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Sottomissione (S.Paolo e il nostro sesso quotidiano)

17 Marzo 2014
di Antonio De Rinaldis

Tempo fa un amico ha pubblicato su What’s Up un sorta di decalogo tratto da Famiglia Cristiana che spiegava come dovesse essere una “buona moglie” negli anni Cinquanta.

Tra le tante cose che disturbavano (se volete offendevano, forse è la parola più giusta) in quel decalogo – anche i cristiani e i cattolici – vi era la parola sottomissione.

Allora mi sono ricordato che Paolo di Tarso nella Lettera agli Efesini al capitolo V scrive:

“[21]Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo.

[22]Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; [23]il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. [24]E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.

[25]E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, [26]per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, [27]al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunchè di simile, ma santa e immacolata. [28]Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. [29]Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, [30]poiché siamo membra del suo corpo. [31]Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. [32]Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! [33]Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito.

Poiché per i cristiani tutti questa è “Parola di Dio” non mi spiegavo come Dio volesse la sottomissione della Donna (lo scrivo con la lettera maiuscola). Durante alcuni giorni di riposo forzato mi sono documentato: ho come dire studiato.

La prima conclusione è che tutti i versetti vanno letti in connessione e non singolarmente. Detto questo, la parola incriminata (sottomessa) non va intesa in senso letterale, né significa subordinato o sottoposto o peggio ancora sopraffatto. Tutt’altro. Può mai essere amato uno un sottomesso? Può essere carne della tua carne un sottomesso? Il significato che va attribuito a quella parola è evidentemente altro e va trovato attraverso una lettura più incisiva. San Paolo dice semplicemente che la moglie deve essere umile e fare del proprio marito un genio anche se dovesse essere un idiota. E chiede al marito di alzare le chiappe dal divano in cui è sprofondato e amare la propria moglie.

Ma amare in che senso? nel senso di renderla felice, proteggerla, curarla… tutti i giorni della propria vita (e non finché morte non ci separi).  Si può cercare di rendere felice una moglie che è sottomessa? Ma Paolo di Tarso dice anche come si deve amarla: come Cristo ama la Chiesa ossia cercando di farla diventare Santa. Si, perché uno dei principi cardine del sacramento – che non viene meno neanche in caso di divorzio – è che nel matrimonio uno ha l’obbligo di rendere santo l’altro. Ha la responsabilità della santità dell’altro.

Ma mi sono chiesto anche perché ad esempio San Paolo non abbia detto il contrario o meglio non abbia invertito i ruoli dicendo all’uomo di essere sottomesso alla donna e alla donna di amare l’uomo. La risposta è più semplice di quanto non si creda. Perché l’uomo non aspetterebbe altro che trovare un’altra mamma che lo accudisca (non a caso nel versetto 31 impone all’uomo di lasciare la propria famiglia di origine); poi perché la donna è già abituata ad amare nel sacrificio essendo madre. Quindi non avrebbe avuto senso una coniugazione diversa.

Ma San Paolo, in altri scritti, afferma che il matrimonio deve essere vissuto completamente ogni giorno; completamente quindi anche sessualmente e non ci si può astenere dall’atto sessuale (inteso non con finalità di procreazione come siamo abituati a credere o come ci hanno insegnato al catechismo, ma con lo scopo di donarsi, vi sembrerà strano ma è proprio così) solo per brevi periodi e di comune accordo. Così l’atto sessuale diventa la celebrazione  quotidiana del matrimonio voluta dal cielo.

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