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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Arriva il Conte bis. Donne arrabbiate e donne rassegnate

8 Settembre 2019
di Letizia Paolozzi

In una delle giornate che si avvoltolavano nel clima emergenziale, con la discussione giallo-rossa simile a un ircocervo, Alessandra Paola Ghisleri, alla direzione di Euromedia Research, ha avvertito: ”Solo una donna su 5 crede nel nuovo governo Pd-5 Stelle”. E giù docce fredde. Le donne “escluse dai grandi dibattiti politici che a loro volta hanno disertato” sono arrabbiate, molto più dei maschi, con la politica.
Il sesso femminile si sente escluso dallo spazio pubblico?
E per non nascondere nulla, “il dato della grande adesione femminile alla Lega rimane stabile dalle elezioni del 4 marzo 2018 e si è rafforzato in questo anno e mezzo di governo e con la crisi”.
Quindi, il sesso femminile non trovando nelle forze politiche di sinistra parole adatte a scacciare la paura, si attesta sui discorsi che la paura la fomentano?
Infine le donne interrogate nel sondaggio “desiderano con maggior forza rispetto agli uomini il ritorno alle urne”. Ergo, essendo state private del voto, si aspetteranno tanto più risposte nette e convincenti dal governo giallo-rosso.
Non dico che bisogna credere ciecamente ai sondaggi ma un pensiero gli andrebbe dedicato. Soprattutto se Pd e 5 Stelle si presentano con il nuovo governo, che sta per essere votato alle Camere, portandosi dietro il Pd l’identità, il profilo politico del passato e rivendicando i 5 Stelle la decisione sui porti chiusi e la legittima difesa.
Naturalmente, aver allontanato la minaccia di una svolta autoritaria fa respirare meglio. Ma che questa svolta sia sconfitta nella società è altra questione.
Immaginiamoci la vita delle donne che hanno risposto al sondaggio di Euromedia Research. Da anni le politiche sociali non l’hanno resa migliore bensì più povera, più faticosa.
Per il segretario Cgil, Maurizio Landini (intervista su “Repubblica” del 7 settembre) non è stato penalizzante e lontano dai bisogni solo il governo appena caduto, bensì anche quelli che l’hanno preceduto.
Come verranno sciolti i nodi (occupazione, immigrazione, sicurezza) tanto intricati che nessuno della nuova compagine pare desideroso, per ora, di ragionarci sopra?
Naturalmente, bisogna aspettare e sperare che questo governo sappia invertire la rotta. Che abbia il tempo necessario per farlo.
Intanto, sono attesi al varco i suoi e le sue rappresentanti. Prime osservazioni: c’è una presenza importante di giovani. E un numero alto di ministri legati al negletto Mezzogiorno. Con le donne invece esplodono i dubbi. Sono troppo poche (7 su 21, cioè il 33%)?
Alle ultime elezioni, sia politiche sia europee, funzionò l’alternanza di genere “dimostrazione – formale ma inequivocabile – del principio di parità” (Massimo Rebotti sul “Corriere della Sera” del 6 settembre). Se Pd e M5S avevano spinto in questa direzione, adesso hanno innescato la marcia indietro.
Delusione per un pezzo del femminismo per il quale la società cambia se le donne diventano visibili, e lo diventano quando lo sguardo si abitua alla loro presenza; così come per un pezzo del ceto politico femminile che forse non si sente a suo agio nella competizione e si rifugia dietro le misure introdotte per garantire la rappresentatività femminile, scommettendo sul principio di parità.
Teniamo conto, però, che il consenso ai politici e alle politiche dipende da molti fattori. Intanto si è assottigliato il filo di comunicazione tra i partiti e la società, cioè di quanti si muovono in autobus, di quanti vanno alla posta per pagare le bollette. Significa che il sostegno alla presenza femminile da parte soprattutto delle donne si è indebolito. Rebotti constata che questa presenza non è “acquisita” una volta per tutte.
Inoltre, i partiti sono diventati più fragili per via delle scosse provocate da una lunghissima crisi e della incapacità di attrezzarsi per fronteggiarla.
Fossero pure nelle segreterie animati da buona volontà, non riuscirebbero a farsi ascoltare per promuovere numeri femminili uguali a quelli maschili. Gli uomini sono di più nei partiti e con molta più smania di potere delle donne.
Peraltro, nelle segreterie bisogna contemperare esigenze diverse, abbattere le barricate che ormai si sono erette tra gruppi. O aree. O correnti.
Dal momento che in quei luoghi si deve confliggere perché ci sono – come è giusto – idee diverse (che tuttavia riescono a fatica a trovare una mediazione), nel selezionare prevale spesso un criterio di fedeltà.
Ora, la fedeltà può avere tanti risvolti; può essere determinata da passione, immedesimazione, opportunismo, convenienza. In questo campo di battaglia di errori ne commettono i due sessi. Però, alle donne si condona meno che agli uomini.
E questo spiega anche gli attacchi a Teresa Bellanova. Attacchi che sono stati respinti da una grande solidarietà maschile e specialmente femminile, nonché con una beatificazione della ministra che ha impedito qualsiasi giudizio si intendesse esprimere sulla sua storia politica.
Ulteriore paradosso, il governo prossimo venturo, giacchè ha allontanato Salvini dal ministero degli Interni, viene accettato senza troppi distinguo da molti e molte a sinistra, comprese le donne che più tengono alla parità.

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