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Microcritiche / Giovani si diventa

17 Luglio 2015
di Ghisi Grutter

imgresGIOVANI SI DIVENTA – Film di Noah Baumbach –

Giovani si diventa nonostante presenti una storia un po’ banale, è un film fatto bene, leggero e divertente. Noah Baumbach, già autore dell’alleniano Frances Ha (di cui abbiamo avuto modo di parlare) fa parte di quei filmakers amanti di New York con tematiche tipicamente ebraiche. In questo caso centrale è la narrazione dell’anti-eroe (un bravissimo Ben Stiller) che diventa quasi goffamente onesto in un mondo di “squali”. Emergono temi sulla paranoia (“è un complotto contro di me!”) sul successo e il potere e, alla fine, si può dire che il film tratta della perdita di valori quali l’etica professionale e il senso di verità – quasi virtù desuete appartenenti a vecchie generazioni.
La storia parla di una coppia di quarantenni, Josh e Cornelia Srebnick – documentarista lui e produttrice lei, figlia di un famoso regista – che si lasciano sedurre dalla vivacità di un’altra coppia di documentaristi venticinquenni – Jamie e Darby – e cominciano a seguirne le varie pratiche (il santone che fa vomitare il male) e attività disparate (hip-hop scatenato). I due lui delle coppie stringono amicizia e Josh, sentendosi rigenerato, aiuta generosamente il giovane (Adam Driver dal volto intenso) in una regia. Risulterà in finale che tutta la vicenda è stata il frutto di una truffa e che i giovani “spontanei e disinteressati” avevano ben calcolato tutto raggirando il correttissimo e onesto Josh e sua moglie – Naomi Watts.
Le caratteristiche positive del film si ritrovano nei dettagli che Baumbach, osservatore attento, ci mostra come ad esempio la collezioni di vinili, macchine da scrivere e i vari oggetti vintage che Jamie colleziona in modo maniacale. Inoltre nel film sono descritte varie situazioni divertenti come un’alta coppia di amici coetanei con neonata, la cui vita è stata completamente rivoluzionata da questo parto tardivo.
È raro vedere un film americano dove ci siano pochissime scene girate in esterno nei “luoghi canonici” newyorkesi (ponti, panchine, Central park, Husdon river ecc.) ma che ciononostante traspiri così tanto l’atmosfera di una certa Manhattan intellettuale. Solo sul finale, nella serata d’onore dedicata al padre di Cornelia, con una prospettiva dall’alto s’intravvede una strada in asse dalle vetrate interne dal Lincoln Center Theatre.

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