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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Una Presidenta nel paese dei maschi sconfitti

4 Aprile 2013
di Franca Fossati

Chissà se ha ragione Emma Bonino (la mia candidata preferita) a dire che sarà più facile per una donna diventare cardinale piuttosto che salire al fatidico colle. Io  ne dubito: gli uomini della politica sono sconfitti e afoni, ben più vitali e parlanti sono apparsi i cardinali. E’ vero che il Papa ha ricordato proprio ieri che le donne hanno un ruolo “primario”,  che è a loro che si è manifestato il Cristo risorto e gli evangelisti hanno solo raccontato quello che le donne hanno visto. Poi però, secondo il Papa, è compito degli apostoli, maschi, costruire e dirigere la Chiesa.  Alle donne, “mamme e nonne”, tocca la testimonianza. E tanto basti. Ma per gli uomini confusi del nostro mondo laico sembrerebbe evidente il ruolo salvifico del genere femminile. Infatti  si sono indignati tutti  (tutte era ovvio) dell’assenza delle donne tra i saggi, o meglio i “facilitatori”. Dopo tanta retorica sul parlamento femminilizzato, sulle ministre  del governo tecnico, sulla Presidente della Camera nuova di zecca e per di più  della società civile, proprio il nostro amato Padre della patria  doveva fare questo errore? Hanno protestato giornalisti e intellettuali, ma se ne è adontato anche il mio vicino di casa e il meccanico che mi deve aggiustare la frizione: è ormai senso comune che le donne debbano e possano stare dappertutto. Compresi i luoghi dove si decide. Tra le tante critiche ricevute questa è l’unica, d’altra parte, che il Presidente ha accolto. E i più lucidi nel cogliere l’aria che tira, come Michele Serra e Massimo Gramellini, ne hanno tratto pretesto per dire che, proprio al Quirinale, ci vorrebbe una donna. A Serra piacerebbe che i politici rissaioli e inconcludenti fossero costretti a contemplare “l’incredibile spettacolo di una femmina che regola e indirizza le ambizioni dei maschi” (come se le donne non avessero a loro volta ambizioni), femmina che per lui dovrebbe avere il nome della già citata Bonino o di Barbara Spinelli. Per Gramellini  è stato meglio così, che non siano state chiamate donne a partecipare a “dibattiti destinati al nulla”. “Se proprio le vogliamo scomodare –ha scritto- che sia per qualcosa di veramente utile e di dolcemente rivoluzionario”. Utile? Rivoluzionario? Ma il Quirinale, appunto. C’è da chiedersi se si tratti di “ruffianeria femminofila”, come scrive Maddalena su facebook, o del segno di un cambiamento vero. Del riconoscimento di un sapere speciale. A guardarle, però, le donne che già hanno ruolo nell’attuale scenario politico istituzionale,  non hanno finora avuto qualcosa di speciale da dire (tranne pochissime eccezioni).  Si comportano spesso come le più intransigenti rappresentanti della parte politica a cui appartengono, scarsamente flessibili come la seriosissima capogruppo dei deputati grillini o le accanite parlamentari berlusconiane o le fedeli portavoce della linea bersaniana. Quasi nessuna che sparigli, che rompa il gioco, che introduca un punto di vista “materno” a fronte di tanti padri ingarbugliati su se stessi.  Per ora, forse, dobbiamo accontentarci di esistere sulla scena pubblica e prendere atto che già questa è una vittoria.

 

 

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