siano le origini del pensiero ambientalista in Italia, dell’ambientalismo scientifico o dell’ecologismo razionale, come lo chiamava lei, con un’insistenza quasi maniacale. Si facesse questa ricerca la prima persona che si incontrerebbe sarebbe proprio Laura Conti.
Ma in questo buio, alcuni giorni fa, si è accesa una luce: grazie alla casa editrice Fandango è uscito un delizioso libro scritto da due femministe, Barbara Bonomi Romagnoli e Marina Turi, dal titolo “Laura non c’è”. Ed è stato ristampato anche “La lepre con la faccia da bambina” che Laura Conti scrisse dopo la tragedia di Seveso. Mia madre me lo fece leggere ma di persona la conobbi solo nel 1991 quando venne a Botteghe Oscure (lei parlamentare Pci, io responsabile nazionale Ambiente da un mese) e la prima cosa che mi disse brusca e diretta fu: “io e te abbiamo subito una brutta grana da risolvere, fare una Legge per regolare la Caccia e avremo contro tutti, i cacciatori perché togliamo loro i privilegi e diamo regole stringenti, e i Verdi che invece vogliono abolirla”. Ma io volevo parlare di Seveso, perché lei era stata la persona che aveva affrontato il primo grande disastro ambientale italiano in tutti i suoi aspetti.
È il 10 Luglio 1976. Brianza. Zona di mobilifici famosi ma nell’area c’è anche un’industria chimica svizzera, l’Icmesa. Il reattore A101 rileva un guasto, gli operai non riescono ad arginare il danno e uno dei più potenti e tossici componenti chimici, la diossina, fuoriesce nell’aria. L’impatto è micidiale. Muoiono 80.000 capi di bestiame, le abitazioni in zona A vengono abbattute e altre abbandonate. Sono gravi anche i danni alla salute dei cittadini. Vengono evacuate 700 persone. Alle donne in attesa di un figlio, viene concesso, se temono malformazioni ai nascituri, di ricorrere alla interruzione di gravidanza; da quella vicenda parte una discussione difficile sull’aborto terapeutico e in generale sulla possibilità che sia una libera scelta della donna. Dopo due anni, nel 1978, l’Italia si doterà di una Legge in materia.
Una delle persone che starà accanto alle donne e alla popolazione di Seveso è Laura Conti, in quel momento consigliera regionale Pci in Lombardia, esperta anche di medicina del lavoro. Nel suo libro “Visto da Seveso” e negli articoli scritti in quei mesi elabora una metodologia di analisi e valutazione ambientale che sarà alla base della Direttiva Europea Seveso sulla prevenzione dei grandi rischi industriali. Direttiva ancora in vigore e tra le più avanzate mai scritte.
E quando il mondo, nel 1986,dovette affrontare la catastrofe nucleare di Chernobyl, lei fu tra le più pronte , accanto al movimento femminista, a scendere in campo. Di scienza, potere e coscienza del limite scriveva già da parecchi anni. Per gli ambientalisti comunist, da Seveso in poi, Laura Conti sarà una maestra per sempre. I Verdi arrivano dieci anni dopo. E anche Legambiente, che lei contribuirà a fondare con altre e altri, nascerà solo nel 1980.
Peccato che la sua cultura ambientalista non sia mai stata veramente e convintamente assunta dai comunisti italiani, fosse accaduto avrebbero potuto affrontare la loro crisi con carte migliori. Nel libro di Marina Turi e Barbara Bonomi Romagnoli ci sono tutte le battaglie di Laura Conti e molto altro. La fantastica trovata delle autrici, di ricollocarla nel presente, centenaria, nella casa milanese, piena di gatte e di amiche com’era davvero, e di presentarla a chi non la conosce attraverso 8 dialoghi possibili su temi attuali come il Covid ,i pericoli degli allevamenti intensivi, il ruolo dell’agricoltura, fa rivivere Laura Conti nei nostri difficili giorni. E le parole che animano i dialoghi (tutte prese da suoi scritti o interviste) sono ancora di enorme attualità.

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