“Mi piace questo posto, le persone sono molto eleganti e molto belle, non come le persone italiane”. Così Ruby Rubacuori, in un inglese assai divertito, al Gran Ballo di Vienna. Il buon Mentana, che ogni tanto viene preso da qualche piccolo raptus nazionalistico, se ne è risentito, mormorando in diretta: “…da quale pulpito…”.
Noi – ma sì, per questo commentino di gala usiamo il pluralis maiestatis – siamo rimasti come folgorati dalla foto scattata all’arrivo di Ruby nella capitale austriaca. Il “magnate” Richard Lugner inchinato che bacia la mano alla sua giovanissima ospite italiana, e la guarda di sotto in su con quella faccia da Joker un po’ sfatta. Lei ritta e sorridente, evidentemente molto soddisfatta. Non sa ballare il valzer ma certo ambiente e coreografia le saranno apparsi molto più gradevoli dell’Albikokka, e persino di quel misterioso interrato di Arcore destinato al Bunga Bunga.
Ruby ha detto di sentirsi “parte lesa” dai giornalisti italiani e non da Berlusconi, ma è stata pronta a precisare – quando è arrivata la notizia che secondo il Cavaliere lei era già maggiorenne al tempo delle sue visite in villa perché registrata in ritardo all’anagrafe in Marocco – che semmai dovrebbe chiederlo alla madre…
Abbiamo pensato male: non vorrà certo privarsi dell’arma micidiale che conserva nella borsetta grazie alla minore età appena superata.
E tutto questo nella città di Mozart, di Beethoven, di Musil!
Ci è venuta in mente proprio un’affermazione dell’autore dell’Uomo senza qualità: “ mi sta a cuore che l’ironia non sia un gesto della mia superiorità ma una forma di lotta”. Niente ormai ci indispone di più del tono apocalittico con cui molti critici del berlusconismo denunciano la “catastrofe morale” italiana, la “mutazione antropologica”, avviata nientemeno che dal cagnolino Assfidanken e dai costumi succinti di Tini Cansino, diaboliche invenzioni di Drive In.
Non sottovalutiamo certo tutto il “male” politico, economico e culturale che sta dietro alle maschere di un Lugner e di un Berlusconi. Ma se questo “male” trionfa è perché chi si propone di far meglio appare così distante dalla realtà che vivono gli uomini e le donne tutti i giorni e così poco capace di comprenderla.
Analizzare con un po’ di ironia il debutto globale viennese di Ruby, con quel che dice del mondo, potrebbe forse suggerire qualche strumento “di lotta”, mentale e materiale.
Come accogliere nella nostra grande civiltà i poveri del Maghreb, o come aiutarli là dove stanno (anche se non sono avvenenti parenti di Mubarak). Come agire politicamente nella società dello spettacolo (avete visto che bel cappello sfoggia ancora J.R.?). Che fare, noi uomini, con una virilità giunta ormai chiaramente al capolinea (però senza prendersi troppo sul serio, altrimenti si rischia di ricadere comunque nei vecchi vizi. Bob Geldof docet…)