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Microcritiche / L’isola di Utopia al largo di Rimini

12 Dicembre 2020
Ghisi Grütter

L’INCREDIBILE STORIA DELL’ISOLA DELLE ROSE – Film di Sydney Sibilia. Con Elio Germano, Matilda De Angelis, Tom Wlaschiha, Leonardo Lidi, Luca Zingaretti, Fabrizio Bentivoglio, François Cluzet, Italia 2020. Sceneggiatura di Sydney Sibilia e Francesca Manieri –

L’incredibile storia dell’isola delle rose” prende spunto da un fatto realmente accaduto una cinquantina di anni fa, e dalle vicende di Giorgio Rosa, un giovane ingegnere bolognese che aveva costruito un’isola nel mar Adriatico a 500 mt. dal confine delle acque italiane, all’altezza tra Cesenatico e Rimini.
Il film è una favola simbolica garbata, esplicativa di uno spirito utopistico tipico di quegli anni ’60. Ripensando a quegli anni, ricordo che la ricerca della libertà andava parallelamente e di pari passo all’impegno politico. Negli anni 1964 e 1965, si erano estese le proteste in molti atenei statunitensi. Da loro abbiamo importato in Italia alcune modalità nelle stesse manifestazioni, così ad esempio la categoria del simbolico ha iniziato a entrare nel politico: le catene, le mani legate, il sangue dipinto. Tra le ideologie pacifiste c’era anche quella hippy che, in qualche misura, la generazione rappresentata ne “L’incredibile storia dell’isola delle rose” può ricordare, anche se oggi la si può collegare meglio ai nuovi movimenti ecologisti ed indipendentisti. Quella rappresentata però è una gioventù più disimpegnata, in versione estiva, che passa dalla discoteca allo sci nautico e che forse aspira alla libertà solo inconsciamente e non in maniera esplicita.
Nel film è mostrata l’ingenuità di una città di provincia disinformata – all’epoca non era così facile essere aggiornati e avere le informazioni – e di un giovane ingegnoso e creativo.
Giorgio Rosa (interpretato nel film da un Elio Germano un pò stralunato), dopo essersi neo-laureato in Ingegneria presso l’Università degli studi di Bologna, ha continuato a costruire alcune sue invenzioni: dal deltaplano a una macchina elettrica senza targa, che all’epoca, non esisteva e non era quindi permessa. Naturalmente veniva sempre fermato e arrestato dalla polizia, perché nessuno poteva infatti capire il portato utopistico delle sue invenzioni.
A questo punto ha cominciato a pensare di costruirsi un mondo tutto diverso dove non ci siano né regole né leggi costrittive e ha coinvolto Maurizio (interpretato da Leonardo Lidi), il suo amico figlio di un industriale locale, per costruire in mare uno zatterone in acciaio di 400 mq, di fronte all’allora Jugoslavia. Man mano ci costruiranno anche un piccolo fabbricato a due piani di gusto monumental-razionalista: un edificio a C attorno a una grande piazza porticata.
Così faranno e ai due ragazzi si aggiungeranno altri personaggi “diversi”: un naufrago molto poco loquace, una giovane ragazza diciannovenne incinta – non si sa bene di chi – e un ex militare tedesco grande organizzatore di eventi, una sorta di animatore di villaggi ante-litteram. Le musiche sono tutte rigorosamente d’epoca così come i vestiti e i telefoni a gettone.
Molti sono i ragazzi che, arrivando da tutta la costa italiana, organizzano gite all’Isola dove possono bere e ballare a qualsiasi ora trasformando l’Isola in una specie di ludo-discoteca sempre aperta.
L’Isola riscuote successo, così Giorgio decide che, essendo in acque extra-territoriali, può costituire un vero e proprio Stato indipendente. Si auto-proclama Presidente e nomina gli altri quattro, suoi Ministri. Decideranno tutti insieme di utilizzare una lingua ufficiale “neutra” che sarà l’esperanto – per la “Insulo de la Rozoj” -, una lingua ausiliare internazionale costruita a tavolino alla fine dell’Ottocento.
L’iniziativa dell’Isola “libera” avrà un grande successo e arriveranno moltissime domande di cittadinanza da persone dall’Italia e man mano anche dall’Europa (quattro anche dagli Stati Uniti!). L’idea dello Stato va avanti, quindi Giorgio Rosa invia una domanda di riconoscimento all’ONU e, successivamente la presenterà alla Corte di Salisburgo della costruenda Europa. Gli anni ’60, infatti, erano un buon periodo per l’economia grazie anche al fatto che i paesi dell’UE non applicavano più dazi doganali ai reciproci scambi.
Ma come reagisce il Potere di allora al successo dello Stato indipendente? Giovanni Leone (interpretato da Luca Zingaretti) il Presidente dell’Italia e il cattivissimo Franco Restivo (un bravissimo Fabrizio Bentivoglio) il Ministro degli Interni, cercheranno in qualche modo di mettere a tacere l’evento giudicato troppo anarchico e provocatorio. Finiranno per utilizzare le armi in una “guerra d’invasione” e ad attaccare lo Stato indipendente con la Andrea Doria per annientare, non solo lo zatterone, ma lo spirito di libertà.
L’incredibile storia dell’isola delle rose”, distribuito da Netflix, è un film senza complicazioni, semplice e divertente dove i buoni e i cattivi sono immediatamente riconoscibili.
Il regista quarantenne Sydney Sibilia ha scritto anche la sceneggiatura del film assieme a Francesca Manieri e con una consulenza di Walter Veltroni – che aveva già elaborato il romanzo L’isola e le rose nel 2012. Precedentemente Sibilia aveva riscosso un notevole successo con il film “Smetto quando voglio” nel 2014, ottenendo premi nazionali ed internazionali; infatti, nei due anni successivi ne aveva elaborato una trilogia.

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