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Microcritiche / Gay e minatori, ballando in lotta

14 Dicembre 2014

Pride film stillPRIDE, film di Matthew Warchus –

Anche se giudicato da alcuni critici un’astuta operazione commerciale il film Pride diverte e rallegra lo spettatore. Gli ingredienti politically correct anti-thatcheriani si sommano a cliché di successo – il tema del ballo ad esempio è stato usato da Ken Loach nel recentissimo Jimmy’s Hall – Una storia d’amore e di libertà.
Pride è un film pieno di valori condivisibili che difendono le minoranze discriminate siano esse gay e lesbiche, operai, o solo gallesi oppure quando la discriminazione riguarda semplicemente le donne.
In un periodo difficile della storia inglese come quello degli anni Ottanta, il gruppo LBSM (Lesbians and Gays Support The Miners) guidati da Mark – un simpatico Ben Schnetzer – si proietta verso la battaglia in difesa dei minatori in sciopero contro i tagli della Thatcher raccogliendo anche notevoli fondi. Il difficile rapporto tra gay e lesbiche con la piccola comunità gallese di operai si trasformerà in solidarietà reciproca in un bel finale consolatorio. Un film ricco di persone e personaggi che ritrovano ideali e motivazioni di battaglie nello svolgersi degli eventi in un crescendo che, se anche prevedibile, coinvolge e appaga. Le crisi tra le coppie, le educazioni familiari soffocanti, le difficoltà di rapporti con le comunità di origine saranno tutti risolti per il meglio nell’entusiasmo generale. Mattew Warchus ci presenta un notevole cast variegato dal più istrione Dominic West al serioso Paddy Considine.
La musica ha un ruolo conduttore nel film nella crescita, non facile, del rapporto delle due “comunità”. La musica pop degli anni Ottanta – come Bronski Beat, Frankie Goes to Hollywood, Soft Cell, Culture Club, Dead or Alive – ha rappresentato esempi di rovesciamento dei cliché eterosessuali e può considerarsi la colonna sonora di quell’epoca. Il regista recupera quel decennio come momento di solidarietà della protesta sociale e della rivendicazione dei diritti, in contrapposizione al fatto che è stato sempre associato alla de-ideologizzazione e al disimpegno.
Il Gay Pride nella sua versione pop è la formula di successo di Mattew Warchus, un regista che viene dal teatro, che ha colto lo spunto di una storia vera per farlo diventare un grazioso e piacevole spettacolo.

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