IL CONDOMINIO DEI CUORI INFRANTI – Film di Samuel Benchetrit.Con Isabelle Hupert, Valeria Bruni Tedeschi, Gustave Kervern, Tassadit Mand, Michael Pitt ,Jules Benchetrit del 2015. Musiche di Raphaël.
L’habitat del film – Hasphalte in originale – è la periferia industriale della città di Colmar, una cittadina alsaziana al confine con la Germania, in particolare, un edificio residenziale intensivo mal tenuto e mal ridotto.
In linea con una certa commedia corale francese, il film osserva le vite degli abitanti di quattro diversi appartamenti, rappresentandone altrettante solitudini. Il formato del film 1:1.33 è molto particolare, voluto dal regista perché il film è girato in ambienti piuttosto piccoli. Gli interni degli appartamenti sono desolanti: o semivuoti, o di gusto molto piccolo borghese, o con dettagli di gusto più che discutibile (l’acquario kitsch del facente funzione Amministratore).
Sternkovitz (un bravissimo Gustave Kervern) è l’inquilino ebreo del primo piano che non ha voluto contribuire alle spese dell’ascensore. A un certo punto si ritrova su una sedie a rotelle ma ha il divieto di usare l’ascensore (in cambio della quota non pagata), quindi, dopo aver calcolato meticolosamente i periodi di utilizzo dell’ascensore nell’arco di una giornata, decide di usarlo di nascosto durante la notte. In cerca di cibo si ritrova a comprare le patatine delle macchinette nei meandri di un ospedale; lì incontrerà, in pausa fumo, un’infermiera di notte (Valeria Bruni Tedeschi) un po’ depressa con la quale costruirà, tra timidezze e goffaggini, una tenera amicizia.
Jeanne Meyer (l’intensa Isabelle Hupert) è una nuova arrivata, un’ex-attrice un po’ agéè che vive con tutti gli scatoloni ancora non aperti perché si sente precaria e “in attesa”, non si sa bene di che. Charly (Jules Benchetrit, il figlio del regista) è il giovane non loquace vicino di pianerottolo che vive con una madre sempre assente; stando sempre solo si incuriosisce della nuova strana vicina un po’ maldestra, e finirà per prendersi cura di lei. La aiuterà perfino a ricominciare a recitare riprendendola con una telecamera amatoriale e suggerendole modalità di recitazione, quasi fosse un esperto regista.
All’ultimo piano vive Hamida (Tassadit Mand) una donna marocchina il cui figlio Mahjid è finito un’ennesima volta in galera. Bisognosa di compagnia e di dare affetto “adotterà” per un paio di giorni John Mc Kenzie (Michael Pitt), un astronauta americano che, di rientro dallo spazio, ha sbagliato manovra ed è atterrato sul tetto del condominio. Comunicando con pochissime parole la signora rimpinza il giovane americano, con cura e con amore, preparandogli gustosi piatti arabi, come avrebbe voluto fare con suo figlio, che invece è svogliato ed emaciato.
Tutti hanno televisioni e guardano programmi vari – dalle soap operas come Beautiful ai vecchi film diretti e interpretati da Clint Eastwood (I ponti di Madison County del 1995) – sognando altre vite e realtà diverse e lontane dal proprio squallore. Molto appropriata è la battuta dell’ufficiale NASA alla descrizione di cosa vede l’astronauta dalla finestra risponde: «sembrerebbe Pittsburgh», la famosa Smoky ol’ town di Pete Seeger.
Ispirato a due racconti “Chroniques de l’asphalte” del 2005 dello stesso regista Samuel Benchetrit, questo film ha un sapore agrodolce. Gli scambi di affetti e di solidarietà attribuiscono dolcezza e tenerezza a un milieu così misero. La musica curata da Raphaël, è discreta, le riprese sono volutamente statiche, con pochissimi movimenti di macchina e tanta ironia.