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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Virginia, o le contraddizioni del femminile

10 Febbraio 2017
di Letizia Paolozzi

imgresDonne ovunque. E dal momento che la lingua si adatta, questo protagonismo viene segnalato attraverso l’uso al femminile di termini che indicano qualifiche professionali, cariche pubbliche e posti di potere (architetta, avvocata, sindaca, ministra, deputata, senatrice).
Tuttavia, al di là del cambiamento nel vocabolario capace (ancora!) di provocare orrore e ripulsa in alcuni padri della patria, esistono segni per riconoscere l’avvocata, la ministra e, visto che siamo in tema, la sindaca?
Prendiamo Virginia Raggi, prima cittadina di Roma Capitale.
Si dice, anzi l’ha detto un suo eretico, anarchico e chiacchierone assessore, che è “impreparata strutturalmente”. Ma una prima cittadina alla quale gliene capitano di tutte e che regge interrogatori-fiume (cosa le avranno mai chiesto i magistrati per nove ore?) e poi via, a sostenere le domande di Mentana a Bersaglio mobile, deve sicuramente possedere una tempra particolare.
Certo, l’aria indifesa, gli occhi sgranati, la figura sottile riflettono l’immagine della donna sperduta, sola contro i marosi della vita. Eppure, mai fidarsi delle apparenze.
Virginia Raggi è forte o almeno, dal mio punto di vista, dotata di incredibile resistenza. Che sgorghi dall’apprendistato fatto nello studio Previti e dalla professione forense, non ha grande rilevanza. Come è noto, il potere del discorso condiziona e contemporaneamente insegna la flessibilità (ecco la resilienza) di fronte alle contraddizioni, amministrative, politiche, sociali, sentimentali di una città bella e smarrita come Roma.
D’altronde, in un Paese dove riscuotono consensi (elettorali) le bellicosità di Salvini e “le spremute di umanità” di Di Battista, gli interrogatori di Virginia Raggi non hanno prodotto scintille nel tribunale dell’opinione pubblica, solito a emettere condanne.
Anzi, la prima cittadina è stata ricoperta da mazzi di fiori. Per il suo spirito puro; a sostegno dell’innocenza proclamata? In fondo, Dostoevskij sull’ uomo “assolutamente buono” ci scrisse un capolavoro, intitolato “L’idiota”.
Qui c’è una donna, beneficiaria di polizze sulla vita dell’ex capo della sua segreteria politica, Salvatore Romeo (il quale, nella causale, aveva indicato una “relazione sentimentale” ma pare che questi schiribizzi fantasiosi siano in uso nel linguaggio delle polizze). Ora, in questi casi non si ravvisa corruzione. Forse una qualche sbavatura simbolica e comunque la prima cittadina nulla sapeva; ne è rimasta “sconvolta”.
I “cani da guardia” della libera informazione non si sono commossi. Un dirigente tra i più accreditati del M5S li ha chiamati in causa. I “cani da guardia” hanno lamentato liste di proscrizione. Resta che, negli articoli (e nelle parole dell’assessore chiacchierone), ricompaiono i colori della vecchia e mai sepolta misoginia.
Tuttavia Virginia Raggi non si è piegata. Un esempio di quanto sappia adattarsi il femminile con i suoi tratti contradditori, belli e brutti, positivi e negativi?
Prendiamo la questione delle relazione. Il corpo è un insieme di relazioni viventi; l’essere umano sopravvive grazie alle relazioni; le relazioni sono il collante della società. Le donne, generalmente, hanno a cuore le relazioni. Rientra in questo luogo degli affetti (ma anche dello sfruttamento) il dialogare della prima cittadina attraverso la chat di Whatsapp, denominata “Quattro amici al bar”, con persone che prestavano la propria attività professionale al Comune di Roma (Frongia, Romeo e Marra)?
Spesso, le donne (io compresa) sono preda di passioni cieche, anche nei confronti di individui (maschi o femmine) che non lo meritano. In effetti, la valutazione dei “curricula” di collaboratori e collaboratrici, promessa da Virginia Raggi in latino plurale, non le ha portato fortuna. E’ saltata fuori una schiera di inquisiti, indagati, dimessi e l’Anticorruzione di Cantone ha faticato a stargli dietro.
Ancora: le donne (non tutte, naturalmente) considerano un valore quello del prendersi cura. E chi meglio di una prima cittadina ha l’obbligo di badare a quanti abitano la città?
Foglie che intasano i tombini e provocano allagamenti quando piove; diminuzione delle corse degli autobus del 35 %, pullman che continuano a scorrazzare intorno al Vaticano; di ciò sembra che Virginia Raggi non abbia contezza. Ma ha rassicurato i pedoni (e quanti girano sul motorino con sprezzo del pericolo): per “le famose buche, poiché c’è la legalità” si tengono bandi di gara.
Il blog di Beppe Grillo ha elencato nel suo assist i 43 successi del Movimento per Roma (che il giorno dopo sono diventati 93).
Gratitudine da parte della sindaca. Certo, se vi aspettate donne che si muovono in modo autonomo, autorevole, con Virginia Raggi avete più di un problema.
Saranno pure dappertutto, le donne. Ma non basta. Insieme alle qualità femminili (altre potremmo elencarne assieme alla cura, alla relazionalità, alla sapienza delle mediazioni, alla dignità nei rapporti), per costruire una politica ci vogliono le idee.

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