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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Tre donne vincono in Francia

28 Marzo 2010
Pubblicato il 24 marzo 2010 su "Europa"
di Franca Fossati

Sarebbe sciocco cedere al trionfalismo “di genere”, ma fa un certo effetto vedere insieme, nella foto ricordo, le tre donne che hanno saputo unire la sinistra in Francia per battere Sarkozy.
Due sono politiche navigate: la socialista Martin Aubry e la comunista Marie-George Buffet; solo la segretaria dei Verdi, Cécile Duflot, 35 anni, divorziata e 4 figli, è emersa da poco sulla scena politica nazionale, ma davanti ai nostri occhi provinciali, che da un quindicennio vedono la politica come l’eterno referendum su Berlusconi, le tre signore ci sembrano una straordinaria novità.
Tre donne e una candidata unica per le presidenziali?
Se lo chiede Giampiero Martinotti su Repubblica (22 marzo) e contemporaneamente ci ricorda che tutte e tre dovranno fare i conti con un’altra donna, Ségolène Royal, che ha raccolto una messe di voti nella sua regione e che Sarkozy lo ha già sfidato una volta . Inoltre, a leggere l’articolo di Aldo Cazzullo sul Corriere della sera (22 marzo), ci sarebbe un’altra signora che ha concorso, involontariamente, alla sconfitta del Presidente. Sua moglie. Carla Bruni lo avrebbe spinto a troppe aperture progressiste, scontentando così il tradizionale elettorato di centro destra.
Tanto protagonismo femminile nella sinistra francese rende ancora più evidente l’assenza dal discorso pubblico delle donne della sinistra italiana. E’ vero, c’è la sfida Bonino-Polverini, che catalizza l’attenzione e le speranze di molte, anche delle femministe più rigorose. E’ vero, ci sono altre candidate governatrici, sia a destra che a sinistra, da Mercedes Bresso ad Adriana Poli Bortone. Ma la scena politico-mediatica continua ad essere occupata dagli uomini.
Berlusconi in testa con i suoi patetici cori; Di Pietro, il giustiziere, con i magistrati d’assalto; e poi Bersani, Pannella, Fini e, soprattutto, Santoro. Ai quali andrebbe aggiunto anche il cardinal Bagnasco.
Fabrizio Roncone su Io donna
(20 marzo) fa nomi e cognomi e si chiede: dove sono finite Anna Finocchiaro, Livia Turco, Giovanna Melandri, Marina Sereni? E le parlamentari più giovani, come Federica Mogherini, Debora Serracchiani, Alessia Mosca, Pina Picierno? “Inghiottite nel nulla”? Il vero problema, scrive la filosofa Luisa Muraro su Repubblica (19 marzo), non è la parità, ma l’attaccamento maschile al potere. “C’è un bisogno identitario maschile di superiorità, non più confessabile ma tenace” e “c’è, per le donne, la rendita del vittimismo”.
Come superare tutto ciò?
Riconoscere “l’eccellenza femminile”, “esercitare -come dice la filosofa- il massimo dell’autorità con il minimo di potere”, non è cosa da uomini. Ma è molto difficile anche per le donne.

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