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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Il secondo divorzio del Cav

1 Agosto 2010
di Alberto Leiss

Reggerà il governo, resisteranno le istituzioni dopo il drammatico “divorzio” tra Berlusconi e Fini? E’ la fine del bipartitismo, ma anche del bipolarismo? Arriverà un governo di “transizione” che approverà una legge elettorale “alla tedesca”? E la crisi economica? Sui giornali – vedi Repubblica e il consueto commento domenicale di Scalfari (il primo agosto) – prevalgono toni molto preoccupati: con questi mercati irrequieti aprire una crisi sarebbe irresponsabile, molto meglio un governo tecnico, magari diretto da Tremonti, il nostro poco simpatico custode del debito…
Ci accorgeremo che quasi tutto quello che la politica ha fatto e detto in questi quasi vent’anni era un guazzabuglio sbagliato?
Ci vorrà forse ancora qualche mese per capire. Per ora c’è qualche strano paradosso. Vendola, che proviene da quella sinistra estrema proporzionalista, che ha sempre contestato i bipolarismo, vorrebbe andare a votare subito, senza paure, mettendo in campo una alternativa totale al berlusconismo e alle destre, sia pure più “civili” come quella evocata da Fini. Di Pietro scrive a Bersani lanciando l’idea di un Pd più largo, che accolga anche l’Idv.
Intanto colpiscono alcuni particolari, di cronaca e di costume. Mentre si consumava la crisi tra i due “cofondatori” del Pdl, serate di festa con Berlusconi preoccupato soprattutto di attorniarsi delle sue fans parlamentari. I suoi complimenti “galanti” si sprecano. Pare che il governo sarà “rafforzato” con ben quattro sottosegretarie. Una, destinata a fare la viceministra per lo sviluppo economico, appena “strappata” all’avversario Fini.
Il Cavaliere ha confessato che, dopo la cacciata dal partito del Presidente della Camera, si è sentito sollevato come dopo il divorzio con Veronica. Lapsus dai molti possibili significati. Lui non sopporta chi lo critica, chi rifiuta l’obbedienza, chi dice una verità diversa. E’ anche un sintomo del fatto che gli uomini – questi uomini – sono sempre meno capaci di gestire le proprie relazioni di potere e di affidamento reciproco.
E che cosa leggere in questa ossessione del Premier, di esporsi comunque circondato da donne, possibilmente avvenenti, importa meno se “ragazze immagine”, escort, o parlamentari della (povera) Repubblica?
Chissà. Forse è un altro segno di declino: vedete che sono sempre il più forte? Sennò perche tutte queste signore mi starebbero intorno? (Verrebbero in mente le priapesche invenzioni gaddiane)
Poco importa, per uno che “non è un santo”, se si può sospettare che contino in quelle scelte femminili le ragioni del potere e del denaro. C’è anche da dire che dietro questi comportamenti potrebbe persino esserci una qualche consapevolezza che il mondo nel frattempo è cambiato per iniziativa delle donne: le galanterie più o meno volgari, reiterate e pubbliche di Berlusconi sono una forma distorta di riconoscimento e insieme di depotenziamento del più libero ruolo femminile.
La sinistra, beata lei, invece non si è accorta ancora di nulla.

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