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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

La missione politica del robot-SuperMario

16 Novembre 2011
di Alberto Leiss

Un amico professore genovese e vecchio liberalsocialista mi ha segnalato, ridendosela di gusto, la vignetta di Le Monde: un Berlusconi – clown triste che se ne va portandosi a cavalcioni sulle spalle una bella signorina nuda, e un Mario Monti che arriva sorreggendo invece un edificio che assomiglia a un forziere, con l’insegna “Goldman Sachs”. E la scritta: “Italie. Enfin, le retour de la morale”. Alla fine in Italia ritorna la morale.

Dunque allo scandalo del godimento svergognato del Cavaliere ora si sostituisce il rigore ascetico dell’ordine “tecnico” capitalistico?  Ma anche quest’ordine, specialmente se impersonato dalle banche di affari americane, è pieno di colpe e di avide dissolutezze.

E se di fronte alle buonissime maniere dell’ex commissario europeo risaltano i gestacci e le sciocchezze dette a profusione dai politici che dovrebbero sostenerlo, c’è da chiedersi se il dominio della tecnica conservi qualche chance di far meglio di una politica – presidente della Repubblica a parte – ormai del tutto priva di autorità.

Lo ha capito genialmente il comico Crozza (avrà letto Heidegger e Severino prima di comparire a Ballarò?), che ha raffigurato l’ottimo professor Monti come un robot dall’eloquio monotono e meccanico, molto forbito, che però dopo un po’ si inceppa e inverte il senso delle parole.

Lunedì all’Infedele Ida Dominijanni, sposando alcune delle ragioni di una “minoranza di sinistra” a cui non piace l’”operazione Monti”, ha quasi detto che, quanto ai nessi con gli interessi economici retrostanti, il rimedio poco democratico dettato dai mercati è forse peggio del male del nostro più domestico conflitto di interessi.

A me però non convince la tesi che siamo di fronte a un “piano del capitale”, che Monti è l’uomo meccanico inviato in Italia dalla “cupola” tecno-finanziaria che attualmente domina il mondo. Tesi urlata in modo più che sospetto dal clan Ferrara-Feltri-Sallusti-Santanchè, con l’aggiunta parodistica di un po’ di onore nazionale ferito dai francesi che s’incazzano e dai soliti crucchi.

Certo nella finanza globale si annida un potere immenso – lo stiamo vedendo – molto pericoloso e ancora sregolato.

Ma nel concerto tra Napolitano, Merkel, Sarkozy e Obama, e gli altri uomini di Bruxelles, che certamente ha agito con forza e modalità del tutto inedite per disarcionare Berlusconi e sostituirlo con Mario Monti, vedo un estremo gesto tutto politico, il cui obiettivo – pur nei gravi limiti, ritardi e torti di alcuni protagonisti – è salvare con l’Italia l’Europa, e quindi l’idea stessa di un assetto del mondo multipolare e più strutturato, forse capace di ritrovare la forza politica e le idee comuni per domare l’irrazionalità egoistica del potere finanziario.

Ho trovato nel sito Laterza un intervento di Monti del 2008, al festival di Trento: in Italia aveva rivinto Berlusconi, e in America stava per vincere Obama, mentre la crisi economica stava esplodendo.  Il nostro attuale primo ministro incaricato si esprimeva, sia pure cautamente e contro ogni statalismo di ritorno, per una maggiore regolazione politica dei mercati (tra l’altro è stato allievo di Tobin), ma soprattutto criticava fortemente l’appoggio dato dai paesi europei, in primis l’Italia (con la Spagna di Aznar, l’Inghilterra di Blair e altri) alle scelte dell’amministrazione Bush. Scelte politiche e militari che hanno rallentato e messo a rischio la costruzione europea e dissipato risorse enormi nel tentativo, sostanzialmente fallito, di affermare un dominio unipolare del mondo.

Finora l’Europa ha cercato di costruire se stessa con un singolare percorso inconfessabilmente “marxiano”: dalla Ceca allo Sme, all’Euro, gli europeisti hanno scelto di costringere la politica agendo sull’economia. La struttura economica ha determinato quella politica, e non viceversa.

Ma oggi questo rapporto è giunto a un punto di non ritorno. Se non avviene un salto nella capacità di governo politico dell’Unione, l’Euro sarà una barriera sempre più fragile. La partita potrebbe essere già persa, ma le sinistre politiche non dovrebbero scommettere con più forza su questa possibile valenza dell’operazione Monti?

Oggi intanto vedremo che doni ci porta nel sacco del governo. Dopo la singolarissima consultazione di più di trenta gruppi politici, delle parti sociali, dei giovani e “delle donne”. Su quest’ultima significativa stravaganza si veda il commento irato di Marina Terragni con la dichiarazione mitissima della signora delle Pari Opportunità consultata.

 

 

 

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