Storie / Corsivi

racconti di persone, polemiche ad personam

Un Giglio per il prof. Monti

20 Gennaio 2012
di Letizia Paolozzi

Vite parallele. Schettino, il comandante fellone. Avrà perso la testa? Era fatto e strafatto? A Meta di Sorrento non ci credono. Santo Dio! E’ nato qui, lo conosciamo: ha “salvato” 4000 persone.

Altro film, altra esistenza. Viva il codice d’onore del capitano De Falco. Ha pure detto: “Non sono un eroe”. Magari lo sapeva e lo sapeva la capitaneria di Livorno (Pierluigi Battista sul “Corriere della Sera”) che le navi da crociera, quei mostri a dieci piani, fanno l’inchino – da anni – davanti al Giglio, però l’altra notte si è rivestito di autorità. Deciso, rigoroso con il suo “vada a bordo cazzo”.

Il pavido e il coraggioso. Secondo i commenti dei giornali tutti gli italiani sono così. Tanto per cambiare, divisi a metà. Esemplarità dell’accaduto sulla nave Costa Concordia, sdraiata su un fianco, pronta a inabissarsi. Sale la commozione. Allora, la solidarietà esiste, non è un cane morto. Quel giovane uomo ha lasciato il posto sulla scialuppa a un bambino. Quell’altro ha salvato venti, trenta persone; il terzo si è vestito da Spiderman per distrarre i piccoli.

Pare, si spera, ci si augura che non sia più tempo di individualismo. O di fuga dalle responsabilità, dagli obblighi, dall’appartenenza collettiva. Succede però solo quando esplode la tragedia. Allora tutti rivendicano il clima di coesione sociale. Già. Ma non c’è solo il ruolo dei personaggi negativi, che l’autorità l’hanno persa per strada. Oppure in mare. E nemmeno la forse mancata registrazione della moldava bionda, che uno, malfidato, si immagina assunta in nero. Circola la voce che gli armatori non si siano comportati in modo perfetto. Che qualcuno dalla Costa abbia dato l’ordine di “ritardare” l’allarme al comandante di Meta di Sorrento per risparmiare sui risarcimenti. Allora, il cerchio si allarga. I colpevoli sono più di uno. Evidentemente.

A questo punto compare l’altra, insuperabile contraddizione. Vogliamo vivere in un mondo comune però con le nostre singolarità. Fare il viaggio Costa Crociere, partecipare all’industria dei sogni,  e riportare la foto dell’ ”inchino” davanti al porto illuminato. Gli armatori assicurano: Le prenotazioni non sono crollate.

Poi ci sono le istituzioni. Gli encomi, il decreto “anti-inchini”. Servirebbero anche dei gesti simbolici, per dare il senso della comune appartenenza. Io mi chiedo: non sarebbe stato il caso che il presidente del Consiglio, pur alla testa di “un governo intercapedine” – tecnico quanto si vuole – tra un balzo a Londra da Cameron e una visita di Van Rompuy, trovasse il tempo per andare al Giglio a ringraziare i poco più di mille abitanti, la barista che ha fabbricato caffè per tutta la notte, il prete che ha distribuito coperte, i sommozzatori, i vigili del Fuoco, le famiglie disperate alla ricerca di chi non è tornato?

 

 

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