“Una generazione fortunata”, edito da Timía, è il nuovo libro di Ghisi Grütter. Il volume rievoca le vicende della seconda metà del Novecento attraverso il racconto delle esperienze personali dell’autrice. Ne emerge il profilo di una “generazione fortunata” che è stata giovane in un periodo di benessere economico, quando le ideologie (politiche, sociali, artistiche) svolgevano un ruolo catartico. In quegli anni, la militanza politica, quella femminista e il ruolo della psicoanalisi hanno contribuito al superamento di molti tabù e allo sviluppo della consapevolezza di sé di una generazione, la prima vissuta in tempo di pace. L’avvento del post-moderno e la morte delle ideologie degli anni ‘80 e ’90, hanno invece coinciso con l’acuirsi del “mal di vivere” che l’autrice racconta con humour, alternando aneddoti divertenti a storie intense di rapporti affettivi. Il racconto si conclude nel 2000 quando, come un’araba fenice, sembra risorgere a nuova vita.
Pubblichiamo una testimonianza di Isabella Nicchiarelli:
Conosco Ghisi da molti anni e quando un anno fa mi ha parlato del suo progetto, cioè pubblicare un’autobiografia, mi sono subito detta: «Siamo già a questo! Siamo diventate vecchie!» e ho pensato a un lungo elenco di rimpianti, perdite, nostalgia di un periodo irripetibile e così via, ma avrei dovuto capirlo dal titolo scelto già dalle prime versioni che si trattava di qualcos’altro e che le memorie di questa ragazza perbene, ma insofferente alle costrizioni, che si trasforma in donna libera e in professionista/docente universitaria poi, quasi seguendo i cambiamenti del nostro paese, ci venivano offerte per riflettere su un tempo condiviso.
Gli appunti che Ghisi ha preso negli anni e che ora ha deciso di articolare, montare come uno dei tanti film che lei vede con ritmo quasi quotidiano, sono sequenze, digressioni, aneddoti raccontati con lo stesso tono molto divertente, ironico e autoironico delle sue lunghe telefonate o delle chiacchiere a fine cena. Una ‘raccontatrice’ nata, anche grazie alla sua bella voce.
Non c’è mai noia nel leggere le pagine dedicate ai suoi ricordi familiari e alle prime ribellioni, alla nascita delle sue passioni – architettura, cinema, musica – ai suoi amori, alle difficoltà di una giovane donna in un mondo ancora molto maschile.
Oppure, penso ancora ai racconti degli spostamenti in treno da una parte all’altra del paese, tra seminari, conferenze, inviti in isole ancora poco frequentate, belle case e cene prelibate, in una bulimia di incontri e progetti, mentre i tempi e le relazioni personali stavano cambiando. C’è sempre un guizzo, una battuta, una capriola che sembra capovolgere quello che fino ad allora ci era sembrato il punto della situazione.
Sono avventure e disavventure mirabolanti – almeno per una stanziale incallita come me – che nei toni usati nel racconto mi hanno fatto ricordare Moll Flanders (The Fortunes and Misfortunes of the Famous Moll Flanders di Daniel Defoe del 1722) a cui tutto accade. Tutto ruota intorno a lei, incontri, abbandoni, nuove passioni e nuove sfide che, con un misto di curiosità, ambizione, spirito di competizione e concretezza, lei riesce a governare, perfino confessando la propria fragilità, fino a una sorta di pacificazione e accettazione della vita come è.
Qualche volta di Moll Flanders il lettore dubita della veridicità delle sue avventure, che pure dovrebbero essere una sorta di confessione per ottenere il perdono divino e per essere di ammonimento per gli altri. Anche qui, a proposito di “Una generazione fortunata” di Ghisi Grütter, che pure non vuole essere una confessione, è un racconto personale. Certo, da lettrice incuriosita mi chiedo: sarà davvero andata in quel modo?
Poco importa. Come dice l’Autrice: “Io – questa storia- l’ho vissuta così!”