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Microcritiche / Perdersi e incontrarsi a New York

5 Dicembre 2019
di Ghisi Grütter

UN GIORNO DI PIOGGIA A NEW YORK – Film di Woody Allen. Con Timothée Chalamet, Elle Fanning, Liev Schreiber, Jude Law, Selena Gomez Diego Luna, Cherry Jones, Kelly Rohrbach, Suki Waterhouse, Rebecca Hall, Annaleigh Ashford, Taylr Black, Kathryn Leigh Scott, Jacob Berger, USA 2019. Fotografia di Vittorio Storaro, Scenografia di Santo Loquasto –

Concluse le vicende giudiziarie tra Woody Allen e Amazon, che hanno raggiunto un accordo extragiudiziale per fermare una causa milionaria, “Un giorno di pioggia a New York” esce in Europa con un anno di distanza. Il regista era stato travolto dagli effetti del movimento MeToo, colpito dalle accuse di aver abusato di Dylan Farrow, sua figlia adottiva, quando aveva sette anni (accuse che lui ha sempre respinto), in particolare da parte del figlio Ronan Farrow, il giornalista che scrive sul New Yorker, e che ha contribuito a far incastrare Weinstein. Woody Allen si era visto, quindi, rescindere unilateralmente un importante contratto da parte di Amazon che non ha voluto distribuire il suo ultimo film. Ora l’artista ha risolto la causa per violazione di contratto con un accordo per cui sono stati restituiti al regista i diritti del film. Lo scorso gennaio, in ogni modo, alcuni intellettuali e critici italiani hanno firmato un appello affinché fosse data al film “la più ampia circolazione possibile”.
Allen non è mai stato incriminato formalmente di molestie sessuali: se ne parlò solo all’interno del processo per la custodia dei figli di Allen e dell’attrice Mia Farrow tra il 1992 e il 1993, alla fine del quale il giudice stabilì che le prove portate a sostegno dell’accusa di Dylan Farrow non erano sufficientemente credibili.
Premesso tutto ciò, si può affermare che il quarantanovesimo lungometraggio di Woody Allen è un ennesimo film in cui Manhattan è la protagonista indiscussa. A distanza di quindici anni il regista newyorkese ripropone la sua città anche nel titolo; infatti, c’erano stati precedentemente: “Manhattan” del 1979, “Broadway Danny Rose” del 1984, un episodio di “New York stories” del 1989, “Misterioso omicidio a Manhattan” del 1993 e “Pallottole su Broadway” del 1994.
Attraverso gli occhi di una giovane coppia formatasi al college, si riscontra tutto il fascino della New York vecchia generazione. Il giovane protagonista interpretato con grazia da Timothée Chalamet, in particolare, vuole essere un alter-ego del regista, un Woody Allen giovane, un po’ demodé, innamorato della sua città e dei suoi valori culturali, e un po’ disincantato. Così afferma: «Una cosa di New York City […]. Non puoi raggiungere lo stesso livello di ansia, ostilità o paranoia da nessuna altra parte…».
La storia è semplice: Gatsby Welles e Ashleigh Enright (Elle Fanning), entrambi studenti presso lo Yardley college, stanno insieme e si amano. Lui è un newyorkese doc appartenente all’upper class, lei è la figlia di ricchi banchieri dell’Arizona. Ashleigh vuole fare la giornalista, Gatsby non sa bene ancora cosa, ma nel frattempo ama giocare a poker e alle corse. Un giorno Ashleigh ha la possibilità di intervistare il famoso regista cinematografico Roland Polland (Liev Schreiber) a New York, per il giornale della scuola.
I due decidono quindi di passare un intero week end nella Grande Mela, da soli, senza neanche dirlo ai genitori di Gatsby. Lui viene da una famiglia di intellettuali – sua madre (Cherry Jones) è una donna dall’educazione un po’ rigida – conosce la musica, suona bene il pianoforte e le vuole mostrare i locali “giusti”, inoltre, ama l’arte e la vuole portare a vedere una mostra al MOMA.
Lei, da brava provinciale, è sicuramente eccitata all’idea di andare a Manhattan, anche se sembra più entusiasta dell’occasione lavorativa che della possibilità di conoscere a fondo questa città.
Avendo vinto a poker, Gatsby prenota una suite all’Hotel Plaza e un pranzo al Café Carlyle, ed è ansioso di trasmettere alla sua fidanzatina tutto il suo attaccamento a quella città.
All’Hotel Soho, Ashleigh incontra il regista da intervistare, che le si rivela in crisi creativa e la coinvolge nella visione del suo nuovo film, di prossima uscita. Salta così il pranzo con Gatsby e a causa di tutta una serie di contrattempi, salteranno anche i vari programmi pomeridiani.
Gatsby gironzola per i suoi luoghi, rincontra vecchi amici e compagni di scuola, viene coinvolto come comparsa nel film di uno di questi, e si ritrova in coppia con Shannon (Selena Gomez) detta Chan, la sorella di una sua ex. Chan e Gatsby vanno al Metropolitan Museum of Art e anche se lui è un ragazzo decisamente triste, la affascina. Cominciano a parlare delle loro amate commedie romantiche classiche di Hollywood, poi, a casa sua, Gatsby suona Everything happens to me, un motivo degli anni ‘40 che racconta dell’uomo più sfortunato della terra.
Mentre Ashleigh viene assorbita dalle disavventure amorose di Ted Davidoff (Jude Law), lo sceneggiatore di Roland Polland, e di sua moglie Connie (Rebecca Hall), e viene coinvolta dall’affascinante attore latino-americano Francisco Vega (Diego Luna) – «è una di quelle cose da raccontare ai nipotini!!!» – Gatsby, sentendosi abbandonato, decide di partecipare all’annuale party di beneficenza della madre. Avendo perso le tracce della sua fidanzatina di Tucson, ingaggia Terry (Kelly Rohrbach), una bella escort incontrata casualmente in un bar, per farle ricoprire il suo ruolo durante la serata e, per questo, le darà ben 5.000 dollari.
Senza voler raccontare troppo del film, posso sintetizzare dicendo che nulla di ciò che i due ragazzi si erano prefissati andrà come previsto. Il destino e la pioggia saranno le cause della variazione dei programmi che si trasformeranno in tutta una serie di incontri più o meno casuali.
Anche se entrambi si trovano a Manhattan, Gatsby e Ashleigh si muovono in luoghi urbani differenti che alludono ai loro due diversi mondi: lui è innamorato della New York di un tempo e privilegia i luoghi come come il Village dove si suona il jazz, lei, invece, ama la parte urbana contemporanea, il glamour di Soho e di downtown.
La scenografia di Santo Loquasto e la fotografia di Vittorio Storaro, che esalta i colori e le luci di Manhattan specialmente nei giorni di pioggia, rendono splendidamente questi luoghi. Così afferma Storaro: «Gatsby ama New York grigia e piovosa. Ma non piove tutto il giorno nello stesso modo. E Ashleigh è il suo raggio di sole»
Il film è estremamente piacevole, anche se forse meno divertente dei precedenti, pervaso di una dolce e romantica malinconia, ma con una inusuale consapevolezza di sé apre una speranza al futuro.

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