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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

L’Europa, Renzi e il centrismo attraente

28 Maggio 2014
di Bia Sarasini

Non è solo in Italia che il risultato del Pd (40,81%) cambia lo scenario. Nel parlamento europeo uscito dalle elezioni del 25 maggio, con i suoi 31 eletti il Pd è secondo solo ai 34 della Cdu della cancelliera tedesca Merkel,(inferiore nelle percentuali, con il 35, 5 % dei voti, ma premiata dal vantaggio della maggiore popolazione). Nel Pse è di gran lunga il partito più forte,che ha staccato sia la Spd (27 seggi) che i laburisti (20 seggi), che i disfatti socialisti francesi (13 seggi). Un cambiamento che è stato messo alla prova subito, ierisera, nell’incontro tra capi di stato per decidere chi scegliere come presidente della Commissione Europea. Matteo Renzi giocherà un ruolo determinante nelle alleanze? E quali politiche sceglierà? E se per ora i governanti europei decidono per la lentezza e affidano un mandato esplorativo (molto italiano ma per nulla renziano) a Van Rompuy, nulla fa pensare a prospettive diverse dallelarghe intese. E dato che in tanti, a partire da Hollande, dicono che occorre cambiare, perché Marine Le Pen e tutti gli euroscettici non prendano il sopravvento definitivo, forse Renzi potrà dare suggerimenti utili. Del resto lo ha dichiarato. Mi interessa cosa si fa, non le poltrone. E se viene spontaneo chiedersi: ma non avevano idee, programmi, ci pensano solo ora? Renzi di sicuro può convincere i partner che per far digerire la“precarietà espansiva”, bisogna pur concedere qualcosa. Qualcosa come gli ottanta euro in busta paga, per fare un esempio a caso. Mentre si procede nella trasformazione in legge del decreto Poletti, cioè la definitiva precarizzazionedel lavoro.

Insomma, Renzi può portare qualche spunto di democristiana spregiudicatezza nel fare concessioni ai propri principi in un’Europa ancorata a una rigidità assertiva.

Ecco, la Dc. Nel commentare le elezioni, in Italia tanti hanno salutato nel Pd pigliatutto la nuova Democrazia Cristiana. A me sembra un paragone improprio, un esempio di pigrizia mentale, ne hanno scritto Elettra Deiana su fb  e Ida Dominijanni. Dell’antico partito che rappresentava in politica l’unità dei cattolici, l’unica traccia che trovo nel partito a cui Renzi ha impresso il suo segno, è appunto la mobilità senza vincoli. Il far convivere punti di vista e azioni del tutto contradditori tra loro. In poche parole, l’interclassismo. Un interclassismo per nulla militante, del tutto a-ideologico.  Un interclassismo post tutto, che fa del nuovo Pd un partito centrista, – molto centrista e decisamente moderato – eppure socialmente sensibile. Ma del tutto incardinato nel suo leader, nella sua capacità di azione e scelta, privo di quelle mediazioni e di quei corpi intermedi che costruivano l’ossatura della vecchia Dc. Che, per esempio, ruppe l’unità sindacale e fondò la Cisl, ma non pensò mai di farne a meno. Non era concepibile, in quel mondo che non c’è più.

Un partito e un governo centrista che per attuare le politiche di sfruttamento del lavoro, di erosione di libertà e diritti secondo il modello delle riforme costituzionali in programma, in corrispondenza con le esigenze del capitale finanziario, assumerà sempre più una fisionomia attraente: molto attraente, molto “moderna”. Con sempre più donne in posizioni di responsabilità, per esempio, con misure “sociali” e concrete molto mirate a garantire sfere –limitate- di consumo.

Occorre grande chiarezza per porsi contro chi si presenta come attraente. Anche perché ti assomiglia, fa in modo di assomigliarti molto. Quale donna, per rimanere a un terreno a me vicino, non è contenta di vedere tre donne – Roberta Pinotti, Susanna Camusso, Amalia Signorelli – commentare (a Ballarò) i risultati delle elezioni politiche? O, anche se non condividi nulla,sorridere per un attimo nel vedere Simona Bonafé così visibilmente felice del suo bel risultato elettorale? Vai poi a pensare che hai votato – se hai votato Pd – per chi nella scorsa legislatura ha permesso l’affossamento della risoluzione Estrela, come David Sassoli e Silvia Costa, di nuovo eletti.

Senza avere chiare queste mutazioni della politica, di cui Matteo Renzi è interprete creativo non solo in Italia, non credo sia possibile pensare a una politica di sinistra efficace. Una sinistra senza etichette, concreta, che guarda le cose come sono.

Il rischio altrimenti sarebbe ritrovarsi a riprodurre vecchi rituali, inseguire nuovi inizi mai veramente cominciati.

Il risultato prezioso e sofferto della lista L’Altra Europacon Tispras ha davanti questo compito. Non ripetere il passato, trovare ilcoraggio di ascoltare le voci di chi dalla politica è lontano, di chi cerca soluzioni individuali, e private al proprio dramma, alla propria angoscia. Che non sa e non crede che si possano condividere in uno spazio comune, che ce ne possiamo prendere cura e farne l’asse di una politica di rovesciamento e trasformazione. Insieme. Questa è la sfida politica, oggi.

 

 

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