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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Qualche rimedio alla depressione di sinistra

11 Settembre 2013
di Alberto Leiss

Incontro sempre più spesso amiche e amici “di sinistra” incupiti e provati da orribile depressione. La sola parola “Berlusconi” produce convulsioni. Hanno la sensazione di vivere nel peggiore dei mondi possibili… L’Italia poi, “bisognerebbe emigrare…”. Ma verso dove, in questo pianeta maledetto?

Ecco alcuni rimedi (palliativi?).

La democrazia rappresentativa è un cane morto?

Forse sì, come sappiamo gli stati-nazione non contano più, comanda la finanza globale occulta, le mafie internazionali ecc. Ecco però che di fronte alla più drammatica delle decisioni politiche – fare o non fare la guerra – l’antico parlamento inglese dice un bel “no” a Cameron. E Obama si rivolge al parlamento americano per essere autorizzato – anche se avrebbe il potere di decidere da solo, quale “comandante in capo”, come ha sempre fatto il suo predecessore Bush – a un eventuale intervento in Siria. Obama ha detto tra l’altro che lui e l’America sono stanchi di fare la guerra e che il suo paese non vuole essere il “gendarme del mondo”, tanto più dopo i disastrosi errori di Bush. Una soluzione negoziata della tragedia siriana sembra avere più probabilità. D’altra parte è anche giusto reagire in qualche modo allo sterminio di civili, all’uso dei gas. Ma molto più che in passato prevale l’idea – anche nel governo italiano e da parte della ministra Bonino – che per intervenire sia necessario l’accordo dell’Onu. Mi si dirà: finzioni giuridiche. Rispondo che una maggiore legalità democratica è una finzione certamente non sufficiente ma necessaria.

Berlusconi è un cane ancora troppo vivo?

Forse sì, ma direi che la sua corsa è finita. Lo sarebbe stata già da molto tempo se non avesse avuto di fronte avversari veramente incapaci. Sono d’accordo con quanto va ripetendo in questi giorni Emanuele Macaluso: il Cavaliere è sconfitto politicamente (ha perso molti molti voti – e qualunque credibilità internazionale – nonostante la “rimonta” elettorale) e la condanna definitiva lo mette in ogni caso fuori gioco. Mi sembra sbagliato, e anche un po’ ridicolo, accapigliarsi ora se la discussione nella giunta del senato (e degli azzeccagarbugli) deve durare qualche giorno in più o qualche ora in meno. La sentenza è definitiva, Berlusconi subirà certamente anche l’interdizione dai pubblici uffici. Altri processi si profilano in un vicino orizzonte. Grazia o non grazia dovrà passare la mano. Questa è la sostanza politica sulla quale anche la sinistra dovrebbe concentrarsi preparandosi a gestire una nuova fase. E lasciando le passioni tristi che la rendono isterica, impotente, autolesionista.

Leggete l’e-book sul Qubismo

Alla festa del Pd di Genova ho incontrato due vecchi amici, Roberta Carlini – che anima il sito InGenere e quello del movimento Sbilanciamoci – e Guido Moltedo, una volta al manifesto e oggi a Europa, dove scrive sulla situazione internazionale. Presentavano un interessante e-book scritto da Guido e scaricabile gratuitamente dal sito di Europa. Qubismo deriva da “quanto basta”, la prescrizione che spesso si ritrova nelle ricette di una volta (ma anche dell’oggi), quando per indicare la quantità di un ingrediente si rimanda implicitamente alla insindacabile – e in un certo senso inesprimibile – saggezza e autorevolezza della cuoca. “Quanto basta” è lo slogan, il “logo” di un nuovo modo di vivere meglio consumando meno e con più gusto e intelligenza. Qualcosa di abbastanza eversivo – come era stata nell’arte contemporanea la rottura del “cubismo” evocata nel titolo. Nel libro si incontrano figure simpatiche: Berlinguer, Pasolini, papa Francesco, Obama, molte paia di scarpe bucate, certi intellettuali americani che non amano le cravatte e le rigidità accademiche. Per completare la conoscenza di questa visione del mondo, alla quale si convertono sempre più individui e individue in Italia e in tutto il pianeta, consiglio anche la lettura del libro, cartaceo, di Roberta, “L’economia del noi”, edito da Laterza qualche tempo fa.

Il femminismo è un cane morto? Ma no…

Sempre alla festa di Genova ho ascoltato l’intervista a due giovani attiviste delle Femen. Molto simpatiche e coraggiose. Si è poi letto che “cervello” del gruppo sarebbe in realtà un maschio, il quale ha affermato di dedicarsi a questa “politica” anche per avere, diciamo così, occasioni con giovani donne… ha anche aggiunto che contava sul fatto che le Femen si liberassero di lui in quanto residuo patriarcale. Sembra anche che la cosa stia avvenendo, o sia avvenuta. Così va il mondo, oggi. Le due Femen hanno raccontato di essere state molto contente della simpatia ricevuta in Ucraina da donne anziane, certo poco esperte delle teorie femministe. Contente anche del fatto che sia bastato scoprirsi il seno e ingaggiare corpi-a-corpi con le polizie di vari stati per “bucare” i media di tutto il mondo. La cosa mi sembra che parli della potenza del corpo femminile, con tutte le sfumature necessariamente ambigue che il fatto comporta, soprattutto per noi uomini. Consiglierei comunque agli uomini e alle donne che fanno politica di documentarsi su quanto il femminismo italiano ha prodotto l’anno scorso nell’incontro nazionale di Paestum, che si ripeterà anche quest’anno il primo week end di ottobre. Infine, una coincidenza, come spesso per le coincidenze linguistiche non casuale: “quanto basta” è anche l’espressione che usa Luisa Muraro nella conclusione del suo libro sulla forza e la violenza (“Dio è violent”, Nottetempo). Mao diceva “ribellarsi è giusto”. Facciamolo con giudizio.

P.s.

Io per esempio mi sono “ribellato” al livore di un vecchio funzionario ex Pci (peraltro brava persona), che – ancora a Genova – inveiva una sera contro la presenza del banchetto dei radicali al centro della festa. Avevo appena ascoltato Luigi Manconi dire, a proposito dell’amnistia contro il superaffollamento delle carceri, che una cosa che si ritiene giusta va fatta, anche se portasse un vantaggio al terribile avversario B (cosa peraltro non automatica). Allora, proprio come il detestabile B, ho firmato per tutti i referendum al mal sopportato banchetto. Forse ne voterò solo alcuni (immigrazione, droghe, ergastolo…) e non ritengo nemmeno che i referendum siano quella cosa molto democratica di cui si dice. Ma almeno se ne discuterebbe un po’: ho pensato che se Epifani fosse spiritoso lo farebbe anche lui.
Ci sarebbero tante altre cose: le scelte ogni giorno sorprendenti di papa Francesco, la discussione sulla violenza e le ragioni dei no-Tav aperta da Erri De Luca… cose buone e cose cattive. Ma anche dalle cattive ne possono nascere delle buone.

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