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Bambini contesi e il rischio “PAS”

12 Ottobre 2012

Il terribile video sul bambino trascinato a forza dagli agenti di polizia a seguire il padre, il quale ha partecipato direttamente insieme a uno psicologo all’”arresto per il suo bene” del piccolo che in modo del tutto evidente non voleva saperne di andare con il genitore, mette in luce una violenza inaccettabile. C’è solo da augurarsi che il clamore mediatico induca una maggiore riflessione pubblica (e naturalmente privata) sullo stato delle cose nella “guerra tra i sessi” che in molti casi di separazione raggiunge livelli di violenza, fisica e psicologica, molto gravi.

Uno degli strumenti di possibili violenze che diventano anche istituzionali è la cosiddetta PAS,  sigla che sta per “sindrome di alienazione genitoriale (Parental Alienation Syndrome)”, teoria psicopatologica nata negli Usa e molto contestata in ambiente scientifico. Una diagnosi-sentenza basata sulla PAS, e riconosciuta dal giudice, è a quanto pare all’origine del trauma inflitto a Leonardo. E del fatto che il piccolo è stato messo in una “struttura protetta” – dove, dice il padre, dovrebbe restare un anno – nella quale la madre afferma di non averlo nemmeno potuto vedere.

Segnalo un articolo di Gabriele Lenzi, pubblicato sul sito di Maschileplurale, dove si trovano anche altri materiali sul tema. E’ anche giusto cercare di capire quali siano stati effettivamente i rapporti tra i genitori. Personalmente ho esperienza di posizioni molto radicali e francamente inaccettabili da parte di alcune delle associazioni e degli esponenti dei “padri separati”. Non tutti, naturalmente. Ma emerge troppo spesso un atteggiamento di rivalsa verso mogli e compagne che hanno dimostrato “eccessi” di autonomia e di libertà in un’epoca in cui non è più indiscusso il ruolo patriarcale. E’ in questi contesti che la “PAS” può essere impugnata per ottenere rivalse di carattere giuridico e amministrativo.

Ma è anche vero che spesso le donne assumono comportamenti molto conflittuali nei confronti dei mariti o compagni separati che rivendicano il loro ruolo paterno, in una situazione nella quale – mentre la maggioranza dei figli di coppie separate vive in affido condiviso – per il resto sono assai più numerosi gli affidi alla madre rispetto a quelli al padre.

Del tema si era occupata anni fa Lia Cigarini, avvocata e femminista della Libreria delle donne di milano, in una intervista a Marina Terragni apparsa sul numero 68 (marzo 2004) della rivista “Via Dogana”, col titolo “Voglia di stravincere”. Frase che evoca un noto testo contenuto nel “Sottosopra”  “Più donne che uomini” pubblicato nel 1983, nel quale a un certo punto si parla della “voglia di vincere” della donne.

A.L.

 

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