IL MISTERO HENRY PICK – Film di Rémi Bezançon. Con Fabrice Luchini, Camille Cottin, Alice Isaaz, Josiane Stoléru, Bastien Bouillon, Vincent Winterhalter, Hanna Shygulla, Astrid Whettnall, Marc Fraize, Marie-Christine Orry, Florence Muller, Francia/Belgio 2019. Musiche Laurent Perez del Mar, fotografia Antoine Monod –
Un film delizioso, garbato e scorrevole, che si vede piacevolmente. È una commedia gialla che fa riflettere sul mondo dell’editoria, sul talento letterario e sul senso del successo. Tratto dal romanzo omonimo di David Foenkinos del 2016, “Il Mistero Henry Pick” ha un bel ritmo, presenta una musica incalzante (Laurent Perez del Mar) e fa sorridere tutto il tempo.
Ma vediamo di che si tratta. L’editore Depero (interpretato da Vincent Winterhalter) e sua figlia Daphné (interpretata da Alice Isaaz) sono promotori di sempre nuove iniziative letterarie. Daphné scopre casualmente che a Crozon, una piccola cittadina di 8.000 abitanti in Bretagna, esiste una Biblioteca che raccoglie tutti manoscritti rifiutati. Si incuriosisce e va a vedere che tipo di materiale vi si possa trovare. La sua attenzione viene colpita in particolare dal manoscritto di un romanzo, custodito in una cartellina rossa, dal titolo Le ultime ore di una storia d’amore. Lo legge tutto di un fiato e decide di pubblicarlo subito. L’autore, tale Henry Pick, morto da qualche anno, aveva una pizzeria nel centro del paese, dove lui stesso impastava le pizze in cucina. Il testo, inoltre, è pieno di riferimenti alla storia e alla cultura russa in generale, e a Puškin, in particolare. Per tutta la sua vita Henry Pick ha tenuto nascosto questa sua passione letteraria – sia la scrittura sia la lettura – perfino alla moglie e alla figlia.
Il libro sta ottenendo un incredibile successo, il piccolo comune bretone è diventato meta di pellegrinaggio da parte dei lettori, la pizzeria – ormai trasformata in crêperie dopo la morte del pizzaiolo – ritorna a proporre la pizza nel menu per le insistenti richieste, mentre la moglie e la figlia di Pick rivalutano la figura di quest’uomo schivo.
A questo punto troviamo Jean-Michel Rouche (interpretato dal bravissimo Fabrice Luchini) che è un critico letterario e conduce una trasmissione televisiva fissa sui nuovi libri in uscita. Noto per i suoi giudizi severi, ha tenuto per anni una rubrica su “Le Figaro”, e tutti temevano i suoi giudizi. Un giorno, nel suo programma televisivo, si trova a intervistare le coprotagoniste di questo “caso letterario”: l’editor Daphné Depero e Madeleine Pick (Josiane Stoléru), la vedova dello scrittore-rivelazione del best-seller. Jean-Michel Rouche esprime in diretta i suoi dubbi sull’autenticità del libro. Infatti, si convince sempre più che non sia stato lui a scrivere il romanzo, nonostante nel retrobottega di Henry si sia ritrovata una macchina da scrivere e un libro di Puškin. La qualità della scrittura, il modo forbito di porre le frasi, la conoscenza letteraria non può essere, a suo avviso, di una persona non preparata culturalmente e ignara di letteratura.
A Jean-Michel nasce una sorta di fissazione e deve assolutamente scoprire chi ha scritto quel libro celandosi dietro il nome del pizzaiolo. Così comincia la sua inchiesta.
Sulla via del dubbio trova l’ostilità da parte di tutti: il gruppo editoriale, la famiglia Pick, viene anche licenziato e perfino la moglie gli è ostile. Ma lungo la strada troverà la contradittoria complicità di Joséphine (Camille Cottin), la figlia di Henry Pick, che alla fino lo aiuterà nelle indagini, perché vuole davvero conoscere la verità.
I fotogrammi del Ponte de Térénez sull’Aulne scandiscono la storia, che si rimbalza continuamente tra Parigi e Crozon e, alla fine, Jean-Michel riuscirà a portare a termine la sua indagine.
Fabrice Luchini si sta sempre più specializzando in parti di uomini un po’ burberi come il maturo giudice togato de “La corte” del 2016 – con cui vince la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile -, o l’attore di teatro ritiratosi a vita privata di “Molière in bicicletta” del 2013. Luchini è figlio di immigrati italiani – i suoi genitori erano venditori di legumi originari di Assisi – cresce nel Goutte-d’or, un quartiere povero nell’est di Parigi. Sua madre, a soli tredici anni, gli trova un lavoro come apprendista parrucchiere in un salone chic di rue Matignon, dove lui cambierà il suo nome da Robert a Fabrice. Da allora ne ha fatta di strada!
Reso popolare da Eric Rohmer ha lavorato con molti registi famosi come Jean-Luc Godard, Philippe De Broca, Claude Lelouche, François Ozon.