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Microcritiche / Ragazzi agiati ma “fuori posto”

23 Giugno 2020
di Ghisi Grütter

MAGARI (IF ONLY) – Film di Ginevra Elkann. Con Riccardo Scamarcio, Alba Rorwacher, Oro de Camarque, Milo Roussel, Ettore Giustiniani, Céline Sallette, Italia Francia 2019. Fotografia di Vkdan Radovic –

“Magari” è un film garbato che riproduce la realtà famigliare di una agiata famiglia borghese. Come poteva non esserlo dato che è diretto e scritto (con Chiara Barzini) da una Agnelli? Ginevra Elkann infatti è la figlia di Alain Elkann e Margherita Agnelli, a sua volta figlia dell’Avvocato e della principessa Marella.
Il milieu può ricordare quello che Valeria Bruni Tedeschi (“I villeggianti” del 2018, “Un castello in Italia” del 2013) ama mettere in scena, ma qui è più onestamente autentico, moderno e disinvolto, grazie anche al contributo degli attori scelti.
Famiglie allargate, famiglie trilingue (Chateaubriand? Scuola americana?) che si spostano facilmente tra Francia, Italia e Canada. Tanti figli (3 più uno in arrivo) perché non costituiscono un problema economico come per la middle class italiana che spesso resta al figlio unico o al massimo arriva a due.
Seb, Jean, e Alma sono tre fratelli i cui genitori vivono separati. La madre (Céline Sallette), di fervente religione cristiano-ortodossa è francese e vive a Parigi con i figli. Il padre (un bravo Riccardo Scamarcio) è uno sceneggiatore italiano (cattolico anche se non praticante) che possiede una villa a Sabaudia sulle dune, con accesso diretto al mare.
Prima di trasferirsi definitivamente in Canada i ragazzi vengono mandati a trascorre un paio di settimane con il padre e la sua assitente e compagna Benedetta (Alba Rorwacher), durante le vacanze natalizie. Dalla Parigi iniziale ci si sposta quindi in una villa a Sabaudia, sulle dune e con le grandi spiagge, il cui territorio (compreso un omaggio all’edificio postale di Angiolo Mazzoni) diventa protagonista attivo della vicenda.
Sembra quasi che il nucleo familiare sia costituito dai fratelli costretti ad essere autosufficienti anzi tempo e a prendersi cura l’una dell’altro. I genitori ci sono a tratti, vivono separati e lontani, hanno altre storie, spesso anche altri figli. Sono comunque distratti dai successi lavorativi e dalla vita sociale.
“Magari” non indulge sul privilegio, sottolinea invece le sensazioni, le emozioni. Così i tre bambini del film — Alma, Jean, Seb – potrebbero essere Ginevra, John e Lapo, ma è poco importante, perché sono soprattutto (universalmente) bambini. La sensazione provata dai ragazzi è quella del displacement e cioè di non essere mai nel posto giusto.
I desideri di Alma (Oro de Camarque ), la bambina di 8 anni, non sono forse quelli di Ginevra piccola? Avere, magari, una famiglia più stabile e più normale, vivere con mamma e papà contemporaneamente. Così afferma la regista a proposito del suo primo film da regista, visibile su Rai Play: «Il film è autobiografico… Io e i miei fratelli eravamo bambini fuori stagione. E fuori posto». Ed ecco che dopo il romanzo di Susanna Agnelli Vestivamo alla marinara, abbiamo un’altra occasione per entrare in casa Agnelli.
Così Ginevra Elkann racconta di sé e dei suoi problemi infantili: «Sono nata in Inghilterra, i miei fratelli in America, abbiamo vissuto in Brasile, Francia, poi di nuovo Inghilterra… Soffrivo di timidezza e avevo problemi alimentari. Per diventare chi sono, per trovare la voce, ho impiegato tanto tempo. Non a caso il mio esordio avviene a quarant’anni, non a venti».
Ginevra Elkann è stata assistente alla regia di Bernardo Bertolucci nel film “L’assedio” (1998) e assistente di Anthony Minghella ne “Il talento di Mr. Ripley” (1999). “Magari” presentato al Festival di Locarno del 2019 è il suo primo film da regista con il quale dimostra di avere talento e uno sguardo attento specialmente per ciò che avviene nella sfera delle emozioni.

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