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Pornomisoginia di sinistra

11 Aprile 2010
Pubblicato su "Europa" il 7 aprile 2010
di Franca Fossati

Non meriterebbe attenzione l’invettiva di Massimo Fini contro le donne se non fosse stata pubblicata su Il Fatto Quotidiano (27 marzo) e se pochi giorni prima non avessimo assistito su Raiperunanotte alla pornografica performance di Daniele Luttazzi.
Può darsi che la rottura dei tabù del “politicamente corretto” sia un bene, perché così emergono sentimenti e pulsioni ipocritamente mascherati. Sta di fatto che quei sentimenti e quelle pulsioni abitano trasversalmente la destra come la sinistra ed è utile prenderne atto. Per Fini le donne sono una “razza nemica”. Baccanti, dionisiache, caotiche, provocatrici, insondabili, sfuggenti (e chi più ne ha più ne metta), quindi “totalmente inaffidabili”. Ora che si sono “liberate” sono diventate anche “micragnose, burocratiche, causidiche”.
L’Uomo, scrive, nella replica alla redattrice de Il Fatto Silvia Truzzi (3 aprile), per sopperire alla sua “impotenza creativa”, visto che la donna è “protagonista del gran gioco della vita”, si è inventato di tutto, la letteratura, la filosofia, la scienza, il diritto, la guerra. Ma anche lì, perfino nella guerra, “le stronzette” hanno voluto entrare. “Ma state a casa, cretine, a fare figli”.
In realtà Fini ci aveva dato una chiave di lettura quando, dopo aver detto che le donne sono una razza nemica, aveva aggiunto che “bisognerebbe capirlo subito. Invece ci si mette una vita, quando non serve più”.
Lo sfogo amaro di un uomo deluso, quindi?
Ma tanti maschi sulla Rete gli danno ragione. Qualche donna è esterrefatta, come Giulia Blasi che sul blog di Donna moderna scrive: “Una roba di un qualunquismo completamente fuori scala, già ampiamente sgradevole se sentita al bar, ma che nella cornice di una testata giornalistica perde il contesto di tristezza personale e pretende di diventare Verbo, giudizio, verità”.
Più algida, più cerebrale, la misoginia di Daniele Luttazzi. Ha mimato e raccontato nel dettaglio una donna con il sedere all’aria sodomizzata con brutalità: una metafora del sadomasochismo dell’elettore berlusconiano, ha detto. “Voleva fare Pasolini, ma sembrava Ciao Darwin” commenta Sabina Ambrogi su Thefrontpage.it.
Un fedele lettore de Il Manifesto (4 aprile) scrive al giornale che lui e la sua compagna si sono sbellicati dalle risa vedendo il monologo, e chiede se di tali risate si dovrebbe vergognare. La risposta di Ida Dominijanni appare un po’imbarazzata: “Personalmente non ho niente contro l’idea di mettere in scena il rapporto sociale sadomasochista con un monologo sul sesso anale; mi domando però come mai il sesso anale venisse rappresentato naturalmente come atto sessuale di un uomo violento sul corpo di una donna sottomessa”.

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