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Microcritiche / E’ rinata una stella

1 Novembre 2018
di Ghisi Grütter

A STAR IS BORN – Film di Bradley Cooper. Con Lady Gaga e Bradley Cooper, Sam Elliot, Andrew Dice Clay, Anthony Ramos, Bonnie Somerville, Dave Chappelle, Michael Harney, Rafi Gavron, USA 2018. Sceneggiatura di Bradley Cooper con Eric Roth e Will Fetters. Musiche di Mark Ronson, Jason Ibell e Lukas Nelson –

Il film è il terzo remake di “È nata una stella” del 1937, diretto da William A. Wellman con Janet Gaynor e Friedric March, seguito dal film di George Cukor del 1954 con Judy Garland e James Mason, poi da quello di Frank Pierson del 1976 con Barbra Streisand e Kris Kristofferson.
Bradley Cooper recita, canta e dirige, alla sua prima esperienza. Nell’interpretare Jackson Maine, talentuoso ma alcolizzato chitarrista e cantante country-rocker, Cooper rifà il verso a Jeff Bridges (in “Crazy Heart” di Scott Cooper del 2009) con capelloni e barba lunga. Ci sta piuttosto bene ed è quasi irriconoscibile.
Lady Gaga – al secolo Stefani Germanotta al suo esordio come attrice – interpreta Ally, una cameriera un po’ insicura, figlia di un cantante perdente che amava giocare ai cavalli e che ha fatto poi l’autista. Ally suona il pianoforte e ogni tanto si esibisce come cantante in un pub di drag queen. La popstar ha così dichiarato in un’intervista: «A diciannove anni io sapevo già di voler fare musica, passavo le notti a esibirmi da un bar all’altro e, a differenza di Ally, credevo molto in me stessa. Già all’inizio della mia carriera ho potuto fare le cose come volevo io, non m’importava di essere sexy come le altre, volevo imporre una mia visione personale».
La storia è nota. Jackson Maine incontra casualmente Ally nel pub dove lei si esibisce, ne intuisce il talento e la fa debuttare insieme a lui. Poiché lei scrive anche canzoni, inizia a farne degli arrangiamenti e la spinge a tirar fuori tutto ciò che ha da dire. Nasce un grande amore tra i due che s’incrementa fino ad arrivare a sposarsi.
Man mano, in crescendo, il successo di lei finisce per oscurare quello di lui che, continuando a bere e a drogarsi – oltre a soffrire di una progressiva acufene – sarà costretto a partecipare a concerti minori solo come chitarrista di gruppi sconosciuti. Presentandosi completamente fatto all’assegnazione del Grammy Award ad Ally quale migliore cantante esordiente, inciampa e cade mettendola in imbarazzo di fronte a tutti. Dopo aver passato un periodo di disintossicazione in clinica, ritorna a casa ma si rende conto che lei, pur di rimanergli vicina, ha rinunciato a fare delle importanti tournée. Sentendosi di ostacolo alla sua carriera, Jackson finirà per togliersi la vita.
La mia compagna di cinema ha detto che secondo lei Bradley Cooper ha fatto il film perché aveva una gran voglia di cantare. In effetti, Cooper è anche un bravo cantante, ma è tutto il resto che convince poco. La popstar Lady Gaga è anche credibile come cameriera senza trucco, peccato però che il suo fisico non regga così tanti primi piani. Per contro la colonna sonora originale è notevole, la coppia Gaga-Cooper ha un’ottima intesa musicale, le varie canzoni dei protagonisti sono state scritte da musicisti esperti come Mark Ronson, Jason Ibell e, specialmente, Lukas Nelson che è stato vicino a Bradley Cooper nella sua trasformazione da attore a cantante.
Mentre la prima parte del film è piuttosto accattivante con i vari concertoni rock di Jackson (compresi Glastonbury e il Coachella Valley Music and Arts Festival, in California), gli assolo di chitarra e le riprese di Jackson controluce e un po’ dal basso, la seconda parte nel descrivere il declino, scade un po’ nel melodramma. È lenta e un po’ noiosa e lo spettatore verso la fine si chiede, visto che non c’è l’oceano, come Bradley Cooper farà morire il protagonista.
A Star is Born” è stato presentato alla 75esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia quest’anno riscuotendo un successo, a mio avviso un po’ eccessivo.

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