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Microcritiche / Commedia romantica tra reale e virtuale

1 Luglio 2019
di Ghisi Grütter

JULIET NAKED – TUTTA UN’ALTRA MUSICA – Film di Jesse Peretz. Con Ethan Hawke, Rose Byrne, Chris O’Dowd, Azhy Robertson, Megan Dodds, Jimmy O. Yang, UK 2018. Sceneggiatura di Tamara Jenkins, Jim Taylor ed Evgenia Peretz. Fotografia di Remi Adefarasin, musica di Nathan Larson –

Juliet Naked – Tutta un’altra musica” è una commedia inglese romantica – o come si dice oggi rom-com – in linea con un certo cinema britannico come “Notting Hill” di Roger Michell del 1999 o “About a Boy” di Paul e Chris Weitz del 2002. Il film è liberamente tratto dal romanzo di Nick Honby del 2009, è prodotto da Judd Apatow, e girato prevalentemente nelle casette a schiera di una piccola cittadina sul mare, non molto lontana da Londra.
Lì vivono Duncan (Chris O’Dowd), professore universitario e Anni (Rose Byrne) impiegata al museo, una coppia di quarantenni come ce ne sono tante, in cui ognuno è preso da interessi e cose diverse. In particolare, Duncan nutre una vera e propria ossessione nei confronti di un ex indie-rock star Tucker Crowe (Ethan Hawke in versione trascurata e casalinga), un cantautore statunitense degli anni ’60, di cui lui colleziona gelosamente ogni reliquia. Di Tucker Crowe non si sa più nulla, è sparito dalle scene e non pubblica più nulla, ma Duncan ha costruito nello scantinato un vero e proprio mausoleo ed ha anche costituito nei social network un gruppo di fans appassionati vinyl nerds con cui chatta quotidianamente.
Nel momento in cui viene in possesso di un suo vecchio disco intitolato “Juliet Naked”, una raccolta di introvabili b-sides uscito venticinque anni prima, nasce tra i due conviventi un litigio che li farà allontanare. Mentre Duncan trova rifugio e un ascolto attento tra le braccia di una sua collega insegnante, Annie inizia un rapporto epistolare proprio con Tucker Crowe, riemerso dal Midwest americano dove si era ritirato. Da un lato il mito, dall’altro una persona reale.
Tucker deve venire a Londra per qualche giorno – per il parto della figlia Lizzie – e così decidono di incontrarsi. La fatalità vorrà che Tucker Crowe avrà un infarto proprio mentre stava andando all’appuntamento con Annie insieme al suo figlio piccolo Jackson (Azhy Robertson). Si conosceranno dunque in ospedale, dove la figlia ha convocato tutta la variegata famiglia di Tucker fatta di vari figli nati da madri diverse. Mentre Annie un po’ stordita tenta di disimpegnarsi per pudore, lo sguardo di lui la cerca e, alla fine, le chiede di ospitarlo, sempre con Jackson, a Sancliff per poter passare un periodo di convalescenza in modo da rimettersi in forma.
Così sarà, e tale decisione cambierà, un qualche misura, le loro vite. Tucker smise di cantare proprio in quegli anni ’60 all’ennesimo figlio in fasce (stavolta una femmina, Grace) che vigliaccamente abbandonò in una toilette, e di cui si pente a tutt’oggi. Ha tanti figli sparsi e sente di non saper fare il genitore con nessuno di essi, ed è probabilmente per questo che si porta sempre appresso il piccolo Jackson, l’ultima occasione di poter fare veramente il papà.
Annie, che vorrebbe avere anche lei un figlio, si prende cura del piccolo Jackson mentre Duncan incontrerà Tucker, ma sulle prime si rifiuta di credere che sia veramente lui, tanto è irriconoscibile rispetto all’immagine che si era costruito di lui. Alla fine, quasi miracolosamente, Tucker Crowe tornerà a cantare, in una festa in stile 1964 che organizzerà Annie, coadiuvata dagli amici, rassicurato dalla piccola comunità che gli dimostra stima e affetto.
Il terzetto di attori è molto bravo e, nonostante il film sia incentrato prevalentemente sul rapporto in crescendo fra Tucker e Annie, la persona più interessante risulta essere proprio quella un po’ stralunata, di Duncan. Infatti, è la sua figura che fornisce un’occasione di riflessione sull’essere e sull’apparire e su come la realtà virtuale abbia sostituito e confuso la percezione del reale: l‘immagine di qualcosa sembra contare più della cosa in se stessa, fino a costituire un mondo parallelo.
La sceneggiatura è stata scritta a tre mani da Tamara Jenkins, Jim Taylor ed Evgenia Peretz, tre apprezzati sceneggiatori hollywoodiani. La regia del film invece è di Jesse Peretz, che ha già ottenuto una nomination agli Emmy grazie alla serie TV ‘GLOW‘ e che ha conquistato una certa notorietà lavorando soprattutto in televisione, come in “Girls”, “Nurse Jackie” e “Orange is the New Black”.

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