Merci / Desideri

produrre e consumare tra pubblico e privato

Il quoziente che odia le donne

14 Gennaio 2011
Pubblicato il 12 gennaio 2011 su "Europa"
di Franca Fossati

Famiglia: ecco la parola chiave divenuta ancora una volta merce di scambio tra i partiti. Pierferdinando Casini dice a Aldo Cazzullo del Corriere della sera (10 gennaio) che l’Udc potrebbe votare i decreti attuativi del federalismo se contenessero misure a vantaggio delle famiglie. Fino a ieri la formula magica era “quoziente familiare”, una sorta di feticcio per i centristi cattolici.
Che cosa caratterizza questa misura avversata dalle organizzazioni sindacali e a cui la Cgil ha dedicato già nel 2009 un piccolo libro intitolato “Tasse che odiano le donne”? Il fatto che la tassazione viene calcolata sulla base dei redditi di tutta la famiglia rendendo così più vantaggioso avere un coniuge “a carico”. E la cosa è tanto più grave in un paese che è agli ultimi posti in Europa per occupazione femminile.
Oggi, valutata l’incompatibilità con le risorse pubbliche per tale riforma, si ripiega su un’ipotesi territoriale. Chi ha più figli dovrebbe pagare di meno i servizi. O, come sostiene il sindaco di Parma, Vignali, sostituirsi ai servizi e in cambio ottenere sconti fiscali.
Insomma, viva le donne che scelgono di garantire a tempo pieno assistenza ad anziani e bambini (Il Tempo, 6 gennaio). Interventi che sembrano voler rafforzare una famiglia in cui prevale la divisione tradizionale dei ruoli.
Per capire perchè il quoziente familiare tanto evocato scoraggi la partecipazione delle donne al mercato del lavoro vale la pena di andare sul sito ingenere.it. Dove si legge, inoltre, che il modo migliore per uscire dalla povertà o per evitarla, (e lo dicono gli studi della stessa Commissione europea), tanto più per le famiglie numerose, è quello di poter contare almeno su due redditi.
Rendere “conveniente” il fatto che le donne stiano a casa va nella direzione opposta. E non dà garanzie in tempo di crisi. Che succede infatti se l’unico portatore di reddito perde il lavoro? Anche le politiche comunali possono quindi essere pericolose se invece di sostenere l’occupazione femminile, la disicentivano.
Ma di tutto questo, della necessità vitale per il Paese di promuovere il lavoro delle donne, si parla poco o niente. Perfino nel gran dibattito epocale sulla Fiat e su Marchionne, non ha meritato più di un trafiletto sull’ultimo Espresso l’iniziativa delle operaie della Fiat di Termoli che chiedono una turnazione più elastica per le lavoratrici con figli piccoli. Flessibilità certo, ma non solo a vantaggio dell’azienda. Come previsto d’altra parte dalla legge sui congedi parentali che prevede sgravi per le imprese che applicano agevolazioni di orario per le madri.

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