A Pontida Salvini ha citato, oltre a Walt Disney e Gianfranco Miglio, anche Simone Weil. La filosofa che invocava i doveri prima dei diritti (il femminismo italiano, riferendosi a lei, ha intitolato uno dei suoi testi più significativi Non credere di avere dei diritti). Naturalmente per il “Capitano” i doveri da riconoscere riguardano gli altri, quelli che “ci invadono”. Lui il dovere che qualsiasi uomo pubblico dovrebbe imporsi – agire con un rapporto almeno decente tra bugie e verità – si guarda bene dal praticarlo. Ci ammorba tutti col suo linguaggio e le sue azioni segnate da una spudorata disonestà intellettuale.
Ma, ovviamente, non basta giudicarlo. Domani, per iniziativa del Crs (Centro per la riforma dello stato) e dell’Ars (Associazione per il rinnovamento della sinistra) ci sarà presso la Fondazione Basso l’occasione per una prima valutazione sul nuovo governo (Incubo o regime?). E’ prevista la partecipazione di esponenti delle sinistre che normalmente nemmeno si parlano, quando non si insultano. Bene. Ma anche questo non basta.
Aldo Tortorella, che interverrà nella discussione, ripete da tempo (dai tempi della “svolta” che archiviò il Pci) che la sinistra novecentesca ha esaurito la sua storia, e che per reinventarsi deve ripartire da nuovi fondamenti.
Ma dove cercarli? Come elaborarli e metterli alla base di nuovi pensieri e comportamenti, politicamente efficaci?
Analizzare nel modo più profondo e critico una realtà sociale, culturale, scientifica, economica e politica che evidentemente non si è davvero compresa da qualche decennio in qua, è certamente necessario. Vanno sperimentati strumenti concettuali inediti, un altro sguardo. Ma il fondamento riguarda ancora di più ciò che sta nel fondo del nostro personale modo di sentire, di rapportarci agli altri e al mondo.
Forse in quel che resta della sinistra – come altrove – servirebbe volgersi a questo lato, vicino e difficile, della questione. Proporrei, insieme al riesame della realtà presente, uno scambio a questo livello delle vite e dei punti di vista di ognuno e ognuna. E la sghemba citazione di Salvini potrebbe suggerirci anche la rilettura di alcuni testi fondamentali. Come quelli della Weil, con i suoi giudizi sui limiti del pensiero di Marx, e sugli orrori del comunismo sovietico, contestuali al suo impegno, sino al sacrificio personale, contro il nazifascismo.
In questi giorni ho letto d’un fiato le 390 pagine dell’ Autobiografia spirituale di Nikolai Berdjaev (Jaca Book, 2006). Un affresco straordinario del suo pensiero e dell’Europa che ha vissuto le catastrofi della prima metà del ‘900. Anche questo singolare filosofo religioso russo, che era stato marxista, vedeva “la verità del comunismo” contro la falsità e le ingiustizie del capitalismo. Ma dopo aver avversato lo zarismo combattè fin dall’inizio il regime bolscevico, che lo esiliò nel ’22. Pur senza mai confondersi con la reazione antisovietica.
Per lui, fervente cristiano, il fondamento era la libertà. Una libertà concepita addirittura prima e fuori di Dio, e legata alla persona e alla vita.
Mi ha colpito l’accenno di Nicola Zingaretti, intervistato dal Corriere, al concetto cattolico di persona. La catastrofe del Pd credo dipenda anche da questo: non ho mai visto una riflessione significativa e condivisa su come tenere insieme culture politiche che originano da una visione religiosa e da un materialismo ateo.
Questione bruciante soprattutto per chi viene, come me, da questa seconda tradizione. E credo non abbia ancora finito di elaborare una sconfitta storica, e un male originario.