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Microcritiche / La normalità impossibile di Judy

9 Febbraio 2020
di Ghisi Grütter

JUDY – Film di Rupert Goold. Con Renée Zellweger, Finn Wittrock, Jessie Buckley, Rufus Sewell, Michael Gambon, Bella Ramsay, Richard Cordery, Andy Nyman, Royce Perreson, UK 2019. Fotografia di Ole Bratt Birkeland, musica di Gabriel Yared –

Il film narra l’ultimo periodo della vita della cantante e showgirl Judy Garland, in preda alla dipendenza dall’alcol e dai farmaci. La sceneggiatura è basata sul dramma teatrale End of the Rainbow di Peter Quilter, del 2005.
Per ottenere la custodia dei due figli più piccoli, Judy Garland (interpretata da Renée Zellweger), avendo bisogno di molti soldi perché sommersa da debiti e per potersi comprare una casa e permettersi bravi avvocati, accetta di fare una lunga tournée a Londra, dov’era molto amata. Deve tenere una serie di spettacoli nel corso di sei settimane nel locale “The Talk of the Town”. Uno degli obiettivi del film, infatti, è quello di mostrare la diva anche come una madre lavoratrice single che lotta per avere il tempo e i soldi per stare con i figli.
Ma il suo è un “mal di vivere” che trova le matrici nell’infanzia, come narra il regista, nelle sue carenze affettive e nel duro addestramento che la cantante ha subìto da ragazzina per riuscire a sfondare nel mondo dello spettacolo. In alcuni flash back è mostrato come la cantante, per potenziare le sue prestazioni, sia stata spinta da Louis B. Mayers della MGM ad allenamenti di diciotto ore consecutive e ad assumere consistenti dosi di farmaci e dai quali rimarrà dipendente per tutta la vita.
Judy Garland era nata nel 1922 come Frances Ethel Gumm, nella contea di Itasca in Minnesota, ultima di tre sorelle. Era figlia d’arte, infatti, entrambi genitori erano attori di vaudeville (il padre era un tenore e la madre una pianista) e con loro aveva debuttato sul palcoscenico piccolissima – a due anni e mezzo – insieme alle sorelle Mary Jane e Dorothy Virginia. A soli diciassette anni aveva interpretato il film “Il mago di Oz” che l’aveva resa celebre.
Quattro sono stati i suoi mariti (più uno, che si vede nel film): il musicista David Rose che lascerà presto per sposare il regista Vincente Minnelli, da cui nel 1946 avrà Liza che seguirà le sue orme. Si sposerà poi con Sidney Luft (interpretato da Rufus Sewell) con cui avrà un rapporto burrascoso, e con il quale avrà i due figli Lorna e Joey. Con l’attore Mark Kherron, poi, Judy Garland avrà un matrimonio lampo, celebrato a Las Vegas nel 1965, durato pochi mesi.
Il film “Judy” è ambientato prevalentemente nel dicembre 1968 a Londra, dove le performances della Garland si alternavano tra alti e bassi, e tra un successo e l’altro, la cantante aveva delle terribili cadute, presentandosi sempre in ritardo in scena, e talvolta completamente ubriaca. In una scena si vede Judy visitata da un medico che le chiede: «Prende qualcosa per la depressione?» e lei risponde: «Quattro mariti. Non hanno funzionato».
La cantante sarà raggiunta dal suo amico Mickey Deans (interpretato da Finn Wittrock), musicista e imprenditore, la cui presenza sembra avere su di lei un impatto positivo. Lo sposerà durante la tournée londinese (il quinto dunque), ma alle prime difficoltà la sua fragilità la riporterà a drogarsi.
Il regista Rupert Goold, attivo prevalentemente in ambito teatrale, traccia un quadro preciso di questa donna talentuosa ma sofferente, mostra la sua paura di fallire e di essere dimenticata, il suo bisogno di amore e di accettazione e la sua dipendenza, anche dal palcoscenico. Oltre a ciò narra anche l’altra faccia contraddittoria della Garland, e cioè la sua voglia di essere una donna “normale” che vive e cresce i suoi figli, amata come donna e come madre e non solo come artista.
Anche se il film non lo mostra, Mickey Deans la troverà morta nella sua casa londinese, a quarantasette anni, dopo aver ingerito (accidentalmente?) una dose eccessiva di farmaci.
Il film è abbastanza convenzionale e non aggiunge molta conoscenza sul mondo dello spettacolo che sappiamo essere, talvolta, spietato. “Judy” è forse un po’ troppo teatrale, ma ha in Renée Zellweger una grande interprete che si trasforma completamente nella Garland, cantando perfino come lei. Per questa sua interpretazione ha già vinto un Golden Globe e un Bafta come migliore attrice protagonista ed è candidata al prossimo Oscar 2010.

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