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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

In una parola / Un voto anzi due a sinistra

27 Febbraio 2018
di Alberto Leiss

Pubblicato sul manifesto il 27 febbraio 2018 –

Ho molti cari amici e care amiche che annunciano comportamenti diversi domenica prossima. Chi si asterrà, o voterà scheda bianca, chi sceglierà (in genere senza troppo entusiasmo) Liberi e uguali, o invece Potere al Popolo, o ancora la Lista Bonino. Pochi, e ancor meno entusiasti, quelli o quelle che opteranno per il Pd.
Rispetto tutte queste scelte. Sì, anche quelle per il Pd o la sua piccola coalizione. Con tutto il male che se ne può dire, c’è da augurarsi che lo smottamento elettorale provocato dalle scelte politiche sbagliate di Renzi e dal suo comportamento arrogante e per certi versi incomprensibile (vedi l’assoluta miopia e afasia sul significato e sull’esito del referendum costituzionale) non si traduca in un vantaggio troppo grande per le destre (o per i grillini: dimenticavo l’amico che si ostina a seguirli, ma non è mai troppo tardi…).
Ciò non vuol dire in alcun modo consentire con l’argomento, molto volgarmente invocato da Renzi e dai suoi, che l’unico voto utile sia quello per lui e per i suoi alleati. Credo invece che il voto più utile sia proprio quello per la sinistra che si distingue dal Pd. Per raccogliere almeno in parte gli elettori delusi dal renzismo, e soprattutto per affermare l’idea che di una nuova e credibile sinistra c’è bisogno, in Italia come in Europa e nel resto del mondo.
Quindi, utilizzando l’unico possibile voto disgiunto che ho a disposizione – quello tra Camera e Senato – voterò su una scheda per Leu e sull’altra per Pap.
Non farò l’elenco delle molte cose che non mi sono piaciute nelle dinamiche che hanno portato alla presentazione di queste due liste, a cominciare dal fatto che i loro promotori non sono stati in grado di fare una scelta unitaria per la rappresentanza (il che poteva non significare – come spiegò su queste pagine Aldo Tortorella – pretendere di confluire in un unico partito o movimento).
Non ho mai sopportato l’espressione montanelliana “turarsi il naso”. Se l’odore è insopportabile, meglio “andare al mare” per respirare aria buona. Se voto per qualcuno è perché qualcosa di positivo mi spinge a farlo. Per quanto riguarda Leu, ho apprezzato il fatto che dirigenti di lungo corso come Bersani e D’Alema – e altri con loro – abbiano fatto il passo, credo non a cuor leggero, né solo per riavere o mantenersi un seggio, di rompere con una storia riconoscendo implicitamente e esplicitamente che in quel loro percorso gli errori e i limiti sono stati molto rilevanti, e gli effetti oggi sono sotto gli occhi di tutti. Altre personalità, come Pietro Grasso e Laura Boldrini, da poco in politica e in ruoli istituzionali rilevanti, hanno rinunciato a collocazioni sicuramente garantite per appoggiare il tentativo di costruire una cosa nuova, coerente con valori e principi che condividono e hanno praticato nella vita.
Ma voto volentieri anche per Potere al Popolo. Intanto hanno scelto come “capo politico” una giovane donna, Viola Carofalo, che non si è nemmeno candidata (l’ho vista in tv tenere testa a un sempre più intristito e incauto Giampaolo Pansa), danno voce a realtà sociali e sindacali interessanti, avanzano obiettivi coraggiosamente garantisti sulle carceri e la giustizia, e Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista, è stato il primo (e unico) capo di un partito a visitare in ospedale a Macerata gli stranieri feriti da Luca Traini.
Mi piacerebbe che la ricerca per reinventare la sinistra di cui c’è bisogno riprendesse con queste e altre persone e energie, che sono molto numerose. Un voto certo non basterà. Ma per me è un po’ come dire “buongiorno” pensandolo davvero.

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