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In una parola / Ribellione e conservazione (con musica)

2 Dicembre 2017
di Alberto Leiss

Giacinto Scelsi

Pubblicato sul manifesto il 28 novembre 2017 –

Una volta Berlinguer disse che i comunisti sono rivoluzionari ma anche conservatori. Esistono cose e valori – dall’ambiente naturale alla dignità di chi lavora – che il capitalismo dominante (il cui credo secondo Schumpeter è una forma violenta di “distruzione creatrice”) elimina senza riguardo, e non sembra una cosa buona.
Questi pensierini mi sono venuti in mente ricevendo l’invito a un’occasione di confronto e di ascolto intitolata Tra ribellione e conservazione, un convegno e un concerto che ruotano intorno alla storia del Monte Verità e al suo rapporto con la cultura tedesca. (Confronti e musiche si sono svolte mercoledì 29 e giovedì 30 novembre presso l’Istituto Italiano di Studi Germanici, e 
 presso l’istituto Svizzero di Roma).
L’incontro, organizzato dai due istituti germanico e svizzero e dall’ Università Sapienza di Roma, ha ricordato quella singolare esperienza che, in piena Bella Epoque, tra il 1900 e la prima guerra mondiale, vide radunarsi sulle colline sopra Ascona, nel Canton Ticino, artisti e intellettuali attratti dalla ricerca di una sorta di “terza via” tra capitalismo e comunismo, all’insegna del rigetto dei costumi borghesi, della libertà dello spirito e dei corpi, in un rapporto più intimo e rispettoso con la natura. Tra fondatori e fondatrici del Monte Verità anche la pianista femminista Ida Hofmann. La musica e la danza, legata a un rapporto diverso tra corpo, spirito e natura – nella comunità si praticavano anche il nudismo e l’alimentazione vegetariana – furono esperienze determinanti di quella ricerca, che entrò in “risonanza” con sensibilità estetiche più diffuse e caratteristiche dell’epoca.
A Villa Sciarra si è ascoltata una scelta di musiche per violino e pianoforte che documentano quel clima culturale con l’esecuzione di pezzi di Alexandr Scrjabin, Thomas de Hartmann, Giacinto Scelsi 
e Émile Jaques-Dalcroze. Le hanno eseguite la pianista Orietta Caianiello e il violinista Filippo Fattorini.
Queste musiche, abbastanza rare nei programmi consueti, parlano di “un tracciato ideale del nuovo
pensiero sulla corporeità e sulla spiritualità che attraversò l’Europa nei primi decenni del Novecento. Ne nacquero – scrive Orietta Caianiello nel programma di sala – fenomeni lontani geograficamente, ma orientati in una stessa direzione: oltre a Monte Verità, diversi centri professarono la fusione armonica delle sfere espressive: mentali, corporee ed emotive. Intellettuali, musicisti e artisti fecero di questi luoghi tappe di un pellegrinaggio teso verso la ricerca di un ‘senso’,
e molti, come Giacinto Scelsi, ne ricavarono un impulso fondamentale per proposte artisticamente rivoluzionarie. Ad Ascona, in contatto con gli artisti che, intorno a Rudolf Laban, crearono un nuovo alfabeto della danza accogliendovi anche le dilaganti correnti spiritualistiche e teosofiche, Scelsi mitigò le prime esperienze legate alla dodecafonia e alla visionaria impetuosità dell’ammiratissimo Scrjabin, con quel fare contemplativo che sarà il tratto dominante in tutto il corso della sua opera”.
E’ una disposizione estetica che coinvolse, tra molti altri, architetti come Wright, scrittrici come Katherine Mansfield, artisti del balletto come Diaghilev, intellettuali “predicatori” come Gurdijeff.
Nei giorni scorsi ascoltando alla tv le dichiarazioni di Berlusconi, Di Maio e Renzi, e guardandone i volti, confesso di aver provato una specie di moto di ribellione. Con la vaga idea di potersi ritirare su un qualche Monte Verità, a fare e ascoltare musica.

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