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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

La fantasia del Colle e le signore di Monti

18 Novembre 2011
di Letizia Paolozzi

La crisi del capitalismo va avanti da mesi, anzi, da qualche anno. Sarà interessante capire cosa pensa il nuovo governo Monti degli eccessi del capitale.

Per placare l’indignazione di fronte al divario tra salario di un operaio e bonus di un manager, riconoscerà la cupidigia e avidità che hanno segnato la finanza globalizzata e anche domestica? Proporrà, ricorrendo alle indispensabili correzioni,  meccanismi di controllo stringenti?

Non basta, dice un pezzo della sinistra che sente odore di Goldman Sachs & C. Questi sono banchieri, dunque rappresentano i poteri forti. Peggio di Berlusconi che, curiosamente, viene rimpianto con le sue esuberanze-esorbitanze.

La democrazia non può restare a lungo sotto tutela. Sotto la tutela dei bocconiani. Questi non li ha votati nessuno. Allora, tra Passera e Scilipoti, meglio il secondo al quale, comunque, il “porcellum” ha assegnato uno scranno?

I banchieri, insiste quel pezzo di sinistra, sono venuti fuori dalla testa del presidente della Repubblica. Come Minerva dal mal di testa di Giove. Nomina-lampo di Monti senatore a vita. Dimissioni, non sfiduciato, di Berlusconi. Monti chiamato a formare il nuovo governo. Quasi un’anomalia se non proprio un abuso. Michele Ainis (sul “Corriere della Sera”), con finezza, ha parlato di “un gesto di fantasia costituzionale” di Napolitano.

Quanto ai politici, hanno detto: Sì, il governo Monti lo sosteniamo, solo però se è composto di tecnici. Non ci hanno voluto mettere la faccia i segretari, come se l’identità dei loro partiti fosse biodegradabile, soggetta a immediato corrompimento nel momento in cui si ritrovano insieme.

Neppure Letta e Amato andavano bene. Letta è stato l’ombra di Berlusconi in questi anni; Amato fu, sino a un certo punto, l’ombra di Craxi. Ma anche un non troppo amato premier del centrosinistra post-D’Alema. Probabilmente i partiti sono troppo deboli, la classe dirigente troppo mediocre, per combinare alcunché. Ma dubito che una simile deresponsabilizzazione li aiuti a recuperare la fiducia perduta.

Centrodestra e centrosinistra sanno che la crisi morde il Paese, che è sull’orlo del fallimento finanziario. Bisogna affrontarla, però mai e poi mai berlusconiani e nemici di Berlusconi insieme: “Il nostro elettorato non capirebbe”. Più realisticamente, ogni partito vuole tenersi le mani libere. D’altronde, al più tardi nel 2013 si vota. E verrà pure eletto il nuovo presidente della Repubblica.

Così la politica si è scrollata di dosso le responsabilità rifiutate dai politici.  Però, se uno vuol difendere la patrimoniale, un altro affrontare il debito in modo meno traumatico dei diktat Merkel-Sarkozy, non sarebbe stato meglio pesare all’interno della compagine governativa? E d’altronde, non sarà un paradosso che ai banchieri, che ci hanno portati a questa situazione (con gli economisti, certo), venga affidato il destino finanziario degli italiani?

Se la diseguaglianza, anzi, l’ingiustizia, ha bisogno, per essere curata  dell’impegno sociale, leggendo le biografie degli appena nominati ministri, si capisce che sarà la cultura cattolica ad assumersi un simile impegno. Quanto alla cultura laica, pare che una di queste sere se ne parlerà a “Chi l’ha visto”.

Infine, tre importanti ministeri per tre donne dal curriculum professionalmente molto serio. Alla Giustizia Paola Severino. Agli Interni Anna Maria Cancellieri. Al Welfare e Lavoro (accorpate le Pari Opportunità) Elsa Fornero. Si tratta di donne che pensano con la propria testa, senza fedeltà ideologiche o, peggio ancora, di corrente. Fornero crede esplicitamente all’innalzamento dell’età pensionabile delle donne; Cancellieri ha detto che abolirebbe l’8 Marzo perché lo considera superato; Severino ha annunciato che il primo problema per lei (e finora solo per i Radicali) sono le carceri italiane (800 suicidi l’anno scorso).

Le giudicheremo, come il governo d’altronde, per quello che faranno. Nessuna pretesa di opportunità o quote (“50% di donne al Governo”, recita la Lettera di Snoq, che da appuntamento per manifestazioni l’11 dicembre nelle varie città d’Italia come fu il 13 febbraio). Più semplicemente, c’è stato un riconoscimento del merito.

 

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