“Caro Sindaco De Magistris, ci hai promesso trasparenza, competenza e passione, tutte risorse di cui il mondo delle donne napoletane è pieno e a cui sono state sorde le burocrazie di tutti i partiti …per questo motivo ti proponiamo una rosa di nomi di donne protagoniste di eccellenza in vari ambiti professionali..”, così un gruppo di napoletane in una lettera aperta al nuovo sindaco (Adnkronos, 4 giugno).
“Caro Sindaco Giuliano”, fare la giunta è tua prerogativa così come dialogare con i partiti che ti hanno sostenuto, “ma solo una piccola parte di questa enorme ricchezza che abbiamo chiamato politica prima o Big Society ha occasione di passare dai partiti”. Per questo, “per la squadra che stai andando a comporre e che vuoi per metà femminile”, potrebbe esserti d’aiuto guardare in quella direzione. Così scrive Marina Terragni che ha animato la campagna elettorale milanese con il suo blog (leiweb.it/marinaterragni) e con il Tavolo Zero/Doppio Sguardo su Facebook.
Anche Terragni propone una rosa di nomi. Insomma: non basta più dire vogliamo una donna vicesindaco, o vogliamo il 50 per cento nella Giunta. Le donne, o per lo meno una parte di loro, sono diventate più esigenti.
Infatti c’è una storia dietro le spalle: le due grandi città, Milano e Napoli, sono state governate da donne che non hanno saputo o potuto dare prova di competenza ed efficacia. E non sono neppure riuscite a valorizzare le eccellenze delle concittadine. Basti pensare a Milano dove tra i 42 partecipanti ai tavoli tematici dell’Expo (il cui tema, ricordiamo, è la nutrizione!) non era stata prevista neppure una donna. E ai vertici dell’ Expo, si badi bene, ci sono Letizia Moratti e Diana Bracco. Solo dopo che Terragni e Zanardo hanno denunciato il fatto con una lettera al Bureau International des Expositions di Parigi le tavole rotonde si sono colorate di rosa (vedi Il Riformista del 7 maggio).
L’impegno delle elettrici e prima ancora la manifestazione delle donne di febbraio sono stati decisivi per la vittoria dei sindaci di opposizione. E non si può spiegare il successo di De Magistris con il fatto che piace alle donne perchè è nu bello guaglione, uguale ad Antonio Banderas, come ha detto Alessandra Mussolini alla trasmissione Agorà (Rai Tre). Né basta la categoria della “rivolta morale” (Concita De Gregorio, L’Unità, 5 giugno) contro i costumi del Premier a interpretare il voto femminile a Milano. Se “la pacatezza e il fare di Pisapia, qualità in genere attribuite alle donne, diventano comportamento comune e vincente” (Concia e Azzaro su gli Altri) è evidente che c’è un sapere politico femminile che deve essere rappresentato.