Merci / Desideri

produrre e consumare tra pubblico e privato

Se anche SuperMario sbaglia la battuta

3 Febbraio 2012
di Letizia Paolozzi

Certo, questo governo dei tecnici dovrebbe essere più misurato nel linguaggio. Va bene che i sottosegretari sono stati indicati da quei partiti i cui dirigenti – maschi e femmine – spesso parlano (nel senso di straparlare) “fuori dal vaso”. Per questo, uno/una potrebbe anche scusare il sottosegretario Polillo che vede il ministro Fornero come “icona della fontana che piange” e il sottosegretario Martone che considera “sfigati” gli studenti non laureati a 28 anni. Ma se ci si mette pure il sobrio, contenuto, controllato Mario Monti, allora non c’è speranza. Significa che le derive del linguaggio sono inarrestabili.

Per il premier “i giovani devono abituarsi a non avere un posto fisso nella vita”. Turbocapitalismo e flessibilità: do you remember? Con un modello del lavoro scivolato dalla fabbrica al postindustriale; dalle vecchie “classi”, direbbe André Gorz, ovvero dalle antiche aggregazioni sociali alle nuove élites iperattive (basta pensare al ministro Passera) e alla massa del “lavoro servile”.

Certo, starebbe ai giovani essere autonomi e dimostrarsi responsabili del proprio destino. Solo che il destino non cammina sulle gambe del creativo o del manager bensì di chi staziona in un call-center a un migliaio di euro (se va bene) al mese. La banconista, il commesso, l’addetta al confezionamento, il contabile, centralinista, sportellista, receptionist (tutti magari con laurea e master) non ci provano nemmeno a trovare nobili motivazioni (tipo “il far bene”) per ciò che fanno in cambio di modestissima paga.

Quanto al posto fisso “diciamo anche, che monotonia averlo per tutta la vita. E’ bello cambiare…” suggerisce ancora il premier. Meglio spostarsi di qua e di là, scegliere una dimora piccola ma accogliente, incontrare nuovi amici. Ma lo sa Monti che se il parasubordinato deve firmare per l’affitto di una casa, senza busta paga nemmeno lo prendono in considerazione? E sa che se vuole acquistare un frigorifero a rate, accendere un mutuo per la macchina, senza la garanzia di uno stipendio fisso, serve l’avallo del padre o della madre?

Il meraviglioso appello a una rivoluzione mentale dei giovani avrebbe bisogno di un po’ più di umiltà. Credere in se stessi è possibile però bisogna che qualcuno cominci con il dare il buon esempio. Fin tanto che i ricchi non saranno tassati, il capitalismo continuerà a mostrare la sua faccia più irresponsabile. Fin tanto che i potenti non avranno uno sguardo meno strabico su ciò che avviene intorno a loro, fallirà il tentativo di disegnare delle alternative. E non sarà facile convincere le ragazze “indignate” bolognesi e quella romana del centro sociale Esc – invitate all’“Infedele” di Gad Lerner (lunedì 30) per valutare il governo Monti – che la fine del posto fisso è una vera fortuna.

 

 

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