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Microcritiche / Uomini storditi

31 Ottobre 2013
di Alberto Leiss

Tempo fa – un bel po’ di tempo fa – mi sono apassionato ai testi spesso oscuri fino all’incomprensibile di Lacan. Ma altrettanto spesso folgoranti. Mi ero fotocopiato, alla biblioteca dell’Università della Calabria, “Lo stordito”, uscito sull’introvabile rivista Scilicet. Ora che Einaudi ha pubblicato il volume Altri scritti, che lo comprende, sono andato a rileggermelo.
(Mi è venuta in mente un’esperienza ancora più antica della mia vita. Mi ero rimesso a studiare il pianoforte, prendendo lezioni a Genova da una maestra molto brava, Marta Del Vecchio: mi mise subito alla prova facendomi cominciare gli studi del “Gradus ad Parnassum” da uno dei più difficili – per la cronaca il n.96, in do minore. Una specie di impervia parete rocciosa, dalla quale fui inesorabilmente respinto. Le note tragicamente aggrovigliate di Clementi ebbero la meglio su di me, ma mi è rimasta impressa la suggestione che a volte è meglio prendere di petto le difficoltà maggiori. Forse si è sconfitti ma si conservano insegnamenti preziosi, duraturi).
L’Etourdit evoca in francese un commedia di Molière (L’Etourdi, lo stordito, lo scervellato…) e si pronuncia come les tours dits, i giri detti. Potrebbe suonare come “stordetto”.
Per farla breve, da questa seconda e ripetuta ardua prova, mi sono rimaste impresse due o tre cose. Il complicato giro di ciò che emerge tra inconscio e linguaggio – e quindi tra immaginario e simbolico – ogni tanto va a sbattere sgradevolmente (come contro una parete rocciosa) in ciò che Lacan chiama il reale. Per lui – e per noi uomini, direi – questo reale consiste eminentemente nel fatto che non c’è rapporto sessuale.
Enunciato famoso e imbarazzante di Lacan. Eppure chi di noi potrebbe negare che qualcosa manca sempre in questo rapporto e nel desiderio che lo anima?

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La mia amica mi dice: ma perché perdi tempo in queste fumisterie (tra l’altro “Lacan era misogino!”, e io sono solo un giornalista superficiale, al massimo un dilettante) e non leggi bei romanzi? Io però osservo con interesse che Lacan torna sempre più di moda e vanno per la maggiore – come critici ascoltati dell’insoddisfacente tempo presente – intellettuali suoi discepoli, come Zizek, e da noi Recalcati.
E noto dilettantescamente un’altra cosa. Che la provocazione lacaniana sull’oscura mancanza che definisce la relazione tra uomini e donne, e che in qualche modo costituisce (o demolisce) il nostro mondo, è stranamente rimossa. L’uno si abbandona a discutibili recuperi rivoluzionari “leninisti”, l’altro è assillato dall’”evaporazione” del padre. Intervistato da un TQ non del tutto inconsapevole della differenza sessuale come Christian Raimo, Recalcati dice cose interessanti sulla crisi della politica (maschile) in Italia, sul capitalismo consumista del plus-godere mortifero ecc. Ma niente, o ben poco, viene domandato o risposto a proposito della faccenda che il suo maestro riteneva fondamentale.

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Direi, giornalisticamente, che qui si “buca la notizia”. Cioè il fatto che una quantità di intuizioni analitiche, filosofiche e politiche di Lacan, sono state in realtà, e per paradosso, tradotte (e capovolte) in pensiero e pratica politica dal femminismo più radicale, soprattutto dopo che Luce Irigaray criticò – appunto alla radice – certe impostazioni “a sesso unico” delle elaborazioni di Freud e di Lacan, del quale era allieva. Irigaray pagò – come ricorda con ancora acuto senso di ingiustizia nel suo ultimo libro tradotto in Italia – questo “oltraggio” con l’emarginazione dall’ambiente accademico francese del tempo (Speculum è del 1974). Pare che lo scandalo non sia ancora del tutto elaborato.

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Il rimosso (dagli intellettuali lacaniani) ritorna però nel meno aulico dibattito politico mediatico quotidiano. Sulla scena dei partiti e delle istituzioni è tutto un rincorrersi di drammi, conflitti e complicità maschili. Sotto lo sguardo sempre più spazientito dell’inquilino del Quirinale: anche la sua residua autorità paterna è messa a dura prova. Nel Pd “fratelli” in dura competizione, ma più o meno concordi nel “rottamare” padri e zii ingombranti. A destra titaniche imprese per liberarsi del patriarca prigioniero di un interminabile e destabilizzante autunno. Nei 5stelle malumori verso il padre-adolescente (definizione di Recalcati) Grillo e il suo alter ego Casaleggio.
In tutto questo che ne è dell’altro sesso? Marina Terragni ha misurato il tasso di attenzione all’”altra metà del cielo” nei quattro documenti congressuali (di Renzi, Cuperlo, Civati e Pittella), ricavandone ben poco, a parte la scoperta della “questione maschile” da parte di Civati. Lea Melandri ha rilevato – altro paradosso – che le donne che fanno politica attorno a Berlusconi dimostrano comunque “un protagonismo e una passione che sembrano mancare alle donne di altre formazioni politiche”.

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La cosa – per concludere, come sempre provvisoriamente – riguarda intanto noi uomini e il nostro rapporto con il mondo e la politica. Rimuovere quello sgradevole, urtante reale lacaniano significa non capire (o almeno non tentare di capire) dove siamo. Eppure l’impenetrabile maestro, a ben leggere, ci aveva a suo modo preavvertito: “Si spiega così quel semi-dire di cui veniamo a capo, quello per cui la donna da sempre sarebbe esca di verità. Voglia il cielo, finalmente spezzato dalla via lattea da noi inaugurata, che alcune, per il fatto di essere non tutte, arrivino a segnare per l’uomodetto l’ora del reale. La situazione non sarebbe necessariamente più sgradevole di prima”. E la sua allieva eretica oggi ci invita a riflettere sull’ipotesi che la copiosa “nostalgia per un impossibile ritorno” che informa tanta psicologia e cultura maschile (Holderlin, Nietzsche, Heidegger… ma, aggiungo io zizekianeggiando, anche Batman e l’Uomo ragno…), sia da interpretare come la mancanza di un adeguato ritorno alla figura materna e a una necessaria differenziazione. Un altro rimosso, che per Irigaray condiziona fin dall’inizio della filosofia greca un modo di pensare e di agire maschile ( e occidentale) che per inseguire l’identità con un Assoluto dimentica la propria origine e non vede la realtà vitale della differenza, della relazione. E ci rende uomini storditi.

Da leggere:

Jacques Lacan, Altri scritti, Einaudi, pag 608, euro 34,00.

Massimo Recalcati, Patria senza padri, a cura di Christian Raimo, minimum fax, pag 124, euro 10,00.

Luce Irigaray, All’inizio, lei era, Bollati Boringhieri, pag 170, euro 15,00.

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