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Lettera a Adriano Sofri

16 Febbraio 2011
di Alberto Leiss

Caro Sofri,

leggo sempre con grande interesse quello che scrivi e apprezzo in particolare l’ impegno, piuttosto raro, a parlare spesso senza rimuovere il tuo essere un maschio e la parzialità che questo comporta. Condivido quindi il senso del tuo articolo sulla Repubblica del 15 febbraio. Noi maschi abbiamo molto da imparare dalla manifestazione organizzata il 13, e aggiungo, dalla discussione molto ricca che intorno alla manifestazione si è sviluppata grazie ai contributi di numerosissime donne e anche di qualche uomo. Non capisco bene, quindi a che cosa e a chi ti riferisci quando scrivi che non avevi mai sentito “pretesti così capziosi e vanesi per non aderire”.
Numerose femministe italiane hanno criticato – con argomenti che ho trovato in larga misura condivisibili – alcuni presupposti della mobilitazione. A partire da uno: che i comportamenti del Premier mettessero in discussione la “dignità delle donne”, mentre è l’immagine maschile, il potere e la politica maschile che vengono prima di tutto messi “ a nudo” nel loro aspetto più misero.
Forse ho frainteso: sarebbe veramente paradossale che un uomo come te traesse da questi avvenimenti l’arroganza di liquidare come “capzioso e vanesio” chi avesse osato formulare una critica.
Tra l’altro mi è sembrato che di alcune di queste critiche le organizzatrici della manifestazione abbiano anche tenuto conto, invitando esplicitamente noi uomini a partecipare, evitando, per lo più, toni e slogan “moralisticamente” rivolti contro le donne coinvolte nello scandalo di Arcore. Io trovo abbastanza irritante – a dir poco – che i riflettori siano accesi, spesso in modo spietato, sulle cosiddette “papi-girls”, e poco o nulla si dica a proposito di tutti quei signori molto rispettabili che hanno tenuto e tengono in piedi il Premier, nonostante il fatto che la ex moglie Veronica li avesse avvertiti pubblicamente all’inizio di questa storia: aiutatelo… Se si raccolgono firme contro la Minetti che cosa bisognerebbe fare con i maschi che sulle loro poltrone da superministro o da supersottosegretario hanno assistito senza batter ciglio, e ora magari si preparano in silenzio alle ipotesi di successione?
Mi auguro che dalla reazione di tante donne e tanti uomini, e dalle molte analisi suscitate dai comportamenti di Berlusconi, si imparino, appunto, almeno tre “lezioni”.
La prima è che le donne, persino in Italia, non sono ormai più da tempo un “soggetto debole” da tutelare, ma una grande forza della società che solo una politica maschile sempre più priva di autorità ( a destra, ma in grande misura anche a sinistra) continua a non saper vedere e rappresentare.
La seconda è che esiste una cultura politica femminile e femminista molto ricca e varia, e che sarebbe l’ora da parte di chi fa politica e di chi scrive sui giornali di studiarla finalmente un po’, almeno con lo stesso interesse con cui si discute, che so, dell’”azionismo” di Eco e del “liberalismo” – si fa per dire – di Ostellino.
La terza è che è davvero giunto il tempo di una presa di parola da parte degli uomini che invece questa nuova situazione cercano di vederla, e sono disposti a fare un esame serio sulla realtà del proprio desiderio, sulla idea che hanno della politica, del potere, delle relazioni che praticano con gli altri uomini e con le donne.
Cari maschi, ancora uno sforzo…

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