Sul Corriere della Sera del 7 marzo tre parlamentari di Pd, Udc e Pdl (Guglielmo Vaccaro, Roberto Occhiuto e Fabio Rampelli) hanno pubblicato una sorta di appello rivolto agli altri uomini politici ponendo l’esigenza di un riequilibrio della rappresentanza tra uomini e donne, ricorrendo anche a norme specifiche e a quote nella nuova legge elettorale di cui si è ricominciato a discutere tra i partiti. La politica delle quote è discutibile e discussa, ma mi sembra un piccolo fatto positivo che anche nel mondo dei partiti e dei parlamentari qualche maschio cominci a prendere la parola rendendosi conto di quanto sconveniente e imbarazzante sia la assoluta predominanza maschile in un luogo sempre meno autorevole come il nostro Parlamento.
Altri interventi sui rapporti tra i sessi oggi (in particolare sul problema della violenza maschile) sono venuti in occasione dell’8 marzo da amici di Maschileplurale sul manifesto: si tratta di articoli di Marco Deriu, Alessio Miceli, e di un testo a doppia firma di Stefano Ciccone e Claudio Vedovati. Si possono tutti leggere anche sul sito di Maschileplurale. Dove è anche riportata una discussione aperta dall’articolo di Luisa Muraro sull’ultimo numero di “Via Dogana” sull’uso della violenza in politica. Con gli interventi di Giancarla Codrignani e Monica Lanfranco, piuttosto critici verso le opinioni di Muraro, compaiono anche scritti di Daniele Barbieri e Gianluca Ricciato che invece trovano più convincenti e comunque stimolanti le osservazioni della filosofa femminista.
Un altro intervento maschile meno superficiale del solito sulla politica delle donne e del femminismo lo ho ascoltato da Franco Monaco, esponente del Pd di cultura cattolica, all’incontro sulla “Cura del vivere” tenuto a Napoli lunedì 5 marzo per iniziativa di Franca Chiaromonte e Anna Maria Carloni. Monaco ha parlato di una “etica” del femminismo non in quanto distinta o contrapposta a un’etica maschile, ma come capace di superare le astrazioni sull’individuo proprie del pensiero politico e filosofico maschile grazie a una visione del soggetto immerso nelle sue relazioni con gli altri e basate sulla fiducia, la responsabilità e la cura, senza che questo rimuova asimmetrie e conflitti. Non senza una qualche venatura malinconica Monaco ha detto che nelle idee e pratiche del femminismo che supera l’emancipazionismo trova nuovi fondamenti per reinverare i “grandi ideali” di libertà, uguaglianza e soprattutto fraternità che sono stati all’origine della politica democratica moderna e che oggi appaiono così distanti, fraintesi, depotenziati. A ascoltare molte donne, ma anche un certo numero di uomini.