NUREYEV – THE WHITE CROW – Film di Ralph Fiennes. Con Oleg Ivenko, Ralph Fiennes, Adèle Exarchopuolos, Chulpan Khamatova, Ralph Fiennes, Aleksej Morozov, Raphaël Personnaz, Olivier Rabourdin, Louis Hofmann, Sergei Polunin, Yves Heck, UK e Francia 2018. Costumi di Madeline Fontaine –
Il film “Nureyev – The White Crow” narra le vicende del famoso ballerino russo ed è interpretato dall’esordiente Oleg Ivenko, danzatore ucraino della Tatar State Opera & Ballet. Ma c’è troppo poco ballo e troppa poca musica in questo biopic tratto dalla biografia scritta da Julie Kavanagh “Nureyev: the Life”.
Ralph Fiennes, alla sua terza regia, dirige (e interpreta) un film ambizioso, dove si alternano nel montaggio tre piani temporali diversi: lo studio della danza a Leningrado, la tournée a Parigi del 1961 e i flash back, rigorosamente in bianco e nero, di ricordi infantili spesso associati a immagini di quadri che Rudolf osservava o all’Hermitage o ai Musei parigini. Essendo appassionato d’arte, Nureyev, nel suo soggiorno parigino, la mattina molto presto tornava spesso al Museo del Louvre dove, per qualche ragione, era particolarmente affascinato dalla Zattera della Medusa, la grande tela dipinta da Théodore Géricault agli inizi del XIX secolo. Géricault scelse con molta cura il soggetto del suo primo grande lavoro – una tragedia che stava avendo risonanza internazionale – per alimentare l’interesse di un pubblico quanto più vasto possibile e per lanciare la sua carriera. Una coincidenza? Una fonte di ispirazione?
Nureyev nasce in Russia il 17 marzo del 1938 su un treno, mentre sua madre stava andando a Vladivostok per raggiungere il marito, un commissario dell’Armata Rossa trasferitosi lì. Rudolf, ultimo di cinque figli, cresce in un villaggio a Ufa, al confine con l’Asia, in una famiglia povera. Ciononostante a undici anni inizia a prendere lezioni di danza e, grazie al suo enorme talento, a diciassette entra a far parte della prestigiosa scuola di ballo del Teatro Kirov di Leningrado, dove troverà protezione, e ospitalità, in Alexander Ivanovich Pushkin (e sua moglie), suo mentore e maestro di danza, interpretato dallo stesso Ralph Fiennes. Vaga e ambigua è l’inclinazione sessuale di Rudolf che sembrerebbe più sfruttare le occasioni che cercare un proprio piacere. Eppure sappiamo tutti che il “tartaro volante” ebbe vari rapporti omosessuali, tra cui uno importante con Freddie Mercury dei Queen, e morì a soli 54 anni di AIDS, assistito da Robert Tracy, suo assistente e partner .
Ralph Fiennes in questo film non intende scavare nelle motivazioni profonde che hanno portato Nureyev a lasciare l’Unione Sovietica e chiedere asilo alla Francia nel 1961, una data che fa riferimento alla guerra fredda e cioè alla contrapposizione, basata sul precario equilibrio nucleare, fra le due superpotenze, l’Unione Sovietica appunto e gli Stati Uniti d’America. Quello è l’anno del mandato presidenziale a John F. Kennedy ed è anche quello della costruzione del muro di Berlino voluta da Kruscev. Solo l’anno dopo, il 22 ottobre, lo scontro Usa-Urss raggiungerà il punto più acuto con la crisi dei missili di Cuba: Kennedy annunciò il blocco navale e il mondo ha tremato – ma di tutto ciò il film non parla.
La posizione antisovietica pertanto risulta essere pregiudiziale, mentre Nureyev appare più che interessato alla politica, del tutto insofferente alle regole e a ogni tipo di imposizione. È rappresentato come un’artista determinato e pienamente consapevole del suo valore, già a vent’anni, ribelle e desideroso di libertà.
La scena del film più intensa è proprio quella in aeroporto dove Nureyev chiederà asilo politico grazie all’aiuto di Pierre Lacotte (interpretato da Raphaël Personnaz), ballerino e coreografo dell’Opéra, e Clara Saint (interpretata da Adèle Exarchopuolos), fidanzata cilena del figlio di André Malraux, all’epoca Ministro di Stato. Sarà l’unico momento in cui si leggerà un attimo di esitazione in Nureyev.
Sarà così che in quel clima già infuocato, quando gli anticomunisti non perdevano occasione per denunciare le infami condizioni di vita instaurate nel paese del socialismo reale, la sua fuga scatenerà un caso internazionale. Il suo nome finirà su tutti i giornali, non sempre per i nobili motivi legati alla danza, ma più per quelli della politica e questo lo porterà a essere conosciuto da un più vasto pubblico, non necessariamente interessato all’arte e al ballo.
A mio avviso, però, forse non valeva la pena di far interpretare Nureyev da un vero (e molto bravo) ballerino se poi lo si fa ballare molto poco. Inoltre, un attore non professionista non riesce a reggere così bene i primi piani né avere una grande gamma espressiva.