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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

I morti nel Mediterraneo: cosa può fare l’Europa

22 Maggio 2014
di Franca Fortunato

Pubblicato sul Quotidiano della Calabria il 17 maggio 2014 –

Dopo la tragedia di migranti, consumata nel Canale di Sicilia, a 40 miglia dalle coste della Libia, con i suoi 17 morti di cui 12 donne e due minorenni, e 206 superstiti, salvati dalle navi Sirio e Grecale della Marina Militare della missione “Mare Nostrum”, insieme a motovedette della Guardia di Finanza e mercantili, l’Europa e il governo italiano non possono continuare ad ignorare quanto la sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini va ripetendo da mesi. “I viaggi della speranza – lei dice – vanno prevenuti, il diritto di asilo va chiesto a terra e non rischiando la vita. Non possiamo continuare così. Dopo il 3 ottobre, quando morirono quasi 400 profughi davanti alle nostre coste, il governo Letta decise di rafforzare il controllo e le operazioni di salvataggio a mare, però non è così che noi risolviamo il problema dei naufraghi e del diritto d’asilo e dei viaggi della speranza. Come intervento emergenziale fa onore all’Italia ma Renzi deve pretendere dall’Europa soluzioni condivise, urgenti, e soprattutto diverse dalla sola sorveglianza a mare. L’unica cosa da fare sono i canali umanitari. Altrimenti le stragi in mare non si fermeranno mai”.
La commissaria per gli affari interni Cecilia Malmstron, si è detta “scioccata” dal naufragio, e intende chiedere “ a tutti gli Stati membri di discutere nel prossimo Consiglio Interni come si può contribuire” perché “è chiaro che la responsabilità è di tutti gli Stati membri dell’Ue” e “ serve solidarietà concreta per ridurre il rischio che tali tragedie si ripetano”.
Ebbene, se davvero vuole sapere cosa fare, la commissaria non deve fare altro che dare ascolto a una donna come Giusi Nicolini, che sa quello che dice. La inviti al prossimo Consiglio Interni e si faccia dire da lei cosa l’Ue può fare. Anche la tragedia di Lampedusa dello scorso ottobre aveva scioccato l’Ue, tanto che nell’isola, dopo la visita di papa Francesco, c’era stata quella del presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso. Da allora l’ Europa non ha cambiato atteggiamento, ha continuato “vergognosamente” a lavarsene le manie e a girare la testa da un’altra parte. La stessa Europa che in questi anni, con cinismo e indifferenza “criminale”, ha affamato e umiliato popoli – come quello greco – ricchi di storia e di cultura. La stessa Europa che non ha sostenuto la missione militare e umanitaria “Mare Nostrum”, nata con l’obiettivo di salvare i migranti in mare ( in 6 mesi sono stati salvati 28 mila migranti, tante donne e bambini partoriti anche sui barconi) e assicurare alla giustizia chi lucra sul traffico umano ( 78 sono gli scafisti arrestati).
E’ grazie a loro che la tragedia del barcone non si è trasformata in una catastrofe, come quella dell’ottobre scorso nelle acque di Lampedusa. Una missione di cui andare orgogliosi- come la stessa Giusi Nicolini riconosce. Ma, oggi, dopo il naufragio di quel barcone carico di migranti, davanti a quei corpi senza vita e senza nome, sbarcati e allineati sul molo di Catania, e ai superstiti strappati alla morte, non possiamo non essere ancora di più d’accordo con lei. Se non la si ascolterà, sappiamo già che altri barconi si capovolgeranno e affonderanno rapidamente, altri cadaveri si aggiungeranno nel “Mare morto”, perché – come il direttore dell’immigrazione del Viminale Giovanni Pinto aveva riferito poco meno di dieci giorni fa al Parlamento – dalla Libia partono sempre più spesso imbarcazioni fatiscenti perché i trafficanti di morte sanno che le navi italiane vanno a prendere i migranti fin quasi al limite delle acque territoriali libiche. Che serva“ qualcosa di radicale” lo ha detto anche Monsignore Mogaverno, vescovo di Mazara. “Invece di continuare a spendere tutti questi soldi (54 milioni in 6 mesi interamente stanziati dalla Marina Militare Italiana ) nella militarizzazione del Mediterraneo , investiamoli – dice il prelato – per moltiplicare le commissioni che esaminano le richieste dei richiedenti asilo. Diamo la possibilità di acquistare un biglietto aereo per l’Europa. Invece di pagare mille, duemila euro agli scafisti, ne potremmo pagare molto meno per un volo. Si potrebbe consentire loro l’ingresso nel nostro Paese con permessi temporanei”. Non sono le proposte di buon senso che mancano, ma le orecchie giuste per ascoltarle.

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