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Microcritiche / Momenti di tradizionale familiarità

16 Aprile 2019
di Ghisi Grütter

MOMENTI DI TRASCURABILE FELICITÀ – Film di Daniele Luchetti. Con Pif, Thony, Renato Carpentieri, Angelica Alleruzzo, Francesco Giammanco, Italia 2019 –

“Momenti di trascurabile felicità” è una commedia divertente, ma sottesa da un’insopportabile ideologia conservatrice. Il film è un libero adattamento dei due libri omonimi di Francesco Piccolo del 2010 e del 2015. Piccolo e Luchetti hanno curato la sceneggiatura.
Il film è un perfetto esempio di cinema della leggerezza, e inizia con una raffica di battute molto carine (gli aforismi di Francesco Piccolo). Domande che ognuno si è posto nella vita, come ad esempio: «La luce del frigorifero si spegne veramente quando lo chiudiamo?», oppure che questioni esprimono una dicotomia filosofica del tipo: «Lo yoga e l’Autan non sono in contraddizione?»
Daniele Luchetti ci presenta Paolo (interpretato da Pif) un relativamente giovane padre di famiglia che lavora in uno studio palermitano come ingegnere. È un uomo medio, apparentemente mite, indolente, ma la sua vita è una sommatoria di piccole trasgressioni, compresa quella di passare con il rosso ai semafori andando al lavoro in vespa. Insomma una sorta di Peter Pan a tratti perfino egoista e vigliacco.
La voce fuoricampo del protagonista narra, attraverso un’escamotage, la sua vita (e la sua morte). Infatti, l’idea trainante della storia è quella di dilazionare la propria morte di un po’… purtroppo a Paolo riesce a ottenere un prolungamento di solo di 1 ora e 32 minuti. Come impiegare questo poco tempo? Gli passano nella mente tanti ricordi che si confondono con la vita reale. C’è pure un look forward con la visione del proprio funerale e una rappresentazione fantastica del proprio Edipo.
In una Palermo senza Mafia (il film è girato parzialmente anche a Terrasini nell’area metropolitana palermitana) dove il traffico c’è solo se c’è un incidente, passeggia il guardiano del Cielo (interpretato da Renato Carpentieri), l’angelo custode che deve accompagnare Paolo al suo appuntamento finale. Così come tanti altri film visti – fra tutti “Il paradiso può attendere” di Warren Beatty e Buck Henry del 1978 o “La vita è meravigliosa” di Frank Capra del 1946 – il dato surreale diventa realistico, come nel caso della partita di calcio vista in TV, dove il Palermo si gioca l’eventuale rientro in serie A.
Tutto viene fatto attraverso gag e frammenti di vita, che però aiutano a far luce sul passato del protagonista. Il regista riesce così a portare sullo schermo con delicatezza episodi di normale banalità, facendo amare un anti-eroe dal pubblico.
Il percorso urbano in vespa nel centro storico evoca “Caro Diario” di Nanni Moretti – di cui Luchetti è stato attore e aiuto regista – e che Paolo ricorda anche nel tipo di conformazione fisica e di comportamento al limite della goffaggine.
Alla fine trionfano i valori della famiglia tradizionale e viene messa in ridicolo l’utilità di una vita sana: «vado a correre, vado in palestra, bevo centrifughe». Inoltre, nel film Aurora (interpretata da Angelica Alleruzzo), la figlia adolescente sensibile alle trasgressioni delle norme, con un alto senso civico e sostenitrice dell’emancipazione della donna, è presentata come una ragazza problematica in cerca solo di attenzioni del padre. Un’isterica direbbe la Buongiorno.
E così nel finale, dove a mio avviso il film perde anche di mordente e diventa ridondante, la trasgressione è perdonata, così come l’adulterio, gli arretrati del condominio non pagati, i tradimenti extra-coniugali, le bugie, la macchina in seconda fila, …«Lo fanno tutti» dice lui… Insomma Daniele Luchetti e Francesco Piccolo hanno reso simpatico un “furbetto del quartierino”.

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