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Microcritiche/ La sapienza dell’ex macho 007

14 Novembre 2012
di Letizia Paolozzi

Skyfall – film di Sam Mendes con Daniel Craig –

L’agente segreto 007 vive e ci piace più di prima. Con Skyfall, è riuscito a Sam Mendes (Oscar nel 2000 per American Beauty) il miracolo di resuscitare il mito legato alla Guerra fredda, interpretato da sei diversi attori, accompagnato da cinque decenni di aggeggi magici e da un numero imprecisato di Bond girls, duellante con un lungo elenco di cattivi. Il mito doveva cambiare. Dopo l’11 Settembre il nemico non era più un paese straniero ma il cyber terrorista seduto davanti a un piccolo schermo. L’aveva capito anche 007, la creatura di Ian Fleming. “Faccio più danni io in pigiama, stando davanti al computer di quelli che riesci a fare tu con la licenza di uccidere” nel film si pavoneggia Q, il trentenne messaggero di trucchi salva-vita. Anche se per l’agente segreto in via di pensionamento, “la giovinezza non è garanzia di innovazione”, i “giovineggiamenti” (definizione di Benedetto Croce) sono nel vento e oggi la parola d’ordine è rottamare: intanto 007, M(adre), gli uffici dello spionaggio inglese. Il resto a seguire se persino la Cia non si sente tanto bene dopo l’episodio Petraeus.

Perciò, l’agente segreto che aveva iniziato le sue avventure cinquant’anni fa con Licenza di uccidere e da allora (negli oltre venti film successivi) non si era mai lasciato cogliere dai demoni della contraddizione né aveva mostrato alcun interesse per la metafisica, ora scava nei lati oscuri della propria vita. Un fragile (se pure con i pettorali in vista), stanco James Bond-Daniel Craig, incapace di passare i test attitudinali, dice addio al machismo. La sua nuova identità sta nella risposta allo psicopatico Silva (Xavier Bardem) che lo invita a provare “cose nuove”: “Chi ti dice che non le abbia già provate?” Perciò basta con le sigarette, e birra Heineken al posto del Vesper Martini.

Naturalmente Skyfall non è un trattato sull’inconscio ma un giocattolo popolare, capace di nutrire il nostro piacere infantile attraverso il meraviglioso inseguimento sui tetti del bazar di Istanbul o la sfida nel casino di Shangai, che sa collocarsi, con qualche brivido di cupezza (come l’ultimo Batman), nel mondo di oggi. Cupezza per la crisi? Per un tempo che non riconosciamo? Per gli anni che passano? Eppure, l’agente 007 viene richiamato in servizio: nonostante l’età o forse proprio grazie all’età una certa esperienza la possiede. E può sempre venire utile.

 

 

 

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