“Snoq”: non è il nome di un personaggio dei fumetti, e neppure le lettere che riproducono il suono dello schioccare delle dita. E’ invece l’acronimo di “Se non ora quando”, la rete che ha dato vita all’incontro di Siena. Siena perché? «In questa storia tutto accade per le relazioni che ci sono o che si stabiliscono tra le donne: Francesca Comencini era venuta qui a presentare il suo libro e Tatiana Campioni che dirige S. Maria della Scala le ha detto: perché non venite qui?» (Lunetta Savino, intervistata dall’Unità, 8 luglio)
Centoventi comitati, duemila donne che hanno sfidato il caldo per ritrovarsi. Autorganizzate. E questa è già una notizia e notizia politica. Non per il Tg1 e per la stampa di centrodestra. Gli altri giornali invece non sapevano bene dove collocarla. Cronaca? Costume? Società? Per non sbagliare l’hanno messa a metà della foliazione. La politica-politica è altra cosa, credono.
La sfida di Siena era audace. Dopo il successo del 13 febbraio il rischio era quello di un parlarsi addosso di piccole burocrazie femminili, di riprodurre “i vecchi cahiers de doléance dei sindacati e dei partiti di sinistra” (Mariella Gramaglia, La Stampa, 9 luglio). Non è stato così, o per lo meno non è stato solo così. Lo capisce anche chi sul Prato di Sant’Agostino non c’era e ha seguito le cose su internet, leggendo i blog e le cronache o guardando i video sul sito di Repubblica. “Sul palco salgono in centinaia, donne, vecchie, mature o ragazzine” (Daniela Preziosi, Il Manifesto, 10 luglio) e “parlano di politica come se raccontassero qualcosa della loro vita” (Marina Terragni, blog.leiweb.it). Tre minuti ciascuna. Parlano “molto meno del corpo delle donne, delle escort e di cose vaghe”, piuttosto di maternità e lavoro, di congedi obbligatori, di manovra finanziaria e di precarietà (Maria Laura Rodotà, Corriere della sera, 10 luglio). E anche queste sono notizie. Così come lo sono i fischi (non maggioritari, anche se enfatizzati dalla stampa, Il Fatto Quotidiano in testa) verso le donne dei partiti. Allora sta per nascere un partito di donne? Lo escludono le organizzatrici. Ciò a cui si vuole dar vita è “un patto tra donne su obiettivi condivisi”. Troppo ambizioso? Troppo vago? “La sciarada sarà tenere il più possibile dentro Snoq tutte le differenze ma anche uscire con risposte univoche, per essere pronte quando si tratterà di partecipare alle prossime elezioni” (Monica Luongo, donnealtri.it). E le strutture che coordinano e dirigono? E’ ancora tutto da vedere. Quello che potrebbe crescere è un inedito “sindacato” femminile che condizioni l’agenda politica. E non sarebbe poco.